Certo,
signor Mini, in pochi minuti sarà tutto a posto, non si preoccupi, dice lui
mentre sistema rapidamente almeno i fogli degli ordini dietro la piccola
scrivania che funziona anche da cassa. Non si fa vedere molte volte in quel
negozio di libri, il signor Mini, ma quelle poche volte vorrebbe sempre trovare
tutto ordinato, è quasi una sua fissazione, e se questo non appare proprio come
lui se lo immagina, si limita comunque a girare tra gli scaffali ed a guardare
da tutte le parti quasi senza parlare, come se fosse già sufficiente la sua
presenza a mostrare quel senso di rimprovero che prova dentro di sé per il suo
dipendente nonché direttore della libreria.
Non
ci vuol niente a mettere a posto le cose, dice lui con le mani ancora piene di
carte e di volumi, ma se vuole posso rimanere oltre l’orario di chiusura,
stasera, per rimettere in ordine alfabetico tutti quei libri che lei mi ha
segnalato. Il negozio naturalmente non fa molti utili, e la decisione di
chiudere definitivamente è sempre pronta dietro ad un angolo. Lui è riuscito
poco per volta ad attirare là dentro diverse conoscenze culturali del
quartiere, personaggi interessati ai buoni libri, e che animano volentieri la
discussione letteraria: si piazzano là dentro durante certi pomeriggi, e
sfogliando qualche edizione parlano tra loro e consultano volentieri le pagine
stampate. Acquistano anche qualche cosa, naturalmente, e quindi tutto appare
così giustificato e funzionale. Ma quando arriva l’ora della chiusura del
negozio i libri appaiono immancabilmente confusi tra loro, posizionati in
scaffali diversi da quelli di origine, e per il signor Mini, quando si fa
vedere là dentro, questo non è minimamente sopportabile.
A
volte lui si è anche chiesto, per pura curiosità, quale sia stato il motivo per
far aprire al signor Mini quella libreria che porta il suo nome, ma non si è
mai sentito tanto in confidenza con quell’anziano signore, in quei quattro anni
da quando lavora là dentro, da poterglielo chiedere. Perciò prosegue a mandare
avanti le cose come gli sembra maggiormente opportuno, e tutto sommato si
ritiene abbastanza orgoglioso del suo operato, tanto che, nonostante le brutte
espressioni che assume la faccia del signor Mini, lui non evita di far presente
quali siano i buoni risultati di quella attività: si fanno vedere alcuni noti
scrittori in quel negozio, docenti universitari ben conosciuti, e non passa
settimana senza che venga richiesta qualche presentazione di libro a cui assistono
spesso anche decine di persone, che poi acquistano sempre qualcosa.
Lei
forse li regalerebbe i libri, pur di trovarsi sempre attorno tutta questa gente,
dice a volte il signor Mini con un sorriso ironico; e lui sorride, prende frasi
del genere quasi fossero un gran complimento, ma quando poi si tirano le somme
sul venduto effettivo, le cose non appaiono più tanto allegre, anche se le cifre
non sono mai scese sotto al minimo dell’effettiva sopravvivenza per quel tipo
di attività. Alla fine tutto quello che si riesce a dire di male del suo
operato è sempre ridotto a questioni di precisione, anche se è proprio quella
la caratteristica della libreria: se fosse tutto perfettamente ordinato, sostiene
lui a suo discapito, probabilmente qualcuno inizierebbe magari ad evitare quel
luogo asettico e poco disponibile, fino a far ritrovare chi ci lavora con un
negozio perfetto sotto il profilo formale, ma sterile sotto quello umano, e quindi
inappropriato.
Faremo
dei lavori, dice alla fine il signor Mini: sto per acquistare degli spazi
ulteriori a fianco della libreria, ho anche dei finanziamenti, così potremo
ingrandirci e tenere in vendita anche altri volumi, e diventare punto di
riferimento per molti altri clienti. Ma tutto questo dipende anche da lei: le
sua capacità di fare di questo esercizio un punto di ritrovo si sono già viste;
adesso ci sarà bisogno anche di una migliore organizzazione, se non altro per
fare a me cosa gradita.
Bruno
Magnolfi
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