Il vento, con le sue forti folate di stasera, sembra come ripassarsi
mentalmente e in fretta l'elenco di tutti questi grandi alberi disposti in una
fila quasi regolare lungo il viale poco trafficato di macchine e di mezzi
pubblici. Cammino a passo svelto, le mani sprofondate nelle tasche, la faccia
incastonata tra i baveri alzati del mio vecchio cappotto. Non ho una meta per
il momento, salvo percorrere questo tratto di strada velocemente, e poi magari
svoltare lungo le stradine del centro storico, tanto per perdermi in mezzo a
tutta quella gente, tra quei negozi aperti ed affollati, il mercato pieno di
persone, e le friggitorie fumose ed invitanti. Mancano ancora tre ore per il
mio appuntamento, ed io mi sento già molto nervoso, sento di dover scaricare in
qualche modo questa agitazione che mi scuote. Ho fame, penso alla fine: mi
prenderò qualcosa di caldo da sbocconcellare mentre continuo a camminare.
Nessuno sa chi sono, dove mi trovi, che cosa stia facendo, eppure tutti
domani sapranno di me, della mia storia, delle mie convinzioni ferree. Mi
chiedo che cosa abbia mai fatto in tutti questi anni di vagabondaggi, di
ricerca del futuro, di bisogni quotidiani da soddisfare in qualche modo, anche
se tutto adesso è solo dentro la mia testa, come un martellamento che non
riesce ad avere alcun diverso sbocco. Porteranno sul posto quello che mi serve,
presso l’angolo di strada che abbiamo precedentemente pattuito: sarà un furgone
bianco con il cassone senza vetri che si accosterà a motore acceso appena
qualche attimo. Persone che non ho mai visto, con cui non scambierò neppure una
parola, rimarranno nella cabina di guida, per sicurezza, penso; ed io entrerò
dentro, da dietro, prenderò le armi previste, e subito dopo, cappotto chiuso,
mani calate dentro le tasche, me ne andrò di nuovo, a continuare questa strana
passeggiata.
Ci sarà anche un messaggio, in mezzo a quelle cose: probabilmente un
semplice foglietto di carta scritto in fretta, niente di più, con l'indicazione
del luogo esatto dove praticare la mia esternazione, questo mio impellente
bisogno di sentirmi fuori da tutto, e soprattutto da quel niente assurdo che
rimane per me senza alcun futuro. In ogni caso tutte le parti tecniche del
piano sono ormai estremamente chiare, poi forse ci sarà qualcosa da improvvisare
solo sul momento, una volta che avrò scelto chi colpire tra coloro che mi resteranno
più vicini. Sono persone, lo so, gente qualsiasi come questa che mi incrocia
per la strada, ma in quel momento incarneranno i miei nemici, coloro che hanno
contribuito a sentirmi in questo modo, senza nulla da perdere, senza un futuro,
quasi senza alcun riferimento.
Che cosa mi interessa più degli altri, penso; nessuno di loro mi ha aiutato
quando ne ho avuto un bisogno disperato. Sono fuori da questo mondo, ecco il
punto, e voglio dimostrare a tutti in un solo momento che non ci sto più a
questo stupido gioco che mi hanno proposto dall’inizio, e voglio essere
ricordato come uno diverso da loro, distante da tutto quanto, destinato ad un
altrove che forse nessuno di quanti ho mai conosciuto riesce neppure a
immaginare. Manca poco ormai, mi sento sudato sotto ai miei vestiti, nonostante
questo vento che neppure per un attimo sembra voler smettere di fare il suo
lavoro; andrò ancora un po’ avanti con il mio passo svelto, cercherò il più
possibile negli ultimi minuti di confondermi con qualche pensiero tra i più
strani; e forse a un certo punto, chissà, potrò non ricordare minimamente
qual'era davvero l'angolo di strada che avevamo pattuito.
Bruno Magnolfi
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