La
vedo passare praticamente ogni mezz’ora, dice lui. Così la guardo, ma non per
struggimento, o per vedere una volta di più come sia fatta, oppure indagando
come riesca a muoversi con i suoi abiti sempre impeccabili. L’osservo,
naturalmente senza farmene accorgere, e lo faccio soltanto per cercare di
comprendere, tramite quei suoi passi cadenzati lungo il nostro corridoio, che
cosa mai possa pensare una come lei in quel preciso attimo in cui mi passa
proprio davanti. Il mio ufficio ha grandi vetrate dalla parte del corridoio,
molti impiegati vanno e vengono, hanno in mano delle carte, certe volte dei
faldoni, si scambiano un saluto, una battuta, poi vanno nella stanza delle
fotocopie, per poi tornare indietro. Anche lei generalmente si comporta nello
stesso modo, ma il suo stile mi pare estremamente differente. E’ come se non
fosse immersa veramente nel nostro luogo di lavoro, ed i suoi gesti comunque si
mantenessero leggeri, quasi impalpabili, praticamente di gran lunga al di sopra
di quelle pratiche polverose e noiosissime delle quali è costretta ad
occuparsi.
Subito
dopo naturalmente me ne disinteresso, dice ancora lui agli amici della birreria
dove si ritrovano la sera. Qualche volta la saluto, magari quando ci
incontriamo lungo il corridoio, ma non sono mai stato capace di chiederle
qualcosa o di intavolare un discorso in sua presenza. Mi limito a sorridere,
quasi come un ebete, per poi distogliere lo sguardo e lasciarla scivolare verso
i suoi impegni. Credo che i suoi pensieri siano sempre orientati un po' più
avanti di quelli degli altri impiegati, come se già avesse elaborato
completamente le sciocchezze quotidiane che a noi tengono impegnati, e la sua
mente navigasse altrove, quasi in una diversa dimensione. So che non è
particolarmente bella, ma il suo fascino, almeno ai miei occhi, è smisurato.
Gli amici naturalmente lo ascoltano, e nessuno di loro si sogna di
interromperlo, tanto sanno quanto conti per lui quella specie di punto di
riferimento.
Forse è una
donna qualsiasi, conclude lui, ma la dote principale che a me sembra di
intravedere in lei ogni giorno è quella di essere, almeno durante l'orario di
lavoro, un vero e proprio personaggio, un’individualità che spicca sopra tutte,
a cominciare dalla sua espressione e dai suoi sguardi, sempre volti verso
qualche cosa di diverso dalla quotidianità. C’è dell’assenza nei suoi modi, ed
una capacità innata di essere comunque lì in quel momento, e anche di non
esserci, contemporaneamente. Per questo ho fatto una scelta, dice lui agli
amici; ed ho deciso di chiederle in maniera diretta e con semplicità come possa
riuscire ad essere un tipo di persona di quel genere.
Così sono
andato da lei, senza attendere neppure il suo passaggio nel corridoio: le ho
fatto un cenno, lei mi ha osservato senza alcuna espressione, quindi si è
alzata dalla sua scrivania e mi ha seguito per pochi metri, fino ad un angolo
tranquillo. Sono affascinato, le ho detto; non vorrei neppure usare altre
parole, che non sarebbero assolutamente appropriate. Però ho di fronte a me senz’altro la donna più interessante che
conosca. Lei allora mi ha guardato, ha sorriso leggermente, ma senza imbarazzo;
poi ha abbassato gli occhi, come per spiegare che aveva qualcosa da dire, ed
una pausa interminabile è trascorsa in questa maniera. Verrò trasferita, la
prossima settimana, credo. Non penso in seguito ci rivedremo con facilità, però
apprezzo queste parole, indicano forse qualcosa che in fondo ho sempre coltivato
dentro di me: la mia non appartenenza a niente ed a nessuno. Per il resto, mi
sento esattamente una donna qualsiasi, ed è inutile del resto farsi illusioni.
Bruno Magnolfi
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