D’improvviso
mi sento la testa che vaga dappertutto senza trovare una certezza a cui
minimamente appigliarsi, ed anche se cerco di guardarmi attorno e capire da
qualche dettaglio che cosa sia meglio per me in questo momento, nessun
particolare che scorro con gli occhi mi è in qualche modo d’aiuto, lasciandomi
confuso e perplesso, incapace di decidere cosa mai devo fare. Mi suonano nelle
orecchie le voci di tutti quando chiamano il mio nome con quel mezzo sorriso sopra
la faccia che oramai conosco da sempre, e ripetono: <<Toni, Toni, come
va? Hai trovato la fidanzata?>> Oppure: <<Toni Boi, stai qua con
noi che ti spieghiamo come si fa a trovare una bella ragazza e a parlare con
lei, fino a convincerla che può tenerti la mano e passeggiare per il paese con
te>>. Li ho sempre lasciati perdere quei loro discorsi insensati, ho
sempre tirato dritto per la mia strada senza rispondere, senza parlare mai con
nessuno, solo qualche volta urlando per coprire quelle parole così fastidiose,
quelle frasi mortificanti, lasciando tutti questi perditempo alla loro puerilità.
Mi giudicano ancora un pazzo, uno svitato, uno di cui non è proprio possibile
fidarsi, ed io non ho mai fatto niente per dimostrare che oramai sono guarito da
un pezzo dalla mia depressione, e che adesso sto bene, che non ho più neppure la
voglia di stare ai loro scherzetti.
Però in
questo momento c’è da mettere a punto delle scelte precise, c’è da mostrare da
quale parte schierarsi, ed io adesso non sto più tanto bene, avrei bisogno di
aiuto, di qualcuno che fermi questa realtà che si muove incessantemente senza darmi
la possibilità di comprendere appieno come stiano effettivamente le cose. Cammino
per il paese, ascolto gli altri che parlano, che mi salutano come sempre hanno
fatto, e proseguono a fare gli spiritosi con me, per il mio mutismo, per la mia
necessità di rimanere in silenzio, spesso scambiata per incapacità a
comprendere le cose che vengono dette, quegli argomenti che riempiono le bocche
di tutti. Potrei arrivare facilmente fino all’officina dove Niocke ora sta
lavorando, chiedergli di dirmi qualcosa, di chiarire il suo pensiero con me, di
soccorrermi nel comprendere che cosa davvero abbiamo di fronte, ma neanche lui,
mi rendo sempre più conto, può davvero aiutarmi. Sono più solo che mai, questo
è il punto, alla vigilia di qualcosa che aleggia nell’aria e che dovrà pur accadere,
mentre io ancora non ho preso alcuna decisione, e probabilmente non riuscirò
neppure a prenderla nei tempi giusti. Vorrei tanto ci fosse ancora mia madre a
consigliarmi quale sia la scelta giusta da fare, e forse riesco ancora a
sentirla vicina ogni tanto, ma non dice niente, non mi chiarisce per nulla quale
sia la strada migliore per me.
Affondo lo
sguardo nelle parole di qualche libro meraviglioso mentre sto seduto nella
piccola biblioteca comunale, ma non riesco più neppure a leggere con serenità,
sentendomi come sballottato dalle onde di un mare in burrasca, con dei
frangenti che si muovono incessantemente, confondendo qualsiasi pensiero, ed
imbrogliando continuamente le parole del libro che vorrei scorrere, che si
mescolano continuamente tra loro, come piccoli galleggianti a pelo d’acqua spostati
in ogni direzione dalla forza del vento e di questi marosi. Vorrei piangere,
urlare, disperarmi, ma fortunatamente, come dice mia sorella quando insiste
perché mi ricordi di prenderle, ci sono quelle pasticche che mi prescrive il
medico, che mi lasciano rilassato, più calmo, e non mi permettono di lasciarmi
andare al nervosismo e all’isteria. Non so quale sia il mio futuro, ho sempre
immaginato di potermene disinteressare, e vivere giorno per giorno senza
preoccuparmi di niente, ma ora le cose si sono fatte più complicate, e questo
schema non è più adatto alla realtà che si profila all’orizzonte. Poi trovo un
testo, scorrendo lo scaffale da cui scelgo di solito i libri da leggere, che
parla di passato storico, di torture inflitte agli avversari, di disprezzo nei
confronti di gente che per qualche motivo appare diversa da chi detiene il
potere, e poi di arroganza, di cattiveria, di barbarie usate per reprimere
qualsiasi legittimo istinto di rivolta, e ancora di prigionie intollerabili, di
situazioni al limite di ogni umana sopportazione, e allora mi sembra che io
possa ancora resistere di fronte a qualcosa che in fondo sta solamente dentro
di me, e non viene da una costrizione di altri individui nei miei confronti.
Decido che
la mia risoluzione finale sarà una non scelta, un restare in equilibrio tra le
cose forse da fare e quelle da cui non sentirmi coinvolto, e pur rendendomi
conto in questa maniera di essere soltanto uno qualsiasi tra tutti coloro che
stanno in silenzio senza prendere mai una direzione precisa verso cui muoversi,
ugualmente credo che non sia il momento più adatto per me di uscire allo
scoperto e di mostrarmi a tutti gli abitanti di questo paese come uno sciocco, una
bandiera che si muove col vento, influenzato semplicemente dalle voci dei più
forti e dalle posizioni più nette nelle proprie decisioni. Forse non sarà
giusto comportarmi così, ma almeno tutto questo mi permetterà di essere libero
di avere anche in seguito la mia personale opinione.
Bruno
Magnolfi
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