Non vedo
niente qua attorno, pensava Vittorio, se non i miei soliti passi di sempre
sull’erba. La campagna primaverile pareva immobile, lui camminava lungo il
viottolo verso la cima della bassa collina sopra al paese. Il piccolo aereo all’improvviso
era arrivato da dietro, poco sopra le cime degli alberi, aveva ronzato
abbassandosi ancora, lasciando immaginare qualche evidente difficoltà, e infine
aveva lasciato toccare le ruote sull’erba circa cinque o seicento metri più
avanti, sparendo alla vista subito dietro la cima del poggio. Lui aveva
aumentato il suo passo, fino quasi a correre, e anche se non era abituato a
quell’ansia che d’improvviso provava, sentiva adesso la convinzione di poter
dare un aiuto nel caso l’impatto del velivolo col suolo fosse stato
maggiormente traumatico di quanto era riuscito ad immaginare.
Era
giunto sulla cima tonda della collina dopo circa dieci minuti, ormai senza
fiato, e aveva visto che l’aereo era già fermo, ancora più avanti, il motore
spento, ma senza alcun danno almeno apparente. Vittorio aveva raggiunto il
velivolo, ma alla guida non c’era già più nessuno, l’elica era ferma, la
persona che lo aveva pilotato fin lì forse era andata da qualche parte, forse verso
una delle case poco lontane, una di quelle che rimanevano mezze nascoste dal
fitto degli alberi. Osservava quell’aereo, non ne aveva mai visto uno del
genere così da vicino, poi, poco per volta, aveva ripreso fiato, decidendo di
rimanere là attorno a curiosare e a capire qualcosa di più.
Ehi,
sentì dire da dietro; così si era voltato, doveva essere senz’altro il pilota
dell’aereo. Si sentiva come colto nel vivo, quasi entusiasta di quanto stava
accadendo. Un ragazzone di circa trent’anni si era avvicinato a lui quasi
correndo, gli aveva spiegato che a bordo si era soltanto guastato uno strumento
minore, niente di particolarmente importante, aveva bisogno però degli utensili
giusti, tipo qualche cacciavite e una pinza, poi avrebbe cercato di effettuare
la riparazione da solo. Si erano fermati vicini, in piedi sull’erba e nel
silenzio del prato, per presentarsi e parlare con una calma maggiore di tutto
ciò di cui c’era bisogno. Vittorio aveva detto subito quale fosse il paese più
vicino e verso quale direzione, ma all’altro non interessava per niente quell’argomento:
gli aveva chiesto di andare lui a prendere gli utensili che gli servivano, ma
subito, perché avrebbe dovuto ripartire al più presto. Lui era confuso, forse avrebbe
dovuto terminare la sua passeggiata, voleva quasi pensare, ma l’altro
insisteva, doveva andare immediatamente, diceva, per favore, di corsa, era un gesto
estremamente importante, lo avrebbe ripagato in qualche maniera.
Vittorio
alla fine non riusciva a far altro che assentire a quelle richieste: è
importante, pensava all’improvviso anche lui; così si era staccato dall’altro e
dalla cima della collina assolata, e in un attimo era sparito lungo il viottolo
tra quel fitto di alberi, quasi senza sapere cosa stava veramente facendo. Di
corsa aveva fatto quasi tutta la strada fino al paese, e poi di nuovo al
contrario aveva affrontato quella salita con la pesante borsa di utensili che aveva
trovato nella rimessa della sua casa, insieme a tutti i soldi che aveva, ed era
già trascorsa però una buona mezz’ora, e lui aveva sempre più fretta adesso,
una fretta incredibile.
Posso
andarmene con lui, su quell’aereo, pensava correndo, via dal paese, da questa
gente, da questi campi senza futuro. Non poteva essere soltanto un caso
quell’opportunità che pareva offrirsi in maniera così inaspettata, lui non
poteva certo rifiutarla proprio ora. C’era quasi qualcosa che gli indicava come
tutto fino a quel giorno si fosse proteso verso quel semplice epilogo, fino a
quel momento in cui avrebbe potuto incredibilmente spiccare il volo su quel
piccolo aereo, oltre qualsiasi immaginazione. Vittorio, senza più fiato, quasi
con le lacrime agli occhi per lo sforzo e l’emozione, era pronto, si sentiva
benissimo, come mai si era sentito.
Corse,
senza pensare a nient’altro, fino quasi alla cima di quella collina, un solo
pensiero dentro la mente, le parole già pronte per spiegare le cose a quel
ragazzone, ciò di cui lui aveva bisogno, ed era come se conoscesse già la
risposta, come se tutto fosse già sistemato in maniera perfetta. Ma quando tirò
su lo sguardo, ormai sopra al poggio, l’aereo non c’era già più, e la sua
speranza parve sfumare in un attimo, per lasciare soltanto due solchi
nell’erba.
Bruno
Magnolfi
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