martedì 3 giugno 2025

Da tanto tempo.


            <<Non lo so>>, dice Niocke proseguendo con calma ad allentare i due dadi che sostengono la cartuccia del filtro dell’olio di una vecchia Fiat “Uno”, mentre si trova in officina al disotto della vettura sorretta dalla piattaforma di sollevamento. <<E da quando non hai più notizie della tua famiglia?>>, gli chiede Aldo Ferretti a bassa voce, che ha assunto questo ragazzo come apprendista da circa un mese, capitato nella sua cittadina per un puro caso, ma di cui ogni tanto vorrebbe sapere qualcosa di più, anche solo per metterlo maggiormente a suo agio. <<Due, o tre mesi>>, risponde Niocke parlando senza guardarlo e con un accento stentato, senza smettere di lavorare, ma senza mostrare alcuna emozione apparente. Aldo comprende che non deve essere facile avere diciassette anni così, e ritrovarsi in qualche parte del mondo a compiere delle attività che servono soltanto alla propria sopravvivenza, senza nessuno intorno a sé a cui affezionarsi davvero. Lo hanno portato da lui alcuni responsabili di un centro di accoglienza per immigrati di età minorile, attiva in una diversa cittadina poco distante, e Niocke, immigrato dal Senegal chissà in quale maniera e con quante sofferenze, in pochissimo tempo si è trovato proiettato in questa modesta officina di provincia per compiere le poche cose che aveva imparato in qualche maniera nella sua Nazione, e che qui riesce comunque ad esercitare senza troppi dubbi ed errori. Forse è un po’ poco per farlo affezionare davvero al mestiere di meccanico, ma in ogni caso lui sembra metterci impegno, anche se il motivo di molti tra tutti i gesti che compie non riesce ancora neppure a comprenderli.

            Aldo nei suoi confronti ha cercato inizialmente di tenere un comportamento da duro, tipo: <<ti dico cosa fare, e tu lo fai>>, ma in pochi giorni si è subito ammorbidito, considerando la situazione di un immigrato come questo ragazzo non certo facile. Ovvio, gli sta insegnando qualcosa, e Niocke poco per volta incorpora nelle sue mani quelle istruzioni che gli vengono date, anche se già sapeva come funziona un motore, a cosa servono certi ingranaggi, come si trattano poi alcune parti. La sua pelle è scura, e inizialmente qualcuno tra i tanti clienti dell’officina aveva avuto da sorridere trovandolo lì a lavorare con Aldo, come se non fosse all’altezza per svolgere le funzioni di cui era stato incaricato. Al Ferretti però non importa affatto di quello che possono pensare i suoi compaesani di questo ragazzo e dell’opinione che certe volte mostrano di avere tutti quanti su queste persone immigrate dall’Africa: a lui serviva un apprendista nella sua officina, e adesso è lì, che lavora con lui, e divide la sua giornata composta semplicemente da chiavi inglesi, da grasso per ingranaggi, dal montaggio e dallo smontaggio di piccoli e grandi elementi che costituiscono ogni apparato, e lo fa in silenzio, senza commentare mai nulla, apprezzando ciò con cui prende dimestichezza poco per volta, come se non ci fosse altra strada di fronte a sé, se non quella di impegnarsi a fondo in ogni gesto richiesto, e lui fosse intenzionato a percorrere tutta la via, senza distrarsi.

Il sindaco del paese si chiama Ettore Rimonti e possiede una vecchia Ford duemila diesel, tanto che ogni tre o quattro mesi passa dall’officina del Ferretti per farla revisionare e mettere a punto. Quando si accorge che c’è quel ragazzo di colore a lavorare con Aldo, si interessa subito di lui, naturalmente sapeva già della sua presenza in paese, ma adesso che lo conosce direttamente sembra contento, e così gli rivolge qualche domanda, complimentandosi con il capo-officina del fatto di aver preso un apprendista così giovane e sveglio. Poi dice qualcosa ad alta voce di suo figlio, sottolineando che ha quasi la medesima età di Niocke, e del fatto che gioca al pallone in una squadra locale, e che forse potrebbe dare una mano al giovane operaio per fargli conoscere gli altri ragazzi della propria squadra. Niocke, con un po’ di fatica, comprende perfettamente alla fine ciò che gli si sta offrendo, e così spiega con parole stentate che durante la domenica successiva sarà sicuramente presente all’allenamento che si terrà nel campo di calcio poco distante. Il sindaco gli batte una mano sopra la spalla, gli sorride, e poi, quando va via, conferma che avvertirà di tutto quanto suo figlio.

Quindi riprende a lavorare in silenzio, e a fine giornata insieme al Ferretti rimette al suo posto tutti gli utensili usati dai due, facendo anche un po' di pulizia sui pavimenti dell’ambiente e sul piano del bancone dove si maneggiano gli organi più piccoli. Quando sta per salutare il suo datore di lavoro, Aldo gli dice in due parole che è una buona opportunità quella che gli ha offerto il sindaco, considerando che è una persona influente, con tante conoscenze in qualsiasi settore. Niocke annuisce; grazie, dice senza mostrare apparenti emozioni, ma quando se ne va per rientrare nel suo dormitorio, ha voglia di sorridere, forse per la prima volta, da tanto tempo a questa parte.

 

Bruno Magnolfi

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