Guardo
avanti in questi giorni, dice Leo con serietà ma senza dare troppa enfasi alle
sue parole pronunciate comunque a mezza voce. Prima o dopo dovrai fermarti,
dice lei in un sussurro, dopo che ha accettato di incontrarlo, anche soltanto
per una manciata di minuti, in quel locale tranquillo, fuori mano, dove nessuno
evidentemente la conosce. E intanto sono già sulle tue tracce, dice ancora lei;
prima o dopo dovrai mostrarti, non puoi stare sempre con la faccia coperta
dagli occhiali scuri. Ti tradirai: basta solo una telefonata, qualche curioso
che si pone una domanda di troppo su di te, o che magari fa controllare la tua vera
identità, prende qualche informazione circa il tuo passato, concedendosi
un’incursione veloce in qualcuno dei segreti che nascondi. Tutto sarà perduto
in un momento, proprio mentre stai forse cercando quel briciolo di normalità
che adesso ti manca, comprando qualcosa da mangiare, o camminando semplicemente
in una strada.
Va
bene, fa lui, hai reso l’idea; però mi sembra adesso di dover fare ancora mille
cose, di aver bisogno di sviluppare appieno i miei pensieri, soprattutto le mie
idee; da quando mi trovo in questa situazione da braccato, pare che tutte le
mie riflessioni girino molto più velocemente dentro la mia testa, e che tutto
per me si faccia più a portata di mano, quasi facile, spesso almeno fattibile.
Mi pare quasi di poter affrontare qualsiasi cosa, di riuscire ad esprimere con
i miei semplici sotterfugi, un segnale forte per me e per tutti quanti, tanto
da farmi sentire leale, battagliero, consapevole persino dei miei limiti. Certo
Leo, dice la ragazza, ma è proprio questa tua sensazione di grandezza e di
imprendibilità che probabilmente ti sarà fatale. E’ normale immaginarsi che le
cose per te si faranno negative da un momento all’altro, perché sarà così, ed improvvisamente
sarà anche tardi, e non potrai proprio farci più niente.
Lo
so, fa lui, ma in ogni caso, per quanto assurdo sia, mi sento bene in questa
fase: è come se finalmente avessi trovato una dimensione particolarmente giusta
per me, quella che sapevo esserci da qualche parte, ma che fino ad ora non
avevo mai tentato; devo guardarmi attorno, questo è chiaro, stare sempre
nascosto e sulla difensiva, cercare continuamente coi miei sensi dilatati delle
vie di fuga; ma questo non essere esattamente calato nel sistema mi fa sentire
a posto, finalmente io, come effettivamente sono sempre stato. Non può durare
molto, lo capisco benissimo, ma in ogni caso devo andare avanti in questo modo,
perché se non percorressi fino in fondo questa strada, rinnegherei una parte di
me, che adesso grida per stare qui al mio passo.
Qualcuno lo
guarda dall'altra parte del locale, lei furtivamente prende dei soldi che aveva
preparato, e glieli passa rapidamente sopra al piano del tavolo, nascosti
dentro un libro. Leo sorride, è una situazione che, per quanto assurda sia,
quasi gli piace, come se finalmente avesse trovato la giusta lotta da portare
avanti, contro un nemico diffuso e inafferrabile, che lo fa sentire solo ma
importante. Scatta un meccanismo, da qualche parte, lei si volta indietro,
avviene qualche cosa in fondo a quel locale, come un colpo d’aria che
d’improvviso facesse volare le tovagliette via dai tavoli, e mettesse tutti
quanti i presenti di fronte ad una realtà non calcolata. Leo è sparito; quando
lei si volta verso di lui, lui non c’è più, volatilizzato insieme al libro, e
sopra al tavolo è rimasta solamente un’ombra, un’orma di qualcosa che non sarà più
nemmeno tanto facile incontrare.
Bruno Magnolfi
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