Sono stato fregato. Mi
hanno appiccicato della roba che in apparenza sembrava buona ed anche a basso
prezzo, ed invece era soltanto segatura, senza alcun valore. Volevo
festeggiare, anche se non c'è niente in realtà da festeggiare, e fingere di
stare bene, sentirmi contento, perché mi hanno detto che se sai tirarti su di
morale hai fatto già metà dell'opera. Nel condominio dove abito mi tengono a
distanza, come fossi un appestato, forse dicono di me che sono un drogato, poco
di buono, un avanzo di galera ecco, ed è meglio non aver niente a che fare con
gente della mia natura. Forse hanno ragione, in fondo non sono riuscito a
combinare niente di buono in questi trent'anni che mi porto appresso, magari
perché non ho mai trovato la mia strada, non sono stato capace di perseguire
davvero un obiettivo. Ma non ci penso, generalmente vivo alla giornata,
consolandomi quando riesco a star bene per un intero pomeriggio, oppure una
serata.
Non è che mi interessa
soltanto far lo scemo assieme a qualcun altro proprio come me che
inevitabilmente trovo davanti ai soliti locali che frequento, con una birra in
mano, la battuta facile, la voglia di tirare tardi senza alcun pensiero. Lascio
passare il tempo, allontano dalla mia persona ogni altra cosa, e poi rido, e
fingo di divertirmi, ma come per una specie di difesa. Quando poi resto da solo
invece, tutto crolla all’improvviso, e mi ritrovo preda di una profonda
angoscia, di una necessità profonda di essere capito davvero da qualcuno,
qualcuno che abbia anche voglia di aiutarmi, qualcuno che mi spieghi, sempre
che lo sappia, che cosa devo fare in un momento come questo, perché io proprio
non riesco a comprenderlo.
Ho trascorso il periodo
di quarantena come un carcerato, muovendomi nervosamente da una stanza
all'altra della casa dove abito. Certe volte ho preso le scale condominiali e
sono sceso quasi di fretta fino al portone, ho guardato per un attimo la strada
del quartiere, poi sono risalito su, come se fossi stato chissà dove. Capisco
che siamo sprofondati tutti quanti in una stessa situazione, ma per me la
solitudine è forse qualcosa di peggio che per altra gente. Mi sono innervosito,
mi sono arrabbiato con la televisione accesa, poi ho preso un coltello da
cucina e ho minacciato a caso la signora che abita l’appartamento di faccia sul
mio pianerottolo. Lei ha avuto parole rassicuranti, non è scappata subito come
immaginavo, ha detto che il momento era difficile per tutti, ma lo ha spiegato
con parole piene di tranquillità, pur restando un po’ a distanza da me. Mi sono
messo a piangere ad un certo punto, e lei ha compreso che la mia sofferenza non
era una posa, ed ha detto con voce calma che dovevo portare un poco di
pazienza, e che lei mi avrebbe suonato il campanello per sentire come stavo
ogni mattina ed ogni sera.
Lo ha fatto davvero, e
la sua piccola visita è diventata per me giorno dopo giorno un appuntamento
davvero importante, tanto ogni volta da farmi trovare da lei con la barba
corta, ben pettinato, con i vestiti puliti e così via: un aspetto rispettabile,
ecco cosa ho cominciato a mostrare grazie al suo piccolo aiuto, come se in quel
periodo avessi preso a guardarmi proprio con i suoi occhi. Quando suo marito mi
ha detto che era stata portata in ospedale mi sono sentito mancare la terra
sotto ai piedi, e sono sprofondato di nuovo e rapidamente nella sofferenza.
Adesso qualcuno mi ha fregato, ma io devo essere più forte, lo devo a lei, e
smetterla con i soliti comportamenti. Così mi sono pettinato, ho messo un
vestito pulito, e sono uscito per fare un giro; senza farmi vedere però davanti
ai soliti locali che frequentavo un tempo.
Bruno Magnolfi
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