Io
e Luciana, avanti l’inaugurazione della sua nuova trattoria, che peraltro
oramai è quasi ultimata, ci siamo voluti regalare due giorni fuori città, in un
rigenerante luogo di mare, giusto per rilassarci un momento e riprendere lo
slancio di cui, nei prossimi tempi, avremo assolutamente bisogno per le nostre
attività. Con la mia macchina, transitando lungo la costa toscana, ci siamo
fermati a Talamone, in Maremma, dove ricordavo di essermi recato in completa
solitudine già qualche anno addietro, e dove adesso ero curioso di tornare,
anche per far visitare a Luciana un luogo incantevole, dove peraltro lei non
era mai stata, e che, nonostante il pieno inverno, resta comunque un posto
affascinante. Così ci siamo fermati nei pressi del delizioso porticciolo ai
piedi del paese, e prese le giuste informazioni su un albergo poco più avanti,
abbiamo trasferito le nostre poche cose in una delle tante camere libere in
questa stagione. La giornata appariva bellissima, calma e piena di sole, così
ci siamo subito concessi una piccola passeggiata a piedi sul mare, e quando ci
è presa la voglia di noleggiare una barca per un giro fuori dalla baia, lo
abbiamo fatto senz’altro, trovando persone gentili che hanno messo a nostra
disposizione una piccola lancia con tutte le indicazioni necessarie. Cullati
dalle onde, ci siamo subito sentiti in paradiso, ed allora mi sono ricordato
del porticciolo militare dalla parte opposta dello specchio d’acqua davanti al
borgo marinaro.
Per
puro capriccio ho voluto fare un passaggio con la nostra barca proprio là
vicino, e mi è parso che in quel momento non ci fosse proprio niente di
interessante da rilevare. <<Sembra così strano che un luogo del genere
sia destinato a dei traffici così pericolosi, e peraltro del tutto estranei ad
un posto vocato a tutt’altro>>, ha detto Luciana guardandosi attorno. Ho
sorriso, avrei voluto raccontarle lo strano incubo che avevo subìto durante la
notte, a seguito del momento in cui mi ero imbattuto in un gruppo di militari
che scaricavano una piccola nave carica di casse con bombe e proiettili, ma ho
subito lasciato perdere. In certi casi mi perdo facilmente in qualche
sciocchezza, ho pensato; come se, semplicemente, non assistendo di persona a
quanto ci sembra maggiormente terribile, tutto ciò sia sufficiente a tenere
tranquilla la nostra coscienza. <<Provoca angoscia sapere come certe
parti di territorio siano destinate ad ordigni e a macchine da guerra>>,
le ho detto come per chiudere l’argomento; <<in ogni caso è giusto
esserne a conoscenza, così come è giusto essere a conoscenza del fatto che
forse da qui partono addirittura delle armi che giungono in luoghi dove
realmente si uccide, indipendentemente dalle motivazioni per farlo>>.
Quindi
ci siamo spinti verso il largo, e in poco tempo siamo arrivati fino allo specchio
di mare davanti alla cittadina di Porto Santo Stefano. La giornata era ancora
bellissima, perciò ci siamo scattati delle foto con lo sfondo del promontorio,
ed in seguito siamo poi rientrati al porto e restituito il natante con motore
fuori bordo al noleggiatore. <<Mi piace pensare che tutto stia girando in
maniera positiva>>, ho detto a Luciana. <<Forse non sono mai stato
particolarmente ottimista fino ad oggi>>, ho proseguito; <<però, da
ora in avanti, le cose sembrano cambiare in modo veloce, e decisamente per il
meglio>>. Lei ha sorriso, e nella luce calda della giornata mi è parso
davvero che tutto stesse trovando la propria giusta sistemazione. A piedi siamo
arrivati fino alla Rocca che sovrasta il caseggiato del piccolo paese, poi ci
siamo presi un aperitivo in un locale poco lontano. <<Siamo persone
insignificanti, confrontate a quello che avviene in ogni momento da ogni
parte>>, ha detto lei forse in riferimento a quanto ci eravamo detti poco
prima. Ho pensato che in questo modo Luciana provasse il desiderio di
riappropriarsi di una logica maggiormente intimista, che poi è quella che ci
caratterizza di più. <<Però non dobbiamo mai girare lo sguardo da
un’altra parte, secondo me, anche se ci costa del sacrificio>>, le ho
detto mentre osservavo il suo profilo nella luce del tramonto.
<<Voglio
parlarti di tutto quello che mi è accaduto, tutto quanto fino ad oggi>>,
ho proseguito poi con espressione piuttosto seria. <<Desidero che tu
assuma un’idea obiettiva su di me, il più possibile>>. Lei ha annuito, ha
preso un sorso della sua bibita, poi ha risposto con semplicità che forse
comprendere tutto è un compito probabilmente irrealizzabile, e che in ogni caso
dobbiamo comunque tentare di formarci un’opinione su quanto è legittimo, su ciò
che ci sfiora, quel che sentiamo vicino, che appare simile ai nostri stessi
modi di essere; <<anche se tutto il resto non deve sembrarci mai qualcosa
di estraneo, distante dai nostri pensieri>>. Mi è parso questo un ottimo
proposito, così ho sorriso a Luciana, anche se in quel momento provavo dentro
di me la dolce voglia del lasciarmi andare alla commozione, come mi trovassi di
fronte a qualcosa che in fin dei conti avevo sempre desiderato, ma senza mai,
proprio in nessun altro momento, essere riuscito a raggiungere.
Bruno
Magnolfi
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