Era la
prima volta da tantissimo tempo che Antonio, varcando la soglia di quella
piccola biblioteca dove era già entrato in innumerevoli altre occasioni, ma
sempre da solo, si sentiva adesso veramente utile a qualcuno. La sensazione di
poter insegnare qualcosa, che lui peraltro sapeva esercitare piuttosto bene, e
che forse poteva dimostrarsi come un notevole trampolino di lancio per quel
ragazzo che si era lasciato facilmente convincere a seguirlo fin lì per cercare
di apprendere i rudimenti della lettura della lingua italiana, scopriva ora che
per lui era lo scopo principale nella ricerca della socialità che restava da
sempre l’ideale a suo parere più alto e importante in termini addirittura
assoluti. Barbara, l’impiegata di turno, gli aveva subito sorriso, vedendolo
così in compagnia, e poi aveva rapidamente tirato giù dallo scaffale quel libro
dedicato all’insegnamento di base della lingua italiana, sentendosi subito
parte di quel meccanismo così antico e importante di passaggio e apprendimento della
cultura, e confidando nella buona riuscita di quello sforzo in cui il suo
concittadino si doveva sentire assolutamente coinvolto. D’altra parte, lei era
forse l’unica persona, in tutto il loro piccolo centro abitato di provincia,
che aveva sempre visto in Antonio un individuo capace di comprendere davvero quei
testi che leggeva quasi con avidità, e quindi un utente assolutamente in grado
di capire ed interpretare quei libri che spesso prendeva in prestito. La sua
fiducia era forte, il suo appoggio indiscutibile, e la biblioteca, a suo modo
di vedere, si faceva in questo modo il miglior luogo depositario di un compito
fondamentale per tutta la cittadinanza. Là dentro, oltre i ragazzi scolarizzati
che vi entravano per portare avanti qualche ricerca, oppure qualche persona
anziana appassionata della lettura di romanzi e di gialli di moda, non si
vedeva mai nessun altro, e spesso il ruolo stesso di quei locali destinati all’apprendimento,
sembrava addirittura sfuggire agli scopi stessi per cui erano stati messi a
disposizione del pubblico.
Così, tutto
adesso le era parso perfetto, almeno ai suoi occhi, e Niocke ed Antonio, seduti
ad uno dei piccoli tavoli tra gli scaffali pieni di libri, si erano subito
decisi ad iniziare con la prima lezione, indifferenti del fatto che ad un
tavolino poco distante ci fossero due ragazze intente a coprire di appunti i
loro quaderni. Parlavano a bassa voce, Antonio seguendo il semplice libro che
guidava passo dopo passo l’intendimento della lingua scritta in stampatello
minuscolo, e Niocke impegnato nel tentativo della comprensione attenta di tutto
ciò che gli veniva spiegato, nonostante la dura giornata di lavoro in officina
appena dietro le spalle. L’elemento più sorprendente di tutto era comunque
quella intesa che loro due sembravano trasmettere persino alle due ragazze che
proseguivano la loro preparazione scolastica, ma senza perdere mai d’occhio
quel ragazzo di colore dall’espressione intelligente e dimessa, che pareva non
perdere mai neppure una parola di ciò che gli veniva suggerito da Toni Boi per
ogni fondamentale passaggio nella comprensione dei caratteri di stampa. Non
c’era niente di strano in tutto ciò: Niocke sapeva che nelle città più grandi
venivano portati avanti da gruppi di volontari dei corsi strutturati di
insegnamento della lingua italiana, però sapeva anche che essendogli toccato in
sorte di ritrovarsi in una piccola borgata di provincia, la sua voglia di
sapere non poteva essere saziata in altro modo che questo.
La
bibliotecaria Barbara poi aveva portato a loro due anche un vocabolario della
lingua italiana, immaginando che potesse tornare utile in ciò che stavano
cercando di fare, e Niocke aveva subito ringraziato l’impiegata per la solerzia
e l’appoggio. Le due ragazze avevano osservato ogni gesto di ciò che succedeva davanti
a loro, incuriosite da quella situazione un po’ strana, e Antonio, pur con i
suoi modi particolari, aveva notato che Niocke pareva essere al centro della
curiosità di loro in quella biblioteca. Era stato a quel punto che quest’ultimo
aveva alzato lo sguardo dai libri e dato un’occhiata poco insistente a quella
ragazza che aveva di fronte, apprezzandone subito i lineamenti dolci ed il
comportamento composto. Sara, di controparte, seduta al proprio tavolo ed
immersa nel leggere ed annotare tutto ciò che le pareva importante ai fini della
preparazione di una materia scolastica, aveva pensato addirittura di
sorridergli, a un certo punto, anche se poi si era frenata, immaginando che
forse la sua espressione non sarebbe stata compresa in modo adeguato.
Quando
infine la sua amica aveva dichiarato che orami era stufa di studiare e che
secondo lei era giunta l’ora di andarsene per una buona mezz’ora a spasso lungo
la via principale, subito prima di rientrare nelle loro rispettive abitazioni,
Sara aveva messo assieme libri e quaderni con una certa riluttanza, dispiaciuta
di non essere stata in grado di lanciare a quel ragazzo di fronte neppure un
timido segnale di simpatia. Niocke aveva invece seguito ogni suo gesto, e
quando le due ragazze erano uscite dalla biblioteca, aveva sentito dentro di sé
la voglia di seguirle, di andare da loro, di fare almeno la conoscenza di
quella ragazza così simpatica e assolutamente piacevole.
Bruno
Magnolfi
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