Sono
fritto, pensa Enrico. In certi casi lui si va a mettere in un angolo da solo, e
cerca di riflettere a lungo sopra le proprie preoccupazioni, anche se non
giunge quasi mai ad una conclusione chiara e positiva. La sua fidanzata durante
quelle volte lo lascia perdere, sa che è del tutto inutile cercare di
interferire con la sua strana sensibilità, perché Enrico, quando si sente cosi
in bilico in mezzo alle decisioni che avrebbe bisogno di prendere, è del tutto
intrattabile, non ragiona, lascia che il suo organismo si gonfi di tutto ciò
che è riuscito ad accantonare in precedenza, e poi rimane li, semplicemente a
misurare il punto di rottura. Lei non si fida, lui in questi casi assume
un’espressione cattiva, uno sguardo quasi da animale braccato che cerca soltanto
di difendersi, pur neppure sapendo da cosa, ed in quelle giornate a lei pare
che Enrico potrebbe fare qualsiasi sciocchezza, salvo pentirsene subito dopo.
Già
diverse volte ha cercato di allontanarsi da lui, di lasciarlo insomma, ma non è
affatto facile: Enrico la ricatta tramite l’atteggiamento dimesso che talvolta
riesce ad assumere, un misto tra la sofferenza di una persona sola e scacciata
da tutti, e la necessità di protezione quasi infantile che mostra. Lei pensa
ogni volta che lui possa cambiare, che in qualche modo sia diventato
improvvisamente quel dolce ragazzone che al momento mostra di essere, proprio
come quando lo ha conosciuto, e così ricasca regolarmente in quel rapporto
malato, in cui periodicamente le cose precipitano, senza possibilità di
salvarsi. Enrico non è mai stato violento con lei, o almeno fino adesso lo è
stato soltanto con le parole, alzando la voce e qualche volta offendendola, ma
ciò non esclude che un giorno o l’altro possa colpirla o anche peggio.
Adesso
però quel momento sembra proprio arrivato. Lui ha fatto un’assurda scenata
cercando di dimostrare con discorsi paranoici come lei lo tradisca, ed ha
chiuso completamente le orecchie a qualsiasi spiegazione riguardo le
sciocchezze che è stato capace di tirar fuori, continuando così a scaldarsi ed
a perdere poco per volta qualsiasi razionalità. Poi le ha dato una spinta, ad
un tratto, gettandola giù dalla macchina mentre stava urlandole ancora qualcosa,
e infine è ripartito come un pazzo dalla piazzola dove si erano fermati per
qualche minuto. Dopo pochi metri però è tornato indietro, e nel buio del luogo isolato
è passato con le ruote dell’auto sopra al corpo ancora a terra della sua
fidanzata. Poi alla fine è fuggito.
Quando si vaga
senza una meta, sentendosi come braccati da tutti, ci si va a nascondere dove
si può e dove capita, disperandosi di tutto e inciampando continuamente in errori e sciocchezze. Poi c'è un momento in
cui si ripensa almeno con un filo di lucidità a ciò che si è fatto, ed è allora
che ogni sforzo improvvisamente si fa assurdo, ed ogni pensiero che si può
avere dentro la testa, riporta continuamente al fatto che non è un brutto
sogno, e che niente sarà più come prima. Costituirsi in mezzo alle lacrime e al
dispiacere diventa cosi l'unica via, ma che sorpresa sentirsi dire dopo qualche
telefonata da parte delle forze dell’ordine che la propria fidanzata sta bene,
che sotto alle ruote c'è andata soltanto la radice di un albero, anche se
adesso tra tutto quanto resta vera soltanto quella cosa essenziale: niente, in
ogni caso, sarà più come prima, proprio ad iniziare da quelle manette che
scattano subito attorno ai suoi polsi.
Bruno Magnolfi
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