Ricordo che da piccolo certe volte
ero nervoso, non sopportavo niente e nessuno, tanto più coloro che mi
chiedevano con insistenza che cosa mai avessi per comportarmi in quella maniera.
Non so, forse era soltanto una maniera escogitata da me per attirare l'attenzione,
però certe volte tendevo ad allontanare tutti, anche se, nel momento in cui
rimanevo effettivamente da solo, mi pareva d'essere ancora più nervoso e
triste. La mia solitudine in certi casi diventava comunque una compagnia
sicura, forse una maniera per non dovermi confrontare troppo con gli altri,
proprio anche quegli altri bambini della mia stessa età con cui a volte giocavo,
ed il timore poi di essere giudicato dagli adulti mi spingeva sempre di più ad
evitare tutto di loro, persino quegli sguardi indagatori. Ricordo vagamente, ma
quasi con un certo piacere, quei momenti, come se esistesse un collegamento
preciso tra adesso e quel periodo temporale così distante. Stasera sono passato
dalla rosticceria "da Mauro", e mi sono fatto mettere, dentro una
vaschetta, tre fette di arrosto ed un contorno di verdure da mangiare a casa.
Luciana non c'era, e suo padre mi ha guardato a lungo, senza trovare niente di
particolare da dire, mentre aspettava che scegliessi cosa prendere davanti al
suo bancone tiepido dentro la vetrina. Forse non mostrerebbe troppa ostilità se
iniziassi ad uscire con sua figlia, ho pensato; però non provo alcuna voglia di
affrontare delle discussioni con lui, o di vedere delle facce serie, o peggio
terribili richieste di chiarimenti. Per questo proseguo a rigirare tra le mani
il numero di telefono di Luciana senza decidermi a farne qualche uso. In fondo
romperei subito un preciso equilibrio, continuo a ripetermi, e quella speranza
di uscire fuori dalla solitudine che da anni mi attanaglia, sarebbe
improvvisamente persa, in un caso o nell'altro. Ma fino a quel momento resta
lecito per me conservare strette tutte le varie possibilità. Perciò proseguo
ancora a prendere del tempo, a lasciare magari che accada qualcosa di
indipendente dalla mia volontà, prima di tentare un primo passo. Anche da piccolo
probabilmente mi sarei comportato in questo stesso modo, tanto che la coerenza
dei gesti e delle decisioni mi pare adesso un valore indubbio.
Credo che in agenzia si sia
presentata di nuovo la signora interessata al terra-tetto in vendita,
probabilmente su invito telefonico preciso della mia collega, e che le siano
state offerte delle condizioni di trattativa sul prezzo migliori delle mie, in
maniera da stringere rapidamente i tempi verso un accordo favorevole, ed
allontanarmi personalmente del tutto dall'affare, anche se a me in fondo non
importava nulla già fin dall’inizio di questa compravendita, visto che non
faceva parte delle mie risorse. Resta il fatto che uno di questi giorni dovrò
comunque far visionare alla donna questo immobile, ma a quel punto la mia sarà
una presenza sul luogo solamente formale, giusto per ripetere soltanto ciò che
la mia collega praticamente ha già deciso. Pare difficile provare con il mio
lavoro delle reali soddisfazioni, ed anche quando riesco a stringere un accordo
di acquisto con un cliente, c'è sempre Elisabetta a porre spesso e volentieri
le ultime finali condizioni. Non posso dire niente in questi casi, lei comunque
resta il mio capo, la titolare vera dell’agenzia immobiliare per cui lavoro, e
quindi posso soltanto ringraziare, oltre ad avermi assunto, del fatto di saper
conservare un certo equilibrio di rapporti tra me e lei. considerato ovviamente
che siamo solo in due.
Ciò che comunque prosegue a spaventarmi
di più della mia giornata è semplicemente il fatto che spesso assomiglia
terribilmente a qualsiasi altra, in mancanza di avvenimenti concreti che incoraggino
delle rilevanti variazioni. Probabilmente è colpa mia, a volte mi ripeto, che
non riesco proprio ad introdurre con impegno delle vere novità in mezzo al
lento scorrere delle ore; ma poi mi trovo a trarre delle piccole soddisfazioni
anche soltanto nel ritrovare invariati i luoghi che frequento abitualmente,
insieme naturalmente alle persone che vi incontro. Così la monotonia, che per
tanti probabilmente resta il peggior nemico, diventa per me un elemento di
tranquillità, capace di togliermi dal tormento del più osteggiato nervosismo.
Quindi mi sento già contento nel compiere sempre più o meno gli stessi gesti,
anche se a fine giornata non trovo nessun dettaglio per cui impegnarmi nel
ricordare una data oppure un’altra; ma non importa, penso alla fine: in fondo
la vita è fatta in questo modo, non sarò certo io capace di modificarne in
qualche modo il lento corso.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento