domenica 5 ottobre 2025

Niente male.


Adesso sono qui, da solo, che controllo ogni pochi minuti i messaggi che potrebbero giungere sul mio telefono portatile, anche se so perfettamente che per il momento non ci sono delle particolari novità. Avevo pensato di mettermi sulla testa un cappello poco appariscente, sulla faccia un paio di baffi finti e sugli occhi anche un paio di occhiali scuri, e con una macchina anonima in prestito farmi un giro in paese per rendermi conto personalmente che cosa stesse accadendo da quelle parti e quante persone ci fossero in piazza stamani. Ma poi non me la sono sentita, ed allora ho incaricato il nostro fedele cantiniere di farsi lui una passeggiata con la propria automobile al posto mio, e scattare senza farsi vedere delle fotografie digitali da farmi vedere in seguito, una volta ritornato nella nostra villa. Naturalmente gli ho anche detto di telefonarmi, o meglio di inviarmi dei messaggi per darmi il suo parere su come stessero andando le cose, rivelare il numero delle persone presenti, descrivermi gli striscioni esibiti, e soprattutto riferirmi se qualcosa nel corteo fosse attribuibile direttamente alla famiglia dei Conti Tornassi. Poi ho atteso con ansia, cercando con il mio binocolo di riuscire a vedere qualcosa laggiù, in mezzo alle abitazioni di Pian dei Fossi, anche se c’è troppa distanza e si riesce ad intravedere soltanto qualche spiraglio di strada. Infine, lui mi ha chiamato, rispettando alla lettera le istruzioni ricevute, ed ha spiegato che davanti al palazzo del Comune c’erano soltanto alcuni ragazzi sotto agli ombrelli, un solo striscione generico, nessun riferimento particolare a fatti o persone, e soprattutto nessun adulto tra loro, a parte parecchi Carabinieri coi loro mezzi enormi, in un numero addirittura quasi superiore ai manifestanti. Alla fine, soltanto una scolaresca in gita, ho pensato.

Mi sono rilassato, ho ringraziato la giornata piovosa e la mancanza di coraggio da parte di tutti i paesani, ed infine mi sono seduto, ritrovandomi praticamente con nient’altro da fare. È stato allora che mi è arrivato un messaggio dal cantiniere. Diceva che in paese era giunta una macchina, e da lì erano scesi due giornalisti, di cui uno addirittura con una specie di cinepresa sopra un treppiede. Però si erano guardati subito attorno ed avevano immediatamente compreso che non c’era una vera notizia da dare al pubblico, né delle riprese video da immortalare, così erano saliti di nuovo sulla loro macchina al riparo dalla pioggia, e dopo un certo tempo se n’erano andati. Poi ho sentito bussare leggermente alla porta dello studio dove mi ero piazzato. <<Alberto>>, ha detto mia sorella Lucia con una voce stranamente ovattata, mentre socchiudeva l’uscio fino a farsi vedere. <<Ho pensato di fare un giro in paese, giusto un passaggio lungo la strada per rendermi conto di come stiano andando le cose con quella manifestazione da idioti>>. Le ho fatto cenno di entrare, di sedersi, di stare tranquilla. <<Non c’è nessuno, non preoccuparti, soltanto una manciata di ragazzi delle scuole, ho già inviato i miei informatori, e non importa che tu stia a scomodarti>>. Lei è entrata, si è seduta, ha acceso immediatamente una delle sue sigarette, poi mi ha detto: <<Mi prende il nervosismo a stare qui senza poter fare niente, anche se mi rendo conto che è un bene per noi assumere d’ora in avanti un basso profilo, e in paese farsi vedere il meno possibile>>.  

Mi sono alzato dalla sedia, ho preso il mio potente binocolo con ambedue le mani ed ho di nuovo gettato uno sguardo dalla finestra verso il paese, senza comunque che questa azione riuscisse di fatto a portare alla realtà qualcosa da aggiungere. <<Anche dalla torretta non si riesce a distinguere nulla, le case purtroppo coprono ogni visuale sulle attività che vengono intraprese lungo le strade di Pian dei Fossi>>, ha detto lei, quasi con un senso di rammarico, forse retaggio della memoria dei nonni, quando le cose forse erano piuttosto diverse. Indubbiamente, avere una piena immagine delle azioni dei paesani durante le loro normali attività all’aperto sarebbe stato già nel passato il desiderio principale di chi aveva nelle proprie mani il potere economico e anche politico di tutta la zona, ma in seguito la ricostruzione delle abitazioni malandate e le modifiche di tutte quelle vecchie case da parte dei loro abitanti, ha portato indubbiamente ad altre necessità, e purtroppo, nel loro sviluppo edilizio, ad ostacolare una chiara visione del centro abitato, almeno dalla visuale della casa padronale dei Conti. <<Forse dovremmo prendere in affitto un appartamento in paese>>, ha detto Lucia a labbra serrate. <<Una semplice e modesta coppia di stanze magari, con le finestre che si affacciano direttamente sul corso, e così poter assistere da dietro a delle tende oscuranti, quando ci va, ai vari movimenti delle persone che passeggiano sui marciapiedi, ed ascoltare direttamente dalla loro voce quello che hanno da dire, senza alcun filtro, sia su di noi che sul lavoro da svolgere presso le nostre tenute>>. Ho guardato un momento mia sorella Lucia, poi ho detto soltanto: <<Vedremo, non c’è alcuna fretta; in fondo le cose non stanno andando poi così male>>.

 

Bruno Magnolfi

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