Diario. 13° giorno. Non
voglio lasciarmi andare anche io, come già hanno fatto gli altri, a questa
specie di noia data dalle abitudini. Non avrei mai immaginato che una vacanza
come la nostra potesse fare emergere in questo modo i sentimenti più bassi di ognuno,
ma ho dovuto velocemente ricredermi. E comunque ancora cerco di resistere, non
tanto per tentare di salvare qualcosa di questo viaggio, quanto per non dover
dire in seguito a me stessa di essermi arresa senza nemmeno combattere.
L'entusiasmo comunque adesso è solo un ricordo delle settimane avanti di
partire, ed anche dei primissimi giorni di viaggio, perché tutto quanto in
seguito ha come preso l’andazzo naturale delle cose ripetitive, quasi
fastidiose nella loro monotonia, ma che fortunatamente, occorre dire, devono
terminare tra poco insieme a tutta questa vacanza. La necessità che ho di
apparire in qualsiasi momento allegra e positiva, fa in modo comunque che ogni
mia lamentela finisca segretamente solo su questo diario, senza suggerire
null'altro attorno a me. Oggi sono rimasta da sola con Renato e il nostro
cagnolino, giusto per fare un giretto nei pressi del camper, e forse avrei
anche potuto accennare qualcosa a mio marito, oppure chiedergli espressamente
il proprio parere su quanto sta accadendo tra noi quattro. E invece mi sono
limitata a dirgli qualche sciocchezza, come quasi sempre mi capita, forse per
indole, e a parlare del cane, poi dei paesaggi, quindi delle prossime tappe, e
di nient’altro. Mi sono vergognata in seguito di questa paura che quasi provo
nel tirar fuori quello che penso davvero, ma è
difficile in un contesto improvvisamente così delicato, cercare per me di
essere differente dal solito.
Ogni giornata di questo
viaggio è caratterizzata da mille sottili sfaccettature diverse, ed ognuna
sembra offrire un ambito di riflessione che sposta purtroppo di pochissimo il
quadro generale all’interno del quale proseguiamo a muoverci. Credo che ognuno
di noi fino ad ora abbia tirato fuori da sé gli aspetti peggiori del proprio
carattere, permettendo in generale il rinchiudersi sempre di più nei propri
rispettivi convincimenti, senza lasciare neppure degli spiragli possibili,
oppure delle possibilità di confronto, tra i nostri modi di interpretare
un’esperienza come quella che stiamo vivendo. Personalmente non ho avuto fino
adesso nessun serio motivo di discussione con Renato, ad esempio, ma il suo
progressivo allontanarsi da me in certi momenti è risultato talmente evidente da farmi sospettare le cose
più assurde. Tra Lina e Antonio peraltro le cose non vanno certo in maniera
migliore, mi pare. Persino quando ci mettiamo a tavola per la cena tutti e
quattro insieme, è solitamente facile riscontrare quanto poco loro due si rivolgono direttamente qualche parola, e se lo fanno è soltanto per
delle cose puramente ordinarie, mostrando subito comunque una distanza che a
volte pare quasi incolmabile, come se non avessero assolutamente più niente da
dirsi, se non proprio lo stretto necessario. Naturalmente immagino che le cose
siano ben diverse quando sono da soli, ma nessuno dei due si lascia mai andare
con me a qualche confidenza che possa aiutare la comprensione del loro rapporto
attuale.
Persino tra Antonio e
Renato non vedo più quella solidarietà che riscontravo nei periodi passati,
avanti di partire: sembra quasi che ci sia al contrario una specie di astio
sottile che ogni tanto emerge tra loro, come se fosse affiorato in questo
viaggio un problema caratteriale mai risolto. Resto io da sola a cercare un
equilibrio difficile tra le diverse personalità in gioco. Stasera, ad esempio,
dico ad un tratto, mentre siamo nel camper: <<Si potrebbe fare un salto
fino a Quimper, dopo la cena, oppure
al centro di Concarneau; e magari
infilarci in un locale a bere qualcosa e giocare alle carte>>. Ed è
subito silenzio. Nessuno sembra voler rispondere per primo, quasi per non voler
prendersi la paternità di una risposta qualsiasi ad una sciocchezza del genere.
<<Va bene>>, dico allora ridendo con indifferenza per le loro
mancate risposte. <<In questo caso decido io dove andare e anche cosa
fare>>. Così indosso rapidamente la mia giacca migliore,
dopo essermi pettinata e truccata per uscire, e poi
organizzo le cose in maniera da mostrare a tutti quanti qualcosa di oramai
stabilito. Alla fine, ancora senza dare risposta e senza dire niente, Antonio avvia il motore del camper, e gli altri due si
preparano anche loro quasi accettando passivamente quanto proposto. Che fatica, penso poi; forse, oltre me, proprio nessuno vuole rendersi conto di
sciupare tutto comportandosi in questa maniera.
Bruno Magnolfi
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