Mi
avevano sistemato in un letto della corsia, nel reparto di medicina generale;
gli infermieri erano stati bravi e veloci, anche se si erano subito dileguati.
Gli altri cinque ammalati della mia camera pareva fossero là dentro da sempre: mi
avevano osservato in silenzio, io ero rimasto immobile nella stessa posizione
in cui ero stato messo, voltando soltanto lo sguardo, per qualche momento, verso
l’unica grande finestra che c’era, per osservare quel piccolo pezzo di cielo che
restava inquadrato in fondo alla stanza, oltre la parete slavata. Dopo un po’
era sopraggiunta la dottoressa con un infermiere, mi avevano fatto qualche
domanda, mi avevano anche toccato e rigirato su tutti i lati. (...)
Bruno
Magnolfi
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