Adesso
sono qui, da solo, che controllo ogni pochi minuti i messaggi che potrebbero
giungere sul mio telefono portatile, anche se so perfettamente che per il
momento non ci sono delle particolari novità. Avevo pensato di mettermi sulla
testa un cappello poco appariscente, sulla faccia un paio di baffi finti e
sugli occhi anche un paio di occhiali scuri, e con una macchina anonima in
prestito farmi un giro in paese per rendermi conto personalmente che cosa
stesse accadendo da quelle parti e quante persone ci fossero in piazza stamani.
Ma poi non me la sono sentita, ed allora ho incaricato il nostro fedele cantiniere
di farsi lui una passeggiata con la propria automobile al posto mio, e scattare
senza farsi vedere delle fotografie digitali da farmi vedere in seguito, una
volta ritornato nella nostra villa. Naturalmente gli ho anche detto di
telefonarmi, o meglio di inviarmi dei messaggi per darmi il suo parere su come
stessero andando le cose, rivelare il numero delle persone presenti, descrivermi
gli striscioni esibiti, e soprattutto riferirmi se qualcosa nel corteo fosse attribuibile
direttamente alla famiglia dei Conti Tornassi. Poi ho atteso con ansia, cercando
con il mio binocolo di riuscire a vedere qualcosa laggiù, in mezzo alle
abitazioni di Pian dei Fossi, anche se c’è troppa distanza e si riesce ad intravedere
soltanto qualche spiraglio di strada. Infine, lui mi ha chiamato, rispettando alla
lettera le istruzioni ricevute, ed ha spiegato che davanti al palazzo del Comune
c’erano soltanto alcuni ragazzi sotto agli ombrelli, un solo striscione
generico, nessun riferimento particolare a fatti o persone, e soprattutto
nessun adulto tra loro, a parte parecchi Carabinieri coi loro mezzi enormi, in un
numero addirittura quasi superiore ai manifestanti. Alla fine, soltanto una
scolaresca in gita, ho pensato.
Mi
sono rilassato, ho ringraziato la giornata piovosa e la mancanza di coraggio da
parte di tutti i paesani, ed infine mi sono seduto, ritrovandomi praticamente con
nient’altro da fare. È stato allora che mi è arrivato un messaggio dal
cantiniere. Diceva che in paese era giunta una macchina, e da lì erano scesi
due giornalisti, di cui uno addirittura con una specie di cinepresa sopra un
treppiede. Però si erano guardati subito attorno ed avevano immediatamente
compreso che non c’era una vera notizia da dare al pubblico, né delle riprese
video da immortalare, così erano saliti di nuovo sulla loro macchina al riparo
dalla pioggia, e dopo un certo tempo se n’erano andati. Poi ho sentito bussare leggermente
alla porta dello studio dove mi ero piazzato. <<Alberto>>, ha detto
mia sorella Lucia con una voce stranamente ovattata, mentre socchiudeva l’uscio
fino a farsi vedere. <<Ho pensato di fare un giro in paese, giusto un
passaggio lungo la strada per rendermi conto di come stiano andando le cose con
quella manifestazione da idioti>>. Le ho fatto cenno di entrare, di
sedersi, di stare tranquilla. <<Non c’è nessuno, non preoccuparti,
soltanto una manciata di ragazzi delle scuole, ho già inviato i miei
informatori, e non importa che tu stia a scomodarti>>. Lei è entrata, si
è seduta, ha acceso immediatamente una delle sue sigarette, poi mi ha detto:
<<Mi prende il nervosismo a stare qui senza poter fare niente, anche se
mi rendo conto che è un bene per noi assumere d’ora in avanti un basso profilo,
e in paese farsi vedere il meno possibile>>.
Mi
sono alzato dalla sedia, ho preso il mio potente binocolo con ambedue le mani ed
ho di nuovo gettato uno sguardo dalla finestra verso il paese, senza comunque che
questa azione riuscisse di fatto a portare alla realtà qualcosa da aggiungere. <<Anche
dalla torretta non si riesce a distinguere nulla, le case purtroppo coprono ogni
visuale sulle attività che vengono intraprese lungo le strade di Pian dei Fossi>>,
ha detto lei, quasi con un senso di rammarico, forse retaggio della memoria dei
nonni, quando le cose forse erano piuttosto diverse. Indubbiamente, avere una
piena immagine delle azioni dei paesani durante le loro normali attività all’aperto
sarebbe stato già nel passato il desiderio principale di chi aveva nelle
proprie mani il potere economico e anche politico di tutta la zona, ma in
seguito la ricostruzione delle abitazioni malandate e le modifiche di tutte quelle
vecchie case da parte dei loro abitanti, ha portato indubbiamente ad altre
necessità, e purtroppo, nel loro sviluppo edilizio, ad ostacolare una chiara
visione del centro abitato, almeno dalla visuale della casa padronale dei Conti.
<<Forse dovremmo prendere in affitto un appartamento in paese>>, ha
detto Lucia a labbra serrate. <<Una semplice e modesta coppia di stanze magari,
con le finestre che si affacciano direttamente sul corso, e così poter
assistere da dietro a delle tende oscuranti, quando ci va, ai vari movimenti
delle persone che passeggiano sui marciapiedi, ed ascoltare direttamente dalla
loro voce quello che hanno da dire, senza alcun filtro, sia su di noi che sul
lavoro da svolgere presso le nostre tenute>>. Ho guardato un momento mia
sorella Lucia, poi ho detto soltanto: <<Vedremo, non c’è alcuna fretta;
in fondo le cose non stanno andando poi così male>>.
Bruno
Magnolfi
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