Lei è una ragazza di sedici anni,
cugina di Marco, e quindi nipote del Sindaco del paese. Si chiama Sara, ed ogni
mattina, insieme a diversi altri ragazzi, tra cui anche Marco, sale sulla
corriera per recarsi al liceo che frequenta nella città più vicina. Suo cugino
non ha un grande rapporto con lei, spesso anzi tende del tutto ad ignorarla,
anche se ovviamente sarebbe sempre pronto a difenderla se per qualche motivo
occorresse il proprio intervento. Ha i capelli nerissimi tagliati a caschetto,
ed un’espressione spesso sorridente, ed anche se non ha molte amiche,
soprattutto per una certa evidente timidezza, ugualmente è capace di intessere
dei rapporti abbastanza profondi tra alcuni dei suoi coetanei, che poi si
dimostrano sempre gli stessi. Ha un’amica del cuore con la quale è anche vicina
di banco all’interno della stessa classe, per cui tra loro due c’è uno scambio
continuo di informazioni su qualsiasi argomento, studiando assieme e
prestandosi vicendevolmente gli appunti delle lezioni, in maniera da confrontare
regolarmente i loro diversi modi di apprendere. I suoi risultati difatti sono
piuttosto apprezzabili, e lei dimostra ogni giorno di studiare volentieri e di
svolgere il proprio ruolo di studentessa con una certa passione e
determinazione.
Il viaggio in corriera non è troppo
lungo, ma Sara, durante il tragitto, sprofondata nel posto a sedere vicino al
finestrino, invece di scambiare le solite chiacchiere svogliate, certe volte
appunta qualcosa sul suo diario, elencando le proprie impressioni su tutto ciò
che le accade o che lei vorrebbe accadesse. La sua scrittura è talmente piccola
e sgangherata che nessuno degli altri ragazzi, anche ritrovandosi seduti
accanto a lei, riuscirebbe mai a comprendere una sola parola di quelle frasi
che annota velocemente sopra la carta. Il suo non è un diario segreto, ma non
sarebbe troppo contenta se qualcuno in qualche maniera fosse in grado di
decifrare quei suoi pensieri, fatta eccezione della sua amica, naturalmente. In
ogni caso prova spesso la necessità di condividere ciò che le passa in mezzo
alla testa con qualcuno di cui ha piena fiducia, ed anche se la sua compagna
certe volte non la segue su questo percorso mentale, a Sara non importa poi
troppo: è consapevole che non è possibile essere sempre d’accordo con tutti, e
poi, conservare una propria opinione personale, resta comunque secondo il suo
parere qualcosa di estremamente importante.
_____________________________
<<Me
ne sono innamorato immediatamente, appena l’ho vista. I suoi modi, la sua
espressione, quella luce negli occhi così particolare; non mi sono fatto
accorgere di nulla, naturalmente, ma essendosi seduta di fronte a me ad un
tavolo non troppo distante, mi era risultato impossibile non volgere lo sguardo
almeno ogni tanto verso di lei, anche se solamente in modo sfuggente. Anche lei
credo mi abbia guardato in più di una occasione: sono sicuro che era la prima
volta che ci incontravamo, ed immediatamente ho pensato a quando mai sarebbe
stato possibile per me rivederla di nuovo. Mentre cercavo di concentrarmi su
ciò che stavo facendo, contemporaneamente tentavo di immaginare un posto in
paese che quella ragazza potesse frequentare, ma alla fine non sono stato per
niente capace di mettere a fuoco un luogo del genere. L’altra, insieme con lei,
sembrava conoscerla bene: parlavano sottovoce tra loro, non riuscivo a
comprendere niente di ciò che dicevano, ma i loro modi erano senz’altro quelli
di chi si conosce e si frequenta senz’altro da molto tempo.
Ho addirittura pensato che avrei
potuto andarle vicino e chiederle qualcosa, una sciocchezza qualsiasi, ma non
trovavo al momento assolutamente niente in grado di offrirmi questa
possibilità, e in più non mi sentivo nelle condizioni di sciupare tutto quanto
con uno stupido gesto. Perciò mi sono accontentato di fantasticare soltanto un
po’ su di lei, e immaginare di accarezzare i suoi capelli, di dirle qualcosa magari
a distanza ravvicinata come vedevo fare alla sua amica, e per un attimo mi è
quasi parso di conoscere questa ragazza da molto tempo, come se ci avvicinasse
qualcosa di sedimentato da chissà quanto dentro di me. Studiavano, le due
amiche, o elaboravano qualcosa che forse era la preparazione ad un esame o
qualcosa del genere, e a me sembrava che i miei pensieri fossero dolci parole
che per magia potessero giungere fino alle orecchie di questa ragazza per me sicuramente
bellissima. Poi mi sono scosso, ho cercato di muovere qualcosa sul piano del
tavolo dove mi trovavo, in modo da mostrare che c’ero, che ero qui, di fronte a
lei, e che mi stavo consumando dalla voglia di scambiare almeno una parola con
lei.
Alla fine, loro si sono alzate dalle
sedie, hanno messo via i quaderni e le altre cose, e poi sono uscite da lì,
lasciandomi in un estremo disordine mentale. Ho cercato di voltarmi più di una
volta per capire da quale parte potessero prendere una volta fuori
dall’edificio, ma non mi è stato possibile comprendere neppure questo. Quando
anche io, dopo un certo tempo, ho potuto finalmente aprire la porta per
andarmene, le due ragazze naturalmente non c’erano più sulla strada, svanite,
come se tutto quanto fosse stato soltanto un sogno, o una semplice invenzione
della mia fantasia>>.
Bruno Magnolfi
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