martedì 8 luglio 2025

Estranei attorno.


            <<Non so che dirti. Ho provato da solo a comprendere da dove potesse giungere questo rumore, ma non ci sono riuscito. E poi oltre al fatto che si fa sentire senza una minima logica, e soltanto certe volte, non sono proprio riuscito a capire altro>>. Aldo Ferretti, nella sua officina di riparazione dei veicoli, ogni giorno ne sente di tutti i tipi, ma da uno pratico come Carlo Verdini non si aspettava qualcosa del genere. Alza le spalle, dice di lasciargli la macchina per provarla, che tenterà di dare una spiegazione a quel suo problema, poi prosegue comunque ad occuparsi di altro. Dietro un’altra macchina polverosa con il cofano alzato sta lavorando Niocke, come sempre in silenzio e senza mostrare alcuna curiosità per chi è Appena arrivato. <<Perché ti sei preso in officina un ragazzo così?>>, chiede Carlo abbassando la voce. Aldo non vorrebbe neanche rispondere, ormai è abituato a quel tipo di domande, e sa che non riuscirà mai a convincere nessuno nel suo paese che quel ragazzo per i motori ha le mani d’oro, lavora senza creare problemi, e poi non si lamenta di niente, qualsiasi cosa ci sia da affrontare. Ma in questo caso si sente in dovere di dire qualcosa di più, e se non di giustificare le sue scelte, almeno di mostrare la sua indifferenza nei confronti del colore della pelle del suo aiutante apprendista. <<Nessuno dei ragazzi del nostro paese e dei dintorni vuole svolgere più questo mestiere>>, dice con calma. Tra gli immigrati invece ci sono anche persone in gamba, che certo non si spaventano per sporcarsi d’olio le loro mani>>.

            Carlo resta in silenzio, si discosta di qualche passo per osservare meglio il ragazzo che prosegue a lavorare con le mani e la testa sotto al cofano di una vecchia Peugeot, poi cambia discorso e dice con una battuta che tornerà domani a sentire se ci sono delle novità per la sua auto. Aldo annuisce, gli indica dove metterla affinché non dia troppa noia, poi lo saluta con una semplice occhiata. In officina i due meccanici proseguono poi a lavorare come sempre, in silenzio e concentrati su quello di cui si stanno occupando. <<Nessuno ti vorrebbe>>, dice Aldo quindi verso Niocke mentre lui si avvicina appoggiando una chiave del venti sopra al bancone. Niocke sorride leggermente, sa benissimo che ci sono persone in paese che vorrebbero persino mandarlo via, e che il suo capo invece sta sempre dalla sua parte, almeno fino a quando lui si mostrerà obbediente e capace. <<E come va, con la squadra di calcio?>>, gli fa poi tanto per dire. <<Bene>>, risponde Nico, come lo chiamano tutti; <<se non vado a rete è perché non sono bianco, e se vado a rete è perché ho avuto fortuna>>. Aldo ride, ma dentro di sé apprezza la maniera con cui il suo aiutante prende le cose. 

Tornando a piedi verso casa, Carlo ha in mente di fermarsi nella solita bettola che sta nella piazza, tanto per scambiare due parole con qualcuno, ma accorgendosi già mentre si avvicina che proprio là davanti, accanto ad un gruppetto di persone che stanno parlando tra di loro, c’è anche Antonio, suo genero, sull’immediato e quasi per istinto vorrebbe svoltare per evitarlo, anche se alla fine decide di passare da lì e salutare debolmente i presenti, senza comunque fermarsi. <<Che hai fatto, Carlo>>, gli dice uno che conosce da sempre, costringendolo almeno a soffermarsi. Lui si volta per un attimo, la faccia seria, la voglia di rispondere in maniera sgarbata, ma poi dice soltanto: <<Ho portato la macchina in officina; mentre la guido sento certe volte un rumore che non mi piace>>. Tutti si voltano verso di lui, compreso Antonio, che naturalmente conosce la macchina, ma nessuno di loro dice niente, come se Carlo avesse rivelato un segreto o qualcosa di particolare. <<Ma non mi piace neppure quello che sta facendo Aldo>>, riprende subito lui per spiegare la propria opinione. <<Credo che dovrebbe riflettere meglio sull’aiutante che ultimamente si è andato a scegliere>>. Gli altri annuiscono, sorridono, mostrano d’essere d’accordo con lui, ma nello stesso momento Antonio emette uno dei suoi soliti urli, a mostrare il proprio dissenso su ciò che viene detto.

Il gruppo si muove verso la bettola allora, proprio per evitare quei modi da matto di Toni Boi, e Carlo bofonchia tra sé, mentre cammina in mezzo agli altri, che lui non lo sopporta, e meno lo vede meglio si sente. Antonio resta fermo per un attimo, tornando a farsi silenzioso, poi si muove lentamente scorrendo lungo la strada principale polverosa, e piegando in seguito per la viuzza che porta all’officina di Aldo Ferretti. Si ferma davanti ad una macchina ferma, sul piazzale davanti al posto di lavoro di Niocke, e senza dire niente aspetta che qualcuno lo noti. Si fa avanti proprio Niocke, a un certo punto, giusto per chiedergli che cosa stesse facendo lì in piedi, e Antonio gli spiega in fretta che forse potrebbero andare in biblioteca, quando ha terminato il suo orario di lavoro. <<Va bene>>, fa Niocke; <<ma adesso vai, che Aldo non vuole vedere degli estranei girellare attorno>>.

 

Bruno Magnolfi  

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