Per molti degli abitanti del
piccolo centro abitato, l’elemento fondamentale, e anche più evidente,
dell’ufficio postale di Calci, resta l’immancabile bicicletta portata avanti dalla
pedalata sempre precisa ed elegante di Gino, con la quale lui, durante qualsiasi
mattina, svolge il suo giro per la consegna della corrispondenza. Lui non
impiega molto tempo, e generalmente in poco più di un’ora riesce a far fronte a
tutti i suoi compiti, anche se in seguito gli rimane ancora da servire le varie
piccole frazioni del comune, non molto lontane, ma che comunque normalmente
raggiunge con una piccola vettura di servizio, completando rapidamente tutte le
consegne da fare. A Gino piace molto il suo lavoro, e lo svolge con solerzia e
in silenzio, limitandosi a fare un semplice cenno di saluto a tutti coloro che conosce
da sempre e che gli rivolgono quasi sempre dei grandi gesti, quasi fosse
diventato, durante i suoi lunghi anni di servizio, un vero simbolo per tutta la
cittadinanza. Non staziona quasi mai dentro l’ufficio postale, prende soltanto
tutta la corrispondenza da consegnare dalle mani di Alberto, già ben divisa e
ordinata, e poi si avvia subito, in qualsiasi mattina, ad affrontare la gita.
Non è mai stato un tipo di molte parole, ed anche quando sta in giro, lungo le
strade del suo paese, a parte il cenno di saluto immancabile che ricambia con
la gente che incontra più spesso, normalmente non si intrattiene mai a
chiacchierare con qualche persona, neppure quando è fuori dall’orario di
servizio. Per tutti è il postino, e lui si sente completo nel rivestire appieno
questo ruolo.
Gino ha una moglie, Marisa,
conosciuta tanti anni fa quando lei ancora aiutava suo padre nel piccolo
negozio di ortofrutta che gestivano insieme, e che oggi purtroppo, come tante
altre cose, non esiste ormai più. All'epoca lui si fermava volentieri, quasi
ogni giorno, a comprare qualcosa da lei, al punto da avere, almeno nei primi
tempi, una dispensa sempre stracolma di frutta e anche di verdura nella piccola
casa dove abitava, fino a quando non aveva stretto con Marisa una maggiore
amicizia, iniziando a passare da quella bottega anche soltanto per farle un saluto.
<<La mia giornata è monotona e solitaria>>, le aveva spiegato
qualche volta; <<ma mentre pedalo con la borsa piena di lettere, mi trovo
spesso a pensare a te, Marisa, e a come sarebbe bello per me farti salire sul
portapacchi davanti della mia bicicletta, e mostrarti in questo modo a tutto il
paese>>. Lei era arrossita a queste parole, ma aveva subito accettato di
vedersi con lui, nei pomeriggi in cui era sufficiente il suo babbo per servire
la clientela del loro negozio. Si erano sposati in fretta, loro due, e Gino
aveva sorriso a tutta Calci in quei giorni, via via che ogni cittadino del
paese lo fermava per complimentarsi con lui.
La signora Vanni, la direttrice,
in tanto tempo che lavora con Gino alle poste, non ha mai trovato niente da
dirgli o da suggerirgli, se non qualche variazione di residenza che quasi di
norma lui generalmente riesce a sapere già molto prima. Anche con Alberto il
lavoro è sempre andato avanti senza grossi problemi, anche se, di quella
manciata di colleghi dell’ufficio, lui è quello con cui ha sempre legato di
meno, forse perché non è proprio di Calci, ma di un altro piccolo comune
vicino, e raggiunge ogni giorno il paese con la sua utilitaria, come fosse un
estraneo, uno che viene da fuori. Gino cura al meglio la sua bicicletta, e per
non correre alcun pericolo, ed anche per evitare eventuali scherzi di qualche
ragazzo che non ha niente di meglio da fare, nonché per proteggerla dalle
intemperie, ogni giorno la ripone all’interno del loro magazzino, tra tutti gli
scatoloni, le grosse bilance, e gli scaffali colmi di scartoffie e materiale
d’archivio. Ci tiene molto nel fare in modo che tutto fili sempre nella maniera
migliore, così quando gli rimane del tempo libero, si mette volentieri a lubrificare
i freni e la catena, a pulire ogni più piccola parte metallica, e perfino i
cerchi e anche i raggi, oltre naturalmente a controllare maniacalmente la
pressione delle gomme.
Quando raggiunge Marisa, nella
casa poco lontano dall’edificio delle poste, dove loro due hanno scelto di
abitare già quando decisero di sposarsi, Gino si sente a posto, soddisfatto,
completo per avere eseguito tutto quello che la sua giornata lavorativa gli
richiede, ed anche se non hanno mai avuto figli, loro due, lui si sente comunque
felice, ed è convinto ogni sera di essere riuscito a raggiungere qualcosa a cui
teneva più di qualsiasi altro scopo, come un vero traguardo importante. Coloro
che come minimo lo conoscono abbastanza bene, lo sanno perfettamente nel suo
paese, ed è questo un altro concreto motivo di orgoglio per lui, tanto che il
suo mestiere, agli occhi degli altri, è quasi un piacere, il piacere esatto di
essere in qualche modo utile ai suoi concittadini.
Bruno Magnolfi
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