Non
aveva da fare molta strada a piedi tra la sua casa e quel negozio. Dieci
minuti, un quarto d’ora al massimo, e spesso, quasi senza rendersene conto,
ecco che si ritrovava lì, davanti a quella piccola libreria poco frequentata,
sull’angolo tra una delle vie principali ed un vicolo stretto e buio della
città. Non c’era niente di male a passare là di fronte camminando sopra al
largo marciapiede, dare un’occhiata alla vetrina, accorgersi che dentro,
insieme alla signora Laura, non c’erano quasi mai dei clienti, anche se questo
in fondo non era poi troppo importante, e tutto pareva scorrere ugualmente, con
la signora sempre presa a sistemare e a dare ordine a tutti gli scaffali.
Certe volte Duilio vi era entrato dentro,
non molto spesso a dire la verità, aveva detto buongiorno con il suo miglior
sorriso, e poi si era lasciato catturare dai tavoli e dai ripiani colmi di
libri, dilungandosi sopra le costole dei volumi esposti, e in genere aveva
finito per sfilarne uno, consultarne le note, soppesarne il titolo, l’autore, e
ogni altro dettaglio apprezzabile, e con tutta la calma e la lentezza degna di
un acquisto responsabile, aveva concluso per acquistare proprio quel volume.
Oltre la scelta gli piaceva anche quel momento: appoggiava il libro sul piccolo
bancone dietro cui, indaffaratissima, stava la signora Laura, sempre con gli
occhi bassi, quasi indifferente a tutto se non agli elenchi dei titoli che
aggiornava di continuo. Lui tirava fuori il suo portamonete, senza dire niente,
ne estraeva la quantità esatta di soldi, si lasciava rinvoltare il libro dentro
ad un foglio di carta, quindi ringraziando usciva dal negozio.
Lei
lo aveva visto tante volte passare davanti alla vetrina, certamente lo aveva
notato fermarsi là di fronte, dare un’occhiata generale e poi tornare a
passeggiare; probabilmente doveva abitare proprio qui vicino, doveva aver
pensato, e poi non doveva avere gusti precisi nelle sue letture: spaziava da un
genere ad un altro, in maniera quasi casuale, anche se era entrato dentro al
negozio non più di quattro o cinque volte. Lui non avrebbe mai dichiarato di
aver ricominciato a leggere dei libri solo da quando aveva scoperto quella
libreria: era una cosa triste, quasi un segreto, forse una cosa di cui provare
un po’ di vergogna; eppure dopo la volta che aveva iniziato, non era più
riuscito a sfuggire a quel rito, a quella passeggiata quasi quotidiana fino lì,
per soppesare le copertine delle nuove uscite e delle novità editoriali.
La
signora Laura non lo guardava, non gli diceva niente, e quel senso di libertà
che Duilio respirava standosene là dentro accanto a tutte quelle parole
stampate sopra la carta bianca, gli pareva come un sentimento che non aveva mai
provato prima. Non aveva neppure mai chiesto niente alla signora, un parere su
un libro o su un autore, un’opinione qualsiasi, anche se si vedeva che lei se
ne intendeva: non voleva rompere quella sorta di magia che si instaurava quando
entrava tra quegli scaffali, con quel profumo caratteristico di stampa, e lei
lo lasciava fare, quasi per rispetto. Gli piaceva stare lì, misurarsi con quel
tempio, pur piccolo com’era, dato da quella semplice magia che ci doveva essere
dietro ad ogni libro. La signora non gli diceva niente, forse comprensiva di
quel suo stato d’animo, e per niente al mondo pareva interporre a quel
comportamento la sua attività di commerciante oppure qualche sua curiosità
leggera.
Infine tutto si dissolse, come ogni
cosa: fu sufficiente un gesto, una parola azzardata, un minuto segnale di
qualcosa che ormai stava cambiando, senza neppure sapere perché: Duilio cambiò
il suo percorso, da un giorno all’altro, la signora Luisa rimase troppo
distante dalla sua abitazione, e lui si ritrovò a pensare che bisogna essere
forti su ogni decisione e non restare nostalgici di qualcosa quando ormai non
ha più senso.
Bruno Magnolfi
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