L'uomo apre la porta ed appare subito piuttosto taciturno
e pensieroso mentre rientra in casa tornando a sera come è logico dalla sua
famiglia, quasi fosse almeno per una buona parte ancora al suo quotidiano posto
di lavoro, chino sulla consumata scrivania, quando sta lì a proseguire con
normalità per tutto quel tempo del suo orario a rovistare in mezzo ai conti dei
tanti clienti e delle società, pronto a scovarne qualche anomalo dettaglio. Il
suo collega, durante quelle giornate che trascorrono così oltremodo monotone e
ordinarie, certe volte gli racconta qualcosa di variato rispetto al loro
occuparsi delle solite cose con cui devono riempire i loro compiti previsti, e
gli fa presente come tutto spesso sia effettivamente poco definitivo, ancora
estremamente da confrontare, privo cioè di quel giudizio che in molti casi
vorremmo tutti per comodità avere già pronto, anche direttamente espresso e
dichiarato fin dentro di noi, senza dover tornare neanche più a rifletterci
sopra ulteriormente, neppure per un attimo, e con il quale chiudere tutto
quanto a certe riflessioni antipatiche ed in fondo prive di definizione.
Lui non si interessa mai generalmente dei particolari
verso cui non si sente neanche portato, ma l’altro insiste, dice che solo nel
venire a conoscenza di certe notizie che generalmente non si vorrebbe neanche
sapere, si aprono le proprie riflessioni al punto di mettere in discussione
qualsiasi certezza avuta fino adesso. Le cose stanno cambiando, gli dice
sottovoce; forse si dovrebbe approfittarne, mettere a frutto l'esperienza
annosa del sentirci capaci di rimanere lontani e leggeri sopra certe vicende
disgraziate di certuni che non danno forse mai dei risultati positivi. Lui
annuisce, ma soltanto per inerzia, ed ascolta come certi vicini di casa del
collega abbiano deciso a un certo punto di piantare tutto, compresi gli affetti
e le abitudini, ed andarsene da un attimo al seguente in altro luogo, ai
tropici, per la precisione, dove con pochi soldi mettere su un’attività che da
subito permetta loro un’esistenza agiata e dei comportamenti impensabili da
noi.
L’uomo sorride mentre continua i suoi conteggi, e non gli
vengono alla mente né domande né altre particolari curiosità su quei poveri
ammalati di alternative facili, riuscendo soltanto ad immaginare dei tizi su
una spiaggia per la zona da ordinaria cartolina, che dopo i primi tempi
trascorsi in un’ebbrezza apparentemente inossidabile, cercano, passato qualche
mese oppure un anno o più, di farsi ancora piacere quella scelta effettuata,
coprendo in qualche modo al loro interno la nostalgia latente di usi e di
comportamenti che ancora trattengono purtroppo dentro se stessi, non riuscendo
in nessun modo a liberarsene come sarebbe evidentemente stato meglio.
Lui riflette però, nel silenzio che si crea dopo quelle
semplici chiacchiere senza alcun contraddittorio, come se in fondo le immagini
fornite da persone che hanno in qualche modo tentato un salto, quale esso sia
stato, non fossero soltanto dettagli da considerarsi appunto per semplice
ironia, o così distanti in quanto privi di qualsiasi radice capace di
attecchire, ma elementi in qualche modo possibili nel fornire una pur piccola
voglia di quella spallata che in certe giornate particolarmente grigie e prive
di costrutto, chiunque al posto di un semplice impiegato di una banca quale si
trova ad essere, sentirebbe vivi, vicini a sé, quasi accettabili come
soluzione. Naturalmente va avanti con il suo lavoro, completa con calma e con
ponderatezza quelle pratiche aperte che trovano nei documenti contabili le loro
definizioni più complete, infine osserva il suo orologio e chiude tutte le
cartelle, almeno fino all’indomani.
L’uomo così rientra in famiglia, gli occhi bassi, le
solite cose di ogni sera, la testa pesante, il compito addosso di mostrarsi ancora
spavaldo, entusiasta di quelle scelte fatte fin da sempre, che nessuno potrà
mai mettere in dubbio, compreso il suo collega di lavoro: ed abbandona in
questo modo qualsiasi altro pensiero, a lui lontano, estraneo, inaccettabile
persino come riflessione spudorata; inconciliabile con la successiva giornata
di lavoro ancora da affrontare.
Bruno Magnolfi
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