sabato 31 maggio 2025

Trascorrere del tempo.


            Aldo Ferretti è un tipo taciturno, ombroso, in qualsiasi situazione sempre con la faccia seria, a meno che non beva un bicchiere o due insieme agli amici giù all’osteria, dove in genere fa una sosta non troppo lunga prima di rientrare a casa sua poco prima dell’ora di cena. Le sue mani sono sempre scure, macchiate, certe volte anche unte di grasso, ed anche se le lava a lungo nel lavabo della sua officina, non tornano mai del colore naturale della carnagione. Lui ripara le macchine, cambia l’olio al motore, si prodiga a riparare tutto quello che per usura è destinato a rompersi, e nel paese chiunque possieda un’automobile, di qualsiasi marca essa sia, prima o dopo fa un salto da lui. Certe volte si ritrova anche a pulire gli iniettori del motore di qualche macchina agricola, o a fare delle semplici saldature sui sostegni di un carro, di un erpice, o anche di un vomero, anche se ciò che più lo appassiona è mettere a punto e a regime qualche motore un po’ scarburato, oppure andato completamente fuori di sintonia, tanto da farsi dire da qualcuno, in modo leggermente ironico, che solo lui in paese possiede delle preziose mani d’oro. Lavora, si rende utile per gli altri, trova comunque impossibile e deplorevole che ci siano delle persone che si disinteressano dei piccoli problemi dei propri concittadini, e che vivono nel proprio egoismo senza trovare la maniera migliore per rendersi utili. Per questo Aldo quasi non sopporta quel Toni Boi, suo cognato; perché lui sta a rimorchio degli altri, e mette in tavola i propri problemi senza contribuire mai a qualche soluzione.  

            Naturalmente tutti lo conoscono, qualcuno passa anche dalla sua officina solo per fare due chiacchiere, anche se Aldo Ferretti ascolta gli altri mentre lavora, ma difficilmente trova qualcosa da dire a sua volta. Le sue parole concrete sono le cose che compie, ciò che riesce a riparare o a mettere a punto, il resto secondo lui è soltanto un po’ d’aria di gola. Anche quando si ferma a fine orario nella solita bettola, certe volte con indosso ancora la sua tuta da lavoro, si beve un sorso di vino rosso in piedi al bancone e intanto ascolta chi sta dicendo qualcosa, come se quella fosse la sua naturale fonte di informazioni su come vanno le cose là attorno. Molto spesso qualcuno paga per lui la sua bevuta, ma per Aldo non fa differenza: lui tratta gli altri tutti alla stessa maniera, senza piegarsi a ringraziamenti o a comportamenti di favore nel momento in cui rimette il conto finale di qualche intervento compiuto sulla macchina di uno oppure di un altro. Se poi qualche sventurato che non segue troppo gli eventi del proprio paese gli chiede qualcosa su Toni Boi, lui non risponde, lascia che l’argomento decada, che ogni domanda trovi la propria risposta in colui che l’ha appena formulata. Se invece, mentre si trova nella piazzetta del paese ad ascoltare qualcuno, è proprio quel Toni Boi che si avvicina al gruppetto, allora, senza dire niente a nessuno, è subito pronto ad andarsene.  

            Non intende avere qualcosa a che fare con suo cognato, pur riconoscendo i suoi gravi problemi mentali; tuttavia, crede che in lui non esista un benché minimo briciolo di buon senso. Si lascia accudire, si accontenta della minestra che gli viene passata in una casa non sua, se ne sta da solo ogni sera nella propria stanzetta, semplicemente a sfogliare qualcuno dei suoi libri, e poi trascorre tutta la giornata girellando per le strade del paese senza combinare niente di niente. Secondo il suo parere è soltanto un parassita, considerando che di cervello ne avrebbe, e se solo volesse, potrebbe tranquillamente trovare un’occupazione leggera che lo riabiliti agi occhi di tutti i cittadini che lo conoscono. I libri a cui si dimostra tanto affezionato, poi, sono quelli che aveva collezionato quando era viva sua madre, che non gli faceva mancare mai niente, compresi quegli inutili volumi che adesso servono soltanto ad ingombrare l’appartamento in cui viene ospitato. La moglie di Aldo non vuole sentire suo marito quando dice qualcosa su suo fratello: sono stati piccoli assieme, loro due, hanno spartito una vita semplice da bambini, poi, quando lei si è sposata, lui è rimasto con la loro madre che intanto invecchiava, ed anche se Antonio fingeva di occuparsi di lei e di far funzionare la casa, in realtà aveva già cominciato a dare dei segni di scarso equilibrio mentale.

            Quando la loro madre è morta, a lui è venuto a mancare il fulcro attorno a cui girava tutta la propria giornata, ed anche se il suo più grande rifugio in quel momento era rimasto lo sprofondarsi nella lettura e nella consultazione di tutti quei libri che la mamma gli aveva permesso di comprare e ordinare a dozzine, ugualmente la sua mente non era riuscita a spingersi avanti e a superare quel lutto. Per questo, in considerazione di tutto, sua sorella si era vista costretta a rivolgersi a quella clinica dove Antonio, in periodi diversi e vicini tra loro, aveva trascorso proprio un sacco di tempo.     

 

            Bruno Magnolfi

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