Poco
distante da me, proprio davanti ai miei occhi, la realtà scorre senza alcuna
difficoltà, come seguendo un percorso che non prevede incertezze. Gli alberi
nel vento si incurvano, le persone per strada si stringono nei loro cappotti,
ambiscono raggiungere le proprie abitazioni, rilassare i nervi tesi, uscire da
situazioni ostiche, così impersonali, che tolgono qualcosa senza riuscire ad
offrire niente nel cambio.
Vado
in giro senza preoccuparmi di nulla, osservo i comportamenti delle persone che
incontro, attendo quasi con impazienza che qualcuno mi chieda spiegazioni sul
mio modo di pormi di fronte alle cose, o sulla maniera con cui considero tutto.
Un uomo si ferma, mi osserva un momento, dice: oggi niente è una verità
definita; ciò che appare spesso nasconde il contrario, ogni dato viene fatto
credere legge, ma è soltanto per un tornaconto che è quasi divenuto usuale,
tanto da risultare persino prevedibile. Non esiste un responso, tanto vale non
credere niente.
Osservo
qualcosa in fondo alla strada, annuisco; mi sposto ad osservare una pubblicità
sopra un muro: forse ha ragione, penso, ogni elemento serve a qualcuno, e tutti
insieme ruotano su una giostra infernale. Vado avanti, il senso di angoscia mi
pare si acuisca se cerco di comprendere qualcosa di più, così torno indietro,
verso la stessa persona che mi ha parlato poco prima, e cerco con lui di essere
scherzoso, di alleggerire le cose.
Va
bene, dice qualcuno dietro di noi; è giusto lasciare ogni preoccupazione al di
fuori, possiamo andare in un bar, bere una birra, parlare di niente e sentirsi
in sintonia completa, dimenticandoci di tutto e divertendoci di fronte alla
nostra capacità di sentirsi al di fuori. Ci avviamo, si entra dentro al locale,
ma all’improvviso a me sembra che le cose non stiano in piedi, almeno così come
sono state impostate; mi guardo attorno, quasi senza interesse, poi, dentro una
tasca, scopro di avere un piccolo coltello tagliente. Lo estraggo con
espressione rabbiosa, dico a tutti i presenti che non c’è niente di cui
scherzare e ridere, le cose adesso si sono fatte notevolmente più serie, non
può essere altrimenti.
Stanno
tutti in silenzio, nessuno ha voglia di dire alcunché, lasciano che io me ne
vada, che raggiunga di nuovo la strada e le mie convinzioni: nessuno mi segue,
sanno che sono solo, che non avrò vita facile, probabilmente riuscirò a
mettermi in guai certi, anche peggiori di quelli di adesso, tanto vale che
corra come voglio quella mia corsa, poco per volta l’inevitabile si parerà
davanti ai miei occhi, non ci sarà più alcuna possibilità per tornarsene
indietro.
Cerco
di fuggire senza sapere per dove e neppure da cosa, ma sono sicuro che la
conservazione dei geni di cui sono composto dipende soltanto da me, dai miei
comportamenti, dalla capacità che riuscirò a manifestare di essere superiore
alle difficoltà ordinarie del mondo contemporaneo: diversificarmi dagli altri,
modificare il mio stato, trovare un significato più alto nei miei
atteggiamenti, nei pensieri che adotto. Non ho niente alle spalle: tutto si
gioca in questo futuro.
Bruno
Magnolfi
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