mercoledì 13 marzo 2013

Dietro ai sogni (cortometraggio n. 3).


                  

Non vedo niente qua attorno, pensava Vittorio, se non i miei soliti passi di sempre sull’erba. La campagna primaverile pareva immobile, lui camminava lungo il viottolo verso la cima della bassa collina sopra al paese. Il piccolo aereo all’improvviso era arrivato da dietro, poco sopra le cime degli alberi, aveva ronzato abbassandosi ancora, lasciando immaginare qualche evidente difficoltà, e infine aveva lasciato toccare le ruote sull’erba circa cinque o seicento metri più avanti, sparendo alla vista subito dietro la cima del poggio. Lui aveva aumentato il suo passo, fino quasi a correre, e anche se non era abituato a quell’ansia che d’improvviso provava, sentiva adesso la convinzione di poter dare un aiuto nel caso l’impatto del velivolo col suolo fosse stato maggiormente traumatico di quanto era riuscito ad immaginare.
            Era giunto sulla cima tonda della collina dopo circa dieci minuti, ormai senza fiato, e aveva visto che l’aereo era già fermo, ancora più avanti, il motore spento, ma senza alcun danno almeno apparente. Vittorio aveva raggiunto il velivolo, ma alla guida non c’era già più nessuno, l’elica era ferma, la persona che lo aveva pilotato fin lì forse era andata da qualche parte, forse verso una delle case poco lontane, una di quelle che rimanevano mezze nascoste dal fitto degli alberi. Osservava quell’aereo, non ne aveva mai visto uno del genere così da vicino, poi, poco per volta, aveva ripreso fiato, decidendo di rimanere là attorno a curiosare e a capire qualcosa di più.
            Ehi, sentì dire da dietro; così si era voltato, doveva essere senz’altro il pilota dell’aereo. Si sentiva come colto nel vivo, quasi entusiasta di quanto stava accadendo. Un ragazzone di circa trent’anni si era avvicinato a lui quasi correndo, gli aveva spiegato che a bordo si era soltanto guastato uno strumento minore, niente di particolarmente importante, aveva bisogno però degli utensili giusti, tipo qualche cacciavite e una pinza, poi avrebbe cercato di effettuare la riparazione da solo. Si erano fermati vicini, in piedi sull’erba e nel silenzio del prato, per presentarsi e parlare con una calma maggiore di tutto ciò di cui c’era bisogno. Vittorio aveva detto subito quale fosse il paese più vicino e verso quale direzione, ma all’altro non interessava per niente quell’argomento: gli aveva chiesto di andare lui a prendere gli utensili che gli servivano, ma subito, perché avrebbe dovuto ripartire al più presto. Lui era confuso, forse avrebbe dovuto terminare la sua passeggiata, voleva quasi pensare, ma l’altro insisteva, doveva andare immediatamente, diceva, per favore, di corsa, era un gesto estremamente importante, lo avrebbe ripagato in qualche maniera.
            Vittorio alla fine non riusciva a far altro che assentire a quelle richieste: è importante, pensava all’improvviso anche lui; così si era staccato dall’altro e dalla cima della collina assolata, e in un attimo era sparito lungo il viottolo tra quel fitto di alberi, quasi senza sapere cosa stava veramente facendo. Di corsa aveva fatto quasi tutta la strada fino al paese, e poi di nuovo al contrario aveva affrontato quella salita con la pesante borsa di utensili che aveva trovato nella rimessa della sua casa, insieme a tutti i soldi che aveva, ed era già trascorsa però una buona mezz’ora, e lui aveva sempre più fretta adesso, una fretta incredibile.
            Posso andarmene con lui, su quell’aereo, pensava correndo, via dal paese, da questa gente, da questi campi senza futuro. Non poteva essere soltanto un caso quell’opportunità che pareva offrirsi in maniera così inaspettata, lui non poteva certo rifiutarla proprio ora. C’era quasi qualcosa che gli indicava come tutto fino a quel giorno si fosse proteso verso quel semplice epilogo, fino a quel momento in cui avrebbe potuto incredibilmente spiccare il volo su quel piccolo aereo, oltre qualsiasi immaginazione. Vittorio, senza più fiato, quasi con le lacrime agli occhi per lo sforzo e l’emozione, era pronto, si sentiva benissimo, come mai si era sentito.
            Corse, senza pensare a nient’altro, fino quasi alla cima di quella collina, un solo pensiero dentro la mente, le parole già pronte per spiegare le cose a quel ragazzone, ciò di cui lui aveva bisogno, ed era come se conoscesse già la risposta, come se tutto fosse già sistemato in maniera perfetta. Ma quando tirò su lo sguardo, ormai sopra al poggio, l’aereo non c’era già più, e la sua speranza parve sfumare in un attimo, per lasciare soltanto due solchi nell’erba.

            Bruno Magnolfi  

Nessun commento:

Posta un commento