Lei
è un idiota, gli dico a voce alta, non ci possono essere altre parole per
identificarla meglio. Le poche persone presenti al bar della stazione si
voltano tutte verso di me, e alcune fanno silenzio tra loro per capire cosa mai
stia succedendo, ma io non lascio alcuna soddisfazione, così mi riappoggio al
bancone e riprendo a sorseggiare la mia grappa come se nulla fosse. Il mio
interlocutore è rimasto di stucco, naturalmente, forse non ha neanche compreso
che io in qualunque caso sto sempre dalla parte dei treni, e mai con chi vuole
parlare male del servizio ferroviario. Mi pare assolutamente pretestuoso dire
magari che c’è un ritardo, e che ci sono i disservizi, o sostenere
genericamente che le cose sembrano proprio non andare bene, magari ironizzando
sul fatto che a nessuno in fondo fa troppo comodo interessarsi dei piccoli
disagi di qualche pendolare.
Il
mio interlocutore alza le spalle, io l’ho lasciato parlare a lungo, quanto ha
voluto, ed ho in qualche modo dato seguito al suo sfogo, probabilmente
provocato da qualcosa di sicuro non collegato nemmeno direttamente alle
ferrovie; adesso però gli ho detto il fatto suo, e non voglio più neppure
riaffrontare l’argomento. Un paio si persone mi guardano in faccia da vicino
mentre sto fermo, forse mi conoscono, sanno che vengo qui ogni giorno a
difendere i treni dagli attacchi vigliacchi dei pusillanime senza criterio. Mi
guardano, ma non hanno neppure il coraggio di dire qualche cosa. Poi il mio
interlocutore di prima ripiglia fiato incomprensibilmente, butta giù il suo
caffè e riprende subito a dire delle cose del tutto prive di qualsiasi criterio.
Lo lascio fare, non c’è più niente da discutere, i treni sono un elemento al di
sopra di tutto questo chiacchierare, se non ce ne rendiamo neppure conto,
penso, non siamo neanche delle vere persone.
Poi
esco dal bar della stazione, a quell’ora ormai non si incontrano quasi più
persone come si deve, con le quali fermarsi per parlare in modo adeguato di
treni e ferrovie. Giro lungo il marciapiede del binario uno, mi fermo un attimo
alle latrine, poi quando esco mi accorgo che qualcuno mi tiene d’occhio, e
quando volto l’angolo dell’edificio in due o tre mi vengono subito dietro. Non
mi preoccupo, sono abituato ad affrontare gente che crede di poter fare chissà
cosa, che poi alla prova dei fatti è pronta immediatamente a tirarsi indietro,
ed a lasciarmi padrone del campo, convinto assertore dei miei argomenti, e
quindi assolutamente dalla parte della giusta ragione. Ma questi paiono
differenti, così mi fermo, e a voce alta dico: che volete? Quelli si eclissano
immediatamente, proprio come immaginavo, così mi incammino lentamente per
tornarmene alla mia baracca, in fondo al binario sei.
Ma
ci ripenso, torno indietro, rientro dentro alla stazione e filo dritto al bar.
Adesso sono rimasti davvero in pochi a fumarsi le loro sigarette e a tirare
tardi come sempre. Il tizio di prima mi viene incontro, dice che mi stavano
cercando, che forse avrei dovuto fermarmi ancora un pochino, sembra che
vogliono scrivere una sceneggiatura proprio su di me e sui miei argomenti di
discussione, insomma potrei ad un tratto diventare un personaggio importante.
Rifletto senza parlare, forse qualcuno inizia a comprendere che i treni vengono
sempre prima di tutto, penso, e che bisognerebbe ringraziare ogni giorno chi li
ha istituiti. Mi metto a girare nella piccola stazione del mio paese, guardo
dappertutto, esco anche fuori, sul piazzale di fronte, persino sotto alle
pensiline dei binari, ma nessuno mi ferma, nessuno chiede di me, e dei tizi di
prima non c'è neppure l'ombra. Torneranno, penso mentre vado alla fine verso la
mia baracca. Non c'è da preoccuparsi, le cose si aggiusteranno, tutto troverà
un motivo superiore per manifestarsi. Sono pronto a fare la mia parte, mi dico
da solo, sarò capace di spiegare il mio punto di vista a chiunque voglia
ascoltarmi, e se me ne daranno la possibilità porterò il treno ad essere
l'elemento fondamentale per questo paese senza spina dorsale, e riuscirò a
renderlo degno di stima e di rispetto.
Bruno
Magnolfi
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