Sarebbe sempre importante, per una
persona che vive da sola come me, rientrare nell'appartamento dove abita e
trovare le cose perfettamente in ordine. Ma durante i giorni feriali della
settimana non sempre è così. Mi lascio andare, lo riconosco, e dopo il lavoro
all'agenzia immobiliare non ho più energie, così la fatica che ci vuole per
riordinare le mie stanze, pur costituite da pochi metri quadrati, è proprio
troppa. Perciò ho preso l'abitudine di fermarmi alla tavola calda "da
Mauro", poco lontano da dove abito, ed anche se nel momento in cui
richiudo alle mie spalle la porta di casa so che troverò al mio rientro il
letto ancora disfatto e i miei vestiti in disordine, almeno il tempo della cena
lo trascorrerò in tranquillità, penso, senza troppi pensieri negativi. Tempo fa
avevo parlato con la signora Corradini che abita nel mio stesso condominio,
disposta a portare avanti quei lavoretti di cui personalmente non riesco
proprio ad occuparmi, e ci eravamo messi d'accordo affinché desse una sistemata
alla mia casa e si preoccupasse anche di fare le pulizie almeno un paio di
volte alla settimana, ma poi mi sono reso conto che alla lunga non riesco a
permettermi costantemente questa spesa, così
le ho detto che l'avrei richiamata soltanto se ne avessi avuto ancora la
necessità. Perciò sono destinato a vivere nello sporco e nel disordine,
considerato che l'impegno con cui affronto queste faccende durante la domenica
mira soltanto alla conservazione di una minima rispettabilità che il lunedì
generalmente è già di nuovo persa.
Il punto è che non guadagno molto
col mio lavoro: praticamente non riesco a mettere da parte quasi niente, ed
anche impegnandomi di più nel prendere gli appuntamenti per le vendite delle
case, sono sicuro che a fronte di una fatica maggiore il risultato non sarebbe
mai proporzionato allo sforzo. Così tiro avanti alla meglio, nei pressi di uno
standard quasi accettabile, come ho sempre fatto, peraltro. La mia attività mi
permette la sopravvivenza, poco di più. Mia moglie quando stava con me svolgeva
il ruolo di educatrice in una scuola materna comunale, e con il suo stipendio
sommato al mio ci potevamo permettere qualche vacanza, qualche cena nei
ristoranti in voga, qualche serata teatrale. Tutto ciò, dopo la nostra
separazione, è diventato per me solo un miraggio. Il fatto di uscire di casa
ogni mattina con la giacca e la cravatta, ha lasciato immaginare spesso il
vicinato che i miei compiti potessero essere superiori a ciò di cui mi occupo
realmente, ed io l'ho sempre lasciato credere, forse soltanto per un certo orgoglio.
<<Buongiorno ingegnere>>, mi diceva qualcuno agli inizi,
addirittura. Ma anche le spese mensili di lavanderia, per conservare un
guardaroba all'altezza del ruolo, non sono poca cosa, sommate agli acquisti di
camicie impeccabili, cravatte e completi decorosi. D'altra parte nessun cliente
sembra disposto all'acquisto di una casa pur modesta, se chi la offre è vestito
come uno straccione.
Così alla sera, quando alla tavola
calda mi faccio servire un piatto di pasta riscaldata, oppure della carne
fredda e un contorno, mi viene da sorridere immaginando qualcuno del vicinato
che possa capitare nella rosticceria "da Mauro", nel vedermi ridotto
così, anche se tutti sanno che dopo una separazione coniugale si tende tutti un
po' a lasciarsi andare. Nel mio caso però sono trascorsi già tre anni, e ancora
non ho deciso cosa fare per cambiare in meglio la mia situazione.
"Buonasera signor Landi", continua a dirmi Luciana, una bella ragazza
sulla quarantina, figlia del titolare della tavola calda dove mi fermo. Lei è gentile,
rispettosa, e il suo sorriso incoraggiante è uno dei motivi per cui vado
volentieri in quel locale. <<Che cosa abbiamo di buono?>> dico
sempre osservando la vetrina dove stazionano i vassoi ormai quasi vuoti alla
mia ora. Lei mi conosce, e mi consiglia sempre ciò che ha di meglio, anche se
suo padre non vede di buon occhio la sua simpatia verso di me. Così lascio
sempre che sia Luciana a incoraggiarmi nel parlare con lei, proprio per evitare
malintesi. Il fatto è che mi piacerebbe invitarla qualche volta a fare una
passeggiata, e forse anche lei non rifiuterebbe questo invito, anche se i
nostri orari lavorativi si combinano piuttosto male. Ma non ha importanza, penso
dopo che ho pagato tornando verso casa; forse la mia situazione è più evidente
di quello che vorrei dimostrare, e la mia solitudine lascia che qualcuno si
avvicini a me più per un moto di pena manifesta, che per un vero interesse alla
persona.
Bruno Magnolfi
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