Fuori dalla macchina,
sulla piazzola sterrata lungo la strada provinciale, c’è soltanto il buio della
tarda serata e qualche albero spelacchiato intorno, poi più niente. Alberto
inizialmente si è fermato un attimo, giusto qualche minuto per ascoltare il
silenzio della serata a motore spento e fumarsi una delle sue sigarette in
santa pace. Ma la sua auto subito dopo non ne ha voluto più sapere di
rimettersi in moto, e dopo aver fatto parecchi tentativi lui adesso sta iniziando
a pensare di non avere altra scelta che scendere da lì ed arrivare a piedi
almeno fino alle prime case del paese, distanti almeno qualche chilometro,
visto che a quell’ora lungo quella via, già normalmente poco frequentata, non
sembra passare proprio più nessuno.
Ma all’improvviso il
rombo di un motore sembra come sortire dal buio, i fari di un mezzo stradale
scintillano sulle ultime curve, Alberto scende dalla sua auto e si fa subito
vedere quasi nel mezzo della carreggiata. Rallenta un furgoncino, senza
insistere troppo sui freni a dire il vero, ma alla fine arriva a fermarsi a
pochi passi da lui, e qualcuno dall'interno forse abbassa leggermente il
finestrino, restando però lì immobile, come in attesa. Scusi, dice Alberto
avvicinandosi di un passo e con una certa circospezione, ma proprio in quel
momento il furgoncino si rimette in moto e quasi se ne va, visto che finisce
col fermarsi appena dopo venti o trenta metri.
Alberto non sa cosa
pensare, guarda le luci di posizione sul retro del mezzo, tenta di comprendere
meglio di quale marca e modello possa essere, cerca anche di memorizzarne la
targa, ma c’è un numero dentro quel codice che gli rimane del tutto ambiguo,
come un segno del tutto diverso da quelli normalmente in uso, forse solo perché
coperto da uno schizzo di fango. Torna alla sua auto senza chiedere più niente,
rientra, adesso gli appare tutto un po' troppo stravagante, visto che là fuori
c'è qualcuno che deve'essere senza dubbio un tipo strano, forse anche
pericoloso, e lui non può neppure muoversi da dove si trova. Inizia così a
sentirsi esposto a chissà cosa, e stasera essersi dimenticato a casa il suo
telefono cellulare di certo non è stata una mossa favorevole.
Dopo un bel pezzo in cui continua a spiare la
situazione in cui si trova, quel furgoncino innesta la marcia, riprende la sua
strada e sembra proprio andarsene, ma Alberto non si fida e aspetta diversi
minuti prima di decidersi ad uscire dall'abitacolo. Poco dopo difatti due fari
lentamente si riavvicinano, ma lui si sente stufo della faccenda, ed adesso è
deciso ad affrontare il tizio, chiunque sia, che pare voglia divertirsi a
prenderlo un po' in giro. Così sta fermo mentre aspetta che si avvicini quel
furgone, ma il mezzo all'improvviso si ferma, a venti o trenta metri da lui,
proprio come prima, adesso abbagliandolo con i fari accesi. Lui gli va
incontro, in fondo ha solo da chiedergli un aiuto generico, niente di
particolare, ma ad un tratto è preso da un forte brivido, e torna a fermarsi.
Dal furgoncino non giunge alcun segno di vita, se non quel motore che gira al
minimo e quei maledetti fanali abbaglianti che non permettono ad Alberto di
vedere quasi niente.
Urla forte allora: per favore, ho bisogno di un
aiuto, magari di un passaggio fino al primo posto pubblico, ma non riceve
alcuna risposta. Alberto resta fermo, gli viene voglia di raccattare un sasso
dal margine e scagliarlo con tutte le sue forze contro quel maledetto
furgoncino, ma non lo fa. L’altro mezzo invece innesta la retromarcia, inverte
la direzione e se ne va di nuovo. Lui si fruga in tasca, poi torna alla sua
auto deciso a chiudere le portiere ed avviarsi a piedi verso il primo luogo
utile che riuscirà a trovare, così prende la sua borsa, raccoglie tutte le sue
cose, ed al momento di staccare le chiavi dal cruscotto prova, per un’ennesima
volta, a far girare quel maledettissimo motore, che adesso naturalmente si
avvia senza problemi.
Bruno Magnolfi
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