martedì 14 ottobre 2025

Limite invalicabile.


Sono trascorse diverse settimane a seguito della piccola manifestazione interrotta brutalmente già durante il suo inizio in Pian dei Fossi, ed Antonio gira da solo come sempre per le strade del paese senza che il suo interesse sia minimamente attirato da qualcosa o da qualcuno. Si è trincerato nel silenzio più totale da quando ha visto con i propri occhi che le Forze dell’Ordine attaccavano in modo inspiegabile e violento quei ragazzi in piazza, e da quel momento non prova più alcun desiderio di scambiare anche solamente un gesto, oppure un saluto, se non un’opinione, con tutti coloro che si trova ad incontrare per strada e che lo chiamano Toni Boi, come sempre hanno fatto in molti. Ha maturato in queto periodo una specie di rancore contro tutti, ed adesso si mostra del tutto indifferente verso coloro che lo sfiorano o che cercano di attirare in qualche modo la sua attenzione. Il paese di Pian dei Fossi invece è ritornato velocemente alla normalità, e da nessuna parte si parla più del ragazzo senegalese, della manifestazione studentesca, della famiglia dei Tornassi, oppure dei loro guai giudiziari che comunque sembrano ancora fermi alla fase delle indagini preliminari, mostrando scarse possibilità di produrre un vero seguito. E a nessuno sembra comunque interessare troppo tutto quello che è accaduto nel periodo appena trascorso, e gli argomenti delle chiacchiere da affrontare in piazza o nell’osteria sono tornati ad essere rapidamente quelli di sempre. Antonio è sicuro di non sentirsi bene, e di non provare più alcuna voglia di aprirsi agli altri e di mostrare quella normalità che oramai sembra essergli sfuggita, tanto che sua sorella ha già telefonato al medico che lo ha sempre curato, prendendo un appuntamento preciso per analizzare a fondo questa situazione.

Lui non parla più neppure in casa, né con sua sorella, né con Carlo, e non ha più mostrato alcuna voglia di recarsi in biblioteca e neppure all’officina dove lavora Niocke; non riesce più a provare il bisogno degli altri come sembrava avesse manifestato da qualche tempo a questa parte, ed anche l’espressione della sua faccia si è fatta in poco tempo sempre più corrucciata, nervosa, sfuggente, come se provasse un segreto risentimento verso chiunque. Qualcuno per strada ancora cerca di fermarlo, chiamandolo come sempre col suo nomignolo, ma lui è indifferente agli altri, e tira diritto senza preoccuparsi di chi gli rimane attorno o che tenta di parlargli e di attirare in qualche maniera l’attenzione di quel depresso cronico che per fortuna non ha mai fatto mai del male a nessuna anima viva. Antonio cammina con lo sguardo basso, il passo deciso, i gesti di chi appare come assente, e si muove tra le case, lungo le strade, percorrendo i marciapiedi, senza mai cercare una vera meta, ma come se provasse la necessità di cercare qualcosa fuori da sé che invece probabilmente è soltanto al suo interno. Quando rientra in casa si chiude nella sua stanzetta e si piazza seduto ad osservare la parete che ha di fronte, come se niente lo potesse distogliere da quel suo strano bisogno di sentirsi assente, neppure i suoi amati libri ormai lasciati negli scaffali a prendere la polvere. Sua sorella Teresa gli porta qualcosa da mangiare, considerato che non vuole più neppure mettersi a sedere al tavolo con lei e con suo marito, e quindi mastica lentamente ma senza appetito ciò che si ritrova dentro al piatto, ma con indifferenza, quasi rispondendo ad una semplice abitudine, oppure cercando di dare solo un seguito agli sforzi che compie la sua famiglia nei propri confronti.

Nel silenzio ha già iniziato a prepararsi per quella visita medica a cui dovrà sottoporsi già tra pochi giorni, e quando il dottore della clinica psichiatrica, che lo conosce e lo segue ormai da molti anni, gli porrà le solite domande per comprendere qualcosa in più dei suoi disturbi attuali, come peraltro ha fatto già ogni volta che ci sono state delle ricadute, lui probabilmente neppure si preoccuperà di dargli delle risposte, e resterà chiuso e irremovibile nel suo mutismo, incapace, inadatto, oppure semplicemente riottoso come sembra a dare delle risposte a quei quesiti infidi e a quelle parole che forse non riescono più neppure a giungere alle proprie orecchie. È ripiombato in poco tempo nella sua inespugnabile e assoluta solitudine, ed adesso si dimostra assente con chiunque possa incontrare, sia che si trovi nelle sue vicinanze, o che in un modo o nell’altro tenti di riferirsi direttamente a lui, e con ogni probabilità non gli importa neanche più niente di sapere ciò che accade in quella realtà da cui forse potrebbe sentirsi ancora circondato, ma che non sembra essere più di sua concreta appartenenza. C’è una chiusura, senza alcun dubbio, una definitiva separazione tanto netta quanto incomprensibile per tutto ciò che dovrebbe interessare tanto a tutti coloro che vivono e si muovono attorno a Toni Boi, quasi che tutto il mondo fosse relegato all’interno di un’atmosfera che non è più la sua, ed ogni stimolo giunto dal di fuori si infrangesse contro una corazza tirata su di colpo, all’improvviso, come un limite invalicabile oltre il quale niente ha la capacità di essere minimamente recepito.

 

Bruno Magnolfi

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