domenica 13 aprile 2014

Cambiamenti (ritratto n. 15).

          

In albergo, a parte i fine settimana, ci sono pochi clienti in questo periodo dell'anno. Il mare di fronte pero è già bellissimo, ed il sole caldo e piacevole. La sera, giù nel salone, si radunano quasi tutti per le chiacchiere e per gli aperitivi. Qualcuno se ne sta in disparte con un libro, altri però ascoltano le note morbide della pianista già al lavoro, e molti hanno solo voglia di divertirsi in pieno rilassamento. Il cliente della camera 207 invece, qui da almeno una settimana, a quest'ora non si vede mai. Arriva più tardi, non scambia parola con nessuno, sfoglia da solo un giornale, poi si siede, tra i primi, dentro alla sala del ristorante, e si fa semplicemente servire la cena.
Soltanto altri due o tre giorni, penso mentre attendo il cameriere, poi potrò ripartire e tornarmene a casa. Non che qui, in questo bellissimo albergo sul mare, non si stia più che bene, tutt'altro; però questa specie di esilio momentaneo mi sta sinceramente iniziando a pesare. Forse dovrei parlare con qualcuno, accennare alla mia situazione, spiegare come questo momento di riflessione, prima della decisione di separami da mia moglie, sia per me fondamentale per essere sicuro della strada da prendere.
La serata, anche dopo i tempi di una cena quasi infiniti, si protrae ancora dentro al salone, con la nostra pianista che propone qualche vecchia canzone che in molti cercano di intonare, magari sottovoce, sorridendo e guardandosi attorno. Qualcuno, ma sono pochi, si avventura in una breve passeggiata in spiaggia, in genere soltanto nella zona illuminata dai lampioni dell’albergo. Il cliente della 207 invece, si siede in un angolo, e scrive qualcosa su un quaderno che chiude velocemente anche soltanto all’avvicinarsi di qualcuno al suo tavolo. Si fa servire un bicchierino di acquavite, e sta lì, quasi per tutto il tempo. Abbiamo deciso di mandargli una ragazza della portineria questa sera, a chiedergli simpaticamente se questa permanenza da noi è di suo gusto.
Questa ragazza è gentile, in fondo non mi ha chiesto niente di sconveniente, probabilmente si è solo accorta che me ne sto troppo in disparte, così le ho risposto che va tutto bene, anzi, che è tutto al di sopra delle mie aspettative. Ma adesso devo per forza unirmi almeno al gruppo di quelli che stazionano attorno al pianoforte, sorridere, cercare di svagarmi. Ripongo il quaderno, mi alzo, con il mio bicchierino vado verso il banco del ricevimento. Il portiere mi guarda, aspetta che dica qualcosa, gli chiedo il nome della brava pianista: Liana, mi dice, e nient’altro. Così in un momento in cui non sta suonando, vado da Liana, e le dico senza mezze misure che la sua figura è a dir poco affascinante.   
Il cliente della 207 sembra adesso che stia esagerando: è già al terzo bicchiere, ed adesso vuole strafare offrendo una bottiglia si spumante alla nostra pianista. Lei accetta, in fondo è il suo mestiere, forse si sente lusingata di essere entrata nelle sue corde dopo tante sere di indifferenza. Tutti quanti stiamo ad osservare quali saranno le prossime mosse, anche se non sembra ci possa essere un seguito.
Basta, dico tra me, la mia parte di animale sociale ormai è fatta, adesso posso tornare a tutti i miei pensieri. In fondo, un bicchiere, una bella donna e qualche canzone, non hanno mai fatto male a nessuno. Partirò domani mattina, ho deciso, tutto ciò su cui dovevo riflettere ormai si è esaurito, così lascerò un omaggio di fiori a Liana, e poi, chissà, magari tra qualche domenica, potrei addirittura tornare a farle una visita.

Bruno Magnolfi


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