Sono trascorse
diverse settimane a seguito della piccola manifestazione interrotta brutalmente
già durante il suo inizio in Pian dei Fossi, ed Antonio gira da solo come
sempre per le strade del paese senza che il suo interesse sia minimamente
attirato da qualcosa o da qualcuno. Si è trincerato nel silenzio più totale da
quando ha visto con i propri occhi che le Forze dell’Ordine attaccavano in modo
inspiegabile e violento quei ragazzi in piazza, e da quel momento non prova più
alcun desiderio di scambiare anche solamente un gesto, oppure un saluto, se non
un’opinione, con tutti coloro che si trova ad incontrare per strada e che lo
chiamano Toni Boi, come sempre hanno fatto in molti. Ha maturato in queto
periodo una specie di rancore contro tutti, ed adesso si mostra del tutto
indifferente verso coloro che lo sfiorano o che cercano di attirare in qualche
modo la sua attenzione. Il paese di Pian dei Fossi invece è ritornato
velocemente alla normalità, e da nessuna parte si parla più del ragazzo
senegalese, della manifestazione studentesca, della famiglia dei Tornassi,
oppure dei loro guai giudiziari che comunque sembrano ancora fermi alla fase
delle indagini preliminari, mostrando scarse possibilità di produrre un vero seguito.
E a nessuno sembra comunque interessare troppo tutto quello che è accaduto nel periodo
appena trascorso, e gli argomenti delle chiacchiere da affrontare in piazza o
nell’osteria sono tornati ad essere rapidamente quelli di sempre. Antonio è
sicuro di non sentirsi bene, e di non provare più alcuna voglia di aprirsi agli
altri e di mostrare quella normalità che oramai sembra essergli sfuggita, tanto
che sua sorella ha già telefonato al medico che lo ha sempre curato, prendendo
un appuntamento preciso per analizzare a fondo questa situazione.
Lui non parla più
neppure in casa, né con sua sorella, né con Carlo, e non ha più mostrato alcuna
voglia di recarsi in biblioteca e neppure all’officina dove lavora Niocke; non
riesce più a provare il bisogno degli altri come sembrava avesse manifestato da
qualche tempo a questa parte, ed anche l’espressione della sua faccia si è
fatta in poco tempo sempre più corrucciata, nervosa, sfuggente, come se
provasse un segreto risentimento verso chiunque. Qualcuno per strada ancora
cerca di fermarlo, chiamandolo come sempre col suo nomignolo, ma lui è
indifferente agli altri, e tira diritto senza preoccuparsi di chi gli rimane
attorno o che tenta di parlargli e di attirare in qualche maniera l’attenzione di
quel depresso cronico che per fortuna non ha mai fatto mai del male a nessuna
anima viva. Antonio cammina con lo sguardo basso, il passo deciso, i gesti di
chi appare come assente, e si muove tra le case, lungo le strade, percorrendo i
marciapiedi, senza mai cercare una vera meta, ma come se provasse la necessità
di cercare qualcosa fuori da sé che invece probabilmente è soltanto al suo
interno. Quando rientra in casa si chiude nella sua stanzetta e si piazza
seduto ad osservare la parete che ha di fronte, come se niente lo potesse
distogliere da quel suo strano bisogno di sentirsi assente, neppure i suoi
amati libri ormai lasciati negli scaffali a prendere la polvere. Sua sorella
Teresa gli porta qualcosa da mangiare, considerato che non vuole più neppure
mettersi a sedere al tavolo con lei e con suo marito, e quindi mastica
lentamente ma senza appetito ciò che si ritrova dentro al piatto, ma con
indifferenza, quasi rispondendo ad una semplice abitudine, oppure cercando di
dare solo un seguito agli sforzi che compie la sua famiglia nei propri
confronti.
Nel silenzio ha già
iniziato a prepararsi per quella visita medica a cui dovrà sottoporsi già tra
pochi giorni, e quando il dottore della clinica psichiatrica, che lo conosce e
lo segue ormai da molti anni, gli porrà le solite domande per comprendere
qualcosa in più dei suoi disturbi attuali, come peraltro ha fatto già ogni
volta che ci sono state delle ricadute, lui probabilmente neppure si
preoccuperà di dargli delle risposte, e resterà chiuso e irremovibile nel suo mutismo,
incapace, inadatto, oppure semplicemente riottoso come sembra a dare delle
risposte a quei quesiti infidi e a quelle parole che forse non riescono più
neppure a giungere alle proprie orecchie. È ripiombato in poco tempo nella sua
inespugnabile e assoluta solitudine, ed adesso si dimostra assente con chiunque
possa incontrare, sia che si trovi nelle sue vicinanze, o che in un modo o
nell’altro tenti di riferirsi direttamente a lui, e con ogni probabilità non
gli importa neanche più niente di sapere ciò che accade in quella realtà da cui
forse potrebbe sentirsi ancora circondato, ma che non sembra essere più di sua concreta
appartenenza. C’è una chiusura, senza alcun dubbio, una definitiva separazione tanto
netta quanto incomprensibile per tutto ciò che dovrebbe interessare tanto a
tutti coloro che vivono e si muovono attorno a Toni Boi, quasi che tutto il
mondo fosse relegato all’interno di un’atmosfera che non è più la sua, ed ogni
stimolo giunto dal di fuori si infrangesse contro una corazza tirata su di
colpo, all’improvviso, come un limite invalicabile oltre il quale niente ha la
capacità di essere minimamente recepito.
Bruno Magnolfi
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