Siete
tutti uguali, dico. Vi piazzate qui comodamente e non c’è mai verso di portarvi
via da queste sedie. Loro continuano a parlare, un paio mi sorridono, qualcuno
prende la mia uscita come un qualsiasi saluto. I pomeriggi al solito caffè
certe volte sembrano persino incomprensibili, i ragazzi sono tutti pronti a
passare delle ore intere senza combinare proprio niente. Mi piazzo al banco, mi
faccio servire una birra piccola, la tracanno guardandomi poco intorno e conservando
assolutamente una certa serietà, fino a quando svogliatamente esco da lì.
Mentre sono sulla porta qualcuno riferito a me ironicamente, chiede dove io
creda di poter andare, così mi giro, e gli altri ridono: so che niente di buono
uscirà da qui anche oggi, penso con rassegnazione.
In due quasi
subito mi raggiungono sopra al marciapiede, ed iniziano col dire che anche loro
sostanzialmente sono stufi, anche se spesso non sanno proprio in quale altra
maniera riempire le giornate. Li guardo, forse non dipende del tutto dalla
nostra volontà, dico tanto per azzardare una qualche spiegazione, in ogni caso
è evidente che si deve trovare in qualche modo una via d'uscita. Decidiamo di
farci una passeggiata, anche se con poca convinzione. Arriviamo fino al fiume,
ci mettiamo sopra al ponte ad osservare l’acqua che scorre ed a parlare senza
impegno del più e del meno. Arriva una signora, dice senza neppure riferirsi
del tutto a noi, che è successo qualcosa di terribile molto tempo fa, proprio
in quel punto. Una donna si è gettata dentro l'acqua, spiega, proprio
all'improvviso, ed è scomparsa là dove la corrente va via con maggiore forza.
Lei la conosceva, dice, era una brava ragazza, con una tremenda paura di vivere
però. Non è stata più trovata, neppure il corpo, e qualcuno da poco tempo ha
iniziato a dire che forse è ancora viva, e che probabilmente ha trovato dentro
di sé la forza di ricominciare tutto dall’inizio.
Noi stiamo
fermi, in silenzio, ci sono cose incredibili che definiscono in qualche modo un
risultato, e all'improvviso ci sentiamo piccoli, stupidi, anche un po’ privi di
spina dorsale. La signora infine se ne va, la storia che ci ha raccontato
invece rimane come a mezz’aria, senza alcuna conclusione. Certo che ce ne vuole
di coraggio, azzarda uno dei ragazzi. A me non va neppure di trovare un
commento adatto, e così mi limito a guardare le persone a piedi che passano
lungo la spalletta, fino a quando giunge una ragazza, una qualsiasi. E' lei
forse, dico così tanto per dire. Ci voltiamo tutti ad osservarla, a quel punto,
con gli occhi mezzi sgranati come fossimo ancora suggestionati dal racconto che
abbiamo ascoltato poco prima, cosi lei nota il nostro interesse e con un gesto
semplice mentre passa si aggiusta una ciocca di capelli.
Uno dei
ragazzi dice che chiunque può essere tutto quello che gli va, l'altro annuisce
e intanto pensa che forse basta credere le cose fino in fondo per farle
diventare subito vere. La ragazza allora si ferma poco più avanti rispetto a
dove siamo noi, ed adesso ci dà le spalle anche se proseguiamo ad osservarla
con curiosità, aspettandoci da lei chissà che cosa. Poco dopo arriva un uomo,
la saluta senza enfasi, la prende sottobraccio, insieme gettano una lunga
occhiata alla corrente del fiume che si infila sotto al ponte, e alla fine se
ne vanno. Anche noi decidiamo subito dopo di tornarcene al caffè, ma adesso
abbiamo meno voglia di fare gli spiritosi, cosi arrivati là davanti ci
salutiamo, senza neppure entrare nel locale, e ognuno di noi a quel punto se ne
va da solo, forse soltanto per ripensare con maggiore profondità a quanto
accaduto.
Bruno Magnolfi
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