Sono io, dice Gerri ancora prima di entrare sul palco. La
donna seduta si volge nella direzione da cui proviene la voce, solleva lo
sguardo verso il pubblico assumendo un’espressione perplessa, poi lo riabbassa
tornando alle sue cose. Lui, appena entrato si ferma, appoggia le mani sulle
ginocchia come mimando la grande fatica che ha fatto per arrivare fin lì,
guarda in basso, fa due o tre forti respiri, poi dice: si, sono qui, sono
tornato di nuovo.
La donna prosegue con le mani indaffarate sul tavolo a
rinfilare alcune piccole perle di vetro colorato ad una collana, e dopo un
istante, senza neppure muoversi di un solo millimetro, dice: e cosa saresti
venuto a fare, stavolta, Gerardo? Gerri la guarda come se quella fosse la
domanda più assurda che potesse ascoltare, infine, dopo una pausa, dice:
soltanto oggi mi sono reso conto che in tutti questi anni, da quando ti ho
conosciuta, non ti ho mai parlato della cosa per me più importante di tutte.
Però adesso, entrando qui dentro, nella tua casa, trovandoti qui, come sempre,
calma, tranquilla, come ti ho sempre veduta, mi sembra che quanto avevo da
dirti tu lo possa quasi sminuire con la tua impassibilità, che tu possa
addirittura restare indifferente a quanto io vorrei dirti. Perciò, sto pensando che forse è meglio se
non dico niente.
Ma se tu non mi dici il motivo per cui sei arrivato fin
qui, Gerardo, dice la donna, non potrai mai sapere quale sia la mia vera
opinione in proposito, e rimarrai così con un dubbio. E’ vero, dice Gerri,
questo lo so; però potrebbe in quel caso rimanere dentro di me una speranza,
quella di riuscire, non so, tra un giorno, o tra un anno, a dirti questa mia
cosa, ed in tutto questo tempo potrei immaginarmi nel modo che voglio la tua
reazione alle mie parole, quello che potrai dire o pensare quando saprai tutto
quanto, il tuo atteggiamento nel venire a conoscenza di qualcosa che non sapevi
e forse neppure ti immaginavi.
Va bene, dice la donna, ma in questa maniera per me è
come se quanto tu avevi da dirmi non avesse alcuna importanza, non esistesse
per niente, in quanto non so neppure di che cosa si tratta. Oppure secondo te
dovrei provare qualche curiosità solo perché mi hai parlato in questa maniera?
No, niente affatto, dice Gerri. Non puoi essere curiosa di qualcosa che non sai
cosa sia, e poi, in tutti questi anni da quando ci conosciamo, non mi hai mai
fatto alcuna domanda, perciò non penso tu abbia voglia di sapere qualcosa di
me. Quello che non ti ho mai detto, a dire il vero, non l’ho mai detto neppure
ad altri, e quindi si vede che è proprio una cosa che devo tenere per me.
Però in questo modo, dice la donna, potresti rimanere
chissà quanto tempo a rimuginare qualcosa, Gerardo, quando al contrario adesso potresti
liberartene una volta per tutte, non credi? Questo è vero, dice Gerri, però può
essere piacevole trattenere per se stessi una piccola cosa, una piccola verità
che si può dare agli altri in qualsiasi momento, e che proprio per questo
diventa preziosa, perché si può scegliere il momento esatto in cui dirla. Ma
allora, dice la donna muovendo la testa, sei venuto fin qui, Gerardo, solo per
dirmi che tieni celato un segreto, qualcosa che non mi vuoi rivelare? Può
darsi, dice Gerri, ma tutto questo ormai non ha alcuna importanza. Sto bene
sapendo che trattengo qualcosa di cui posso parlarti quando sarà il momento
opportuno, è come se avessi un regalo per te, un dono fatto di niente, qualcosa
che posso donarti in qualsiasi momento.
Bruno Magnolfi