Guardo ogni tanto le
informazioni che mettono in onda quelli della televisione, poi leggo giusto qualche
riga tra quegli articoli pubblicati sopra ai giornali pieni di pubblicità che
vengono forniti gratuitamente davanti ai supermercati, ed infine seguo anche
qualche notizia in rete sul visore del mio telefono portatile, e faccio tutto questo
però in modo molto distratto, senza approfondire mai troppo neppure qualche
dettaglio, naturalmente per rimanere il più distaccato possibile dalle opinioni
degli altri, e quindi maggiormente obiettivo, più imparziale, anche se ogni
giorno mi convinco sempre di più che niente tra qualche tempo sarà più identico
a prima. Sta andando tutto alla malora, questo è il punto, e tra coloro che continuano
a tenere stretto il potere non interessa un bel niente della gente semplice e
normale, esattamente come sono io. Intanto personalmente devo ancora rendermi
conto se il contagio sia stato voluto da qualcuno di preciso oppure no, e poi
sono convinto che ci sarà senz’altro una parte degli individui più in vista a
livello globale che riuscirà ad approfittarsi della situazione che si è creata
negli ultimi tempi, mentre la gente semplice a cui anch’io appartengo, rimarrà per
forza strangolata dal disastro economico che sicuramente arriverà tra poco
tempo.
Resto in casa, esco,
neanche so più neanche io in quale modo comportarmi: mi sembra un’ironia dare
ancora retta a quello che le autorità ci chiedono di fare; penso che ogni tanto
una bella depressione finanziaria con il seguito delle inevitabili masse
crescenti tra disoccupati e famiglie ormai ridotte pressoché alla fame, sia
proprio quello che ci vuole a chi ormai si è già arricchito alle spalle degli
altri nel momento giusto e non vuole certo perdere adesso neppure un centesimo
di tutto ciò che è riuscito ad accumulare. Siamo alle solite di sempre, non è
cambiata una virgola dell’ingiustizia sociale che da queste parti è sempre
esistita. Non sopporto più nessuno, mi sento preso in giro da chiunque si metta
a parlare con quella supponenza che tradisce subito una falsità di fondo di cui
avverto l’odore fin da lontano. Noi del popolo siamo presi nel mezzo, penso, e
a questo punto non è più neppure possibile tentare di ribellarci.
Mi chiudo dentro la
mia stanza, vorrei isolarmi da tutto e smetterla una buona volta di pensare che
non c’è proprio niente che io possa fare per cercare una via d’uscita da questa
situazione. Sono fregato, questo è il punto, nessuno potrà darmi mai quello che
desidero e che secondo me sarebbe sacrosanto. Poi suonano alla porta, vado ad
aprire già di malavoglia, senza alcuna curiosità, così apro leggermente l’uscio
e vedo dallo stipite che è soltanto il mio vicino di casa che è venuto a chiedermi
qualcosa, restando comunque a distanza sopra al pianerottolo e con la
protezione prevista ben pressata sulla faccia. “Sono a terra”, mi fa, “non ho
più neppure un soldo, ed anche se mi hanno già promesso degli aiuti, intanto
non ho niente neppure per mangiare”. Lo guardo un attimo: “sono nella tua
stessa condizione fratello”, gli fo senza starci troppo a pensare, così lui
abbassa lo sguardo e dopo un secondo se ne va, senza neppure insistere.
Lo so, forse avrei
potuto dargli qualcosa, oppure dividere con lui la scorta di roba che ho nel
frigorifero, però non è colpa mia se la situazione porta ognuno a rinchiudersi
in se stesso, a fregarsene degli altri: è il sistema che ha generato tutto
questo, penso con rabbia; noi poveri cristi siamo soltanto delle pedine rimaste
in mano a che ci muove come vuole. Mi apro una lattina di birra e ne butto giù
un bel sorso: e poi chi lo conosce questo qua, è soltanto uno che mi abita di
fronte, uno che si comporterebbe esattamente nella stessa maniera nei miei
confronti; per questo è del tutto inutile persino continuare ancora a
rifletterci.
Bruno Magnolfi
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