14 febbraio 2017 – Come un segreto
da custodire
Come per una qualsiasi abitudine, lei si osserva sempre le mani prima di
uscire da casa. Le sfrega ancora una volta dolcemente una con l'altra,
apprezzando il velo sottile della crema che usa ogni giorno ancora rimasta
sopra la pelle, un prodotto che ne combatte la secchezza e che risulta anche
adatto per ammorbidire e rendere meno visibili quelle piccole rughe sui dorsi;
poi riavvia con la spazzola i suoi capelli già pettinati con cura, ed infine
sentendosi confortata da un ultimo sguardo dentro lo specchio che le
restituisce l'immagine di donna che lei si sente di essere, è pronta ad uscire.
Poi prende il solito giaccone invernale ed una piccola sciarpa dai colori
intonati col resto, e mentre indossa questi due capi con attenzione torna di
nuovo ad osservarsi le mani, come se quello fosse ancora l'elemento meno
adeguato di tutto ciò che normalmente pensa ed accetta di sé. Alza le spalle
alla vista di quelle dita così bianche e un po’ raggrinzite, e pur non contenta
di quella visione, spalanca lentamente la porta ed esce di casa.
Forse il colore dello smalto sulle mie unghie è un po’ troppo vistoso per
non mettere in grande evidenza anche tutte le mani, pensa mentre scende le scale;
ma in fondo è quello che mi piace di più, riflette con convinzione, così
intenso e definito come risulta; ed anche se forse proverò nei prossimi giorni
una tonalità meno marcata, per il momento sento che questo colore è quello che
maggiormente si avvicina ai miei gusti. Con il suo passo ritmato arriva fino
alla fermata dell’autobus che giunge fortunatamente dopo appena un minuto, e
dopo il breve tragitto percorso quando ne scende va a rallentare soltanto
trovandosi vicina al caffè dove sa di essere attesa. Lui gentilmente si alza
alla sua vista, sorride, l’aiuta a togliere il giaccone salutandola con
delicato calore, e poi la invita a sistemarsi al suo tavolo, come ogni pochi
giorni succede da circa un anno.
Arriva un cameriere che prende le ordinazioni e poi si ritira, lei si
schernisce per qualcosa che lui sta dicendo, infine si guarda un po’ attorno,
senza insistenza, come se non conoscesse il locale. Il cameriere dietro al
bancone scuote la testa parlando di qualcosa con un suo collega, lei con la
coda dell’occhio lo vede, così quasi per un automatismo torna a guardarsi le
mani, che subito tenta di nascondere, rattrappendole in parte dentro le
maniche, e cercando di muoverle il meno possibile. Arriva il caffè e la tisana,
accompagnati da qualche pasticcino, e lui, di fronte al lieve vapore che
emanano le loro bevande, mette sul tavolo un piccolo regalo, un pensierino che
sottolinea quanto ci tenga al loro rapporto.
Lei indossa subito l’anello con gioia, ma tornando evidenti in un attimo
quelle sue dita ossute e poco eleganti, cerca subito di parlare di qualcosa che
almeno disorienti lo sguardo di lui. Però si sente felice, appare con ogni
evidenza, tanto che sente ammorbidirsi lo sguardo, come per un accesso di commozione,
anche se poi prende un sorso della sua tisana e cerca di mettere velocemente ogni
debolezza alle spalle. Sa che quell’anello è estremamente importante per tutti
e due, sa quanto assuma valore quel gesto, molto più che tante parole, anche se
ciò che le dispiace di più è non poter avere le mani più adatte ad indossare un
pensiero del genere.
Lui si schernisce, si guardano a fondo negli occhi, sorseggiano le loro
bevande e sorridono vicendevolmente di qualcosa che provano ambedue con ogni
evidenza. Poi decidono nel giro di pochi minuti di uscire da quel locale, e
magari andarsene da qualche altra parte; così lui paga le consumazioni al
solito cameriere, lei torna ad indossare il giaccone, ed infine si avviano
fuori, sul marciapiede, ma considerato che la stagione è ancora invernale e non
fa molto caldo, lei volentieri tira fuori dalla borsa dei guanti che ha sempre
con sé, ed adesso velocemente li infila sopra le mani.
Bruno Magnolfi
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