mercoledì 8 giugno 2011

Soltanto sassi, fuori da qui.

            
            Si doveva passeggiare, non si poteva fare altro, ed io pensavo che invece avrei potuto tirare un sasso e colpire chiunque, chiunque volessi; questo pensavo quando si passeggiava. Le persone mi guardavano, ma io non desideravo mai essere guardato, perciò chiudevo gli occhi, a volte, oppure guardavo da tutta un’altra parte. Poi lasciavo perdere tutti quei loro sguardi, la smorfia che in genere facevo era di indifferenza, come se non mi interessasse niente, o non fossi proprio lì, ma all’improvviso pensavo di nuovo che con facilità avrei potuto colpirli tutti quanti con un sasso, bastava lo avessi voluto.
            L’accompagnatore diceva che quello si chiamava passeggiare, ma a me non importava niente: mi guardavano, questo era essenziale e tremendo, ed io pensavo che un giorno o l’altro avrei dovuto farli smettere. Non era il posto mio, quel passeggiare, troppa gente, e fortunatamente da ogni parte al bordo della strada c’erano dei sassi e mi sentivo protetto in qualche modo, capace di colpire gli individui che guardavano con una semplice sassata. Sembravano tutti contenti di guardare, e continuavano a parlare e a volgere lo sguardo da una parte all’altra e inevitabilmente su di me.
            L’accompagnatore mi chiedeva qualcosa, ma di rado, tanto io non rispondevo: grugnivo ogni tanto, questo si, ma solo per fargli capire che avrei potuto tirare dei sassi in qualsiasi momento e colpire tutte le persone che guardavano. Non lo sopportavo quel passeggiare, c’era la gente, era tremendo. Rimpiangevo la mia stanza, starmene da solo in tutta pace: continuare a passeggiare in quel modo con quella gente dallo sguardo curioso non mi riusciva di mandarlo giù. Perciò stavo in silenzio, e se chiudevo gli occhi vedevo i sassi che avrei potuto tirare, soltanto se lo avessi voluto.
            Invece ogni giorno l’accompagnatore mi veniva a prendere per portarmi a quella passeggiata, ed io lasciavo fare, pensavo che magari quel giorno non ci sarebbero state quelle solite persone, ma invece erano là, come ogni volta, e guardavano, ed io avevo voglia proprio di prenderli a sassate. Quando l’accompagnatore mi lasciò accostato al muretto per andare a parlare con qualcuno che forse conosceva, non riuscii proprio a resistere: presi un sasso, uno di quelli grossi, e lo tirai con tutta la mia forza. Feci bene, sono sicuro, perché da quel giorno non ci fu più per me la passeggiata.


            Bruno Magnolfi

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