Durante
tutta la giornata ci sono delle ore in cui all’interno del mio locale generalmente
non si fa vedere nessuno, o comunque è difficile che qualcuno entri. Sono i
momenti morti, quelli in cui controllo i conti, preparo gli ordini, o lascio volentieri
a mia moglie il compito di darmi il cambio dietro al bancone. Noi abitiamo
l’appartamentino sopra l’osteria, e praticamente oramai non facciamo alcuna differenza
tra la vita privata e il nostro lavoro. Serviamo soprattutto dei quarti di vino
ai pensionati che trascorrono il pomeriggio sui tavoli a giocare alle carte, ma
riempiamo con gli affettati anche qualche panino, e poi c’è sempre qualcuno che
si ferma volentieri a parlare con me del più e del meno, magari mentre lavo i
bicchieri e li ripongo sugli scaffali. Anche mio figlio ogni tanto viene giù a
dare una mano durante le serate, ma io preferirei che non aspirasse a fare il
lavoro dei suoi genitori quando sarà più grande. Lui intanto studia, frequenta al
mattino un istituto tecnico nella cittadina vicina, ed ogni giorno prende la
corriera insieme a diversi altri ragazzi del paese con gli zaini pieni di
libri. Naturalmente è difficile che non veniamo messi al corrente di ciò che
succede o che si mormora nel nostro paese. Così la novità di questo ragazzo
senegalese giunto fin qui a lavorare nell’officina di Aldo, pare continui a
tenere banco tra i nostri compaesani.
Per un
altro lungo periodo di tempo invece si era parlato in tutte le maniere di quel
Toni Boi, cognato di Carlo, rinchiuso per anni in una clinica psichiatrica, perenne
depresso e giudicato matto da tutti quanti, fino a quando non è tornato all’improvviso
a girare per le strade del borgo, anche se nessuno di noi da quel momento in
avanti è mai stato capace di scambiarci una sola parola, visto che stava sempre
da solo, silenzioso, per conto suo, semplicemente emettendo ogni tanto degli
strani versi con la bocca, ma senza una vera ragione. Però ultimamente anche
lui sembra migliorato, almeno a detta di tutti. Ancora non parla, gira per la
piazza, lo noto a volte mentre servo qualche cliente dietro al mio bancone, e
poi sta lì, ascolta gli altri quando fanno un capannello a parlare di calcio o
di politica, ma sembra adesso che segua perfettamente quello che dicono, e in
tanti sono convinti che prima o dopo aprirà la bocca e tirerà fuori la propria
opinione su tutto quanto. Intanto legge i libri, e quello sono tutti sicuri che
lo sa fare bene, visto che frequenta continuamente la biblioteca comunale.
Ieri poi, a
detta di diverse persone, sembra che Barbara, la nostra instancabile
bibliotecaria, abbia accolto nei suoi locali Toni Boi insieme proprio a questo
ragazzo di colore, e i due si sono messi seduti davanti ad un tavolo, a
studiare i rudimenti della nostra lingua. Cioè, Toni faceva l’insegnante, e
l’altro ascoltava senza perdere una sola sillaba. Qualcuno è venuto a dirmi che
stando così le cose sarebbe bene che se ne stessero per conto loro quei due,
visto che non sono molto utili in paese, però sembra che sia stato addirittura il
nostro Sindaco Rimonti ad incoraggiare tutta la faccenda. Naturalmente non si
parla quasi d’altro nella mia osteria, anche perché il ragazzo senegalese sembra
che in officina ci sappia fare, anche se in molti ancora si raccomandano con
Aldo di non lasciare a lui i lavori da fare sulla propria macchina. Mio figlio
dice che questo migrante sa anche giocare al calcio, e la domenica pare lo
abbiano inserito nella squadra locale, dove sembra cavarsela piuttosto bene.
Si sono
aperte discussioni di ogni genere su tutto questo, ed ovviamente c’è chi sta persino
dalla parte del senegalese, anche se la maggior parte lo vorrebbe al più presto
fuori dai confini del nostro piccolo Comune; in ogni caso la colpa di tutto
viene sempre più attribuita al Sindaco, e stando a quello che si dice sembra
proprio che per questo motivo non riuscirà ad essere rieletto quando andremo
tutti al voto. Il Rimonti, quando passa qua davanti, si limita a sorridere alla
gente e a stringere tutte le mani che gli porgono, ma qualcuno sospetta che in
qualche maniera abbia il suo tornaconto nell’incoraggiare certe operazioni.
Comunque, la cosa che fa più paura è che a seguito di questo ragazzo di colore
ne arrivino degli altri, oppure tutta la sua famiglia, e che in capo a poco
tempo si perdano le caratteristiche umane del nostro paese, costituite da
famiglie residenti in queste case e per queste strade da numerose generazioni.
Per mio conto, io mi guardo bene dal prendere posizione su argomenti di tal genere, e continuo semplicemente
a mescere il vino sia a quelli che a quegli altri, e con mia moglie e anche mio
figlio mi raccomando quasi ogni giorno di comportarsi assolutamente nella medesima
maniera. Ci vuole poco a perdere la clientela, lo so perfettamente, e questo
non deve proprio accadere per argomenti che in fondo neppure ci riguardano.
Bruno
Magnolfi
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