Noi siamo sempre
stati così, anche se molti anni sono trascorsi e tanti fatti accaduti. In fondo
nessuno ha veramente mai cercato di essere diverso, abbiamo semplicemente
lasciato che le cose andassero sempre avanti per proprio conto, senza mettersi
in mezzo a desiderare chissà cosa di differente. Adesso si può mormorare che
certe variazioni a suo tempo sarebbero state come minimo desiderabili, ma
dobbiamo renderci conto una volta per tutte che questa che ci rimane adesso è
solo la nostra realtà, ciò che ci siamo meritati.
Tu piuttosto, con la
tua aria svagata, i tuoi modi da personaggio secondario di una commedia comica,
non crederai veramente proprio tu di aver fatto tutto quello che avresti
potuto. Ti volti mentre attraversi una strada qualsiasi, forse per semplice
curiosità, e ti accorgi che non sei dove vorresti, non stai facendo quello che
ti eri proposto. È colpa tua, non ci sono scusanti, quando è stato il momento anche
tu non hai fatto le scelte che avresti potuto. Noi ti osserviamo, non perdiamo
mai di vista il tuo percorso, ed anche se avremmo tante cose da recriminare, ti
lasciamo fare ciò che più desideri, praticamente
senza mai ostacolarti.
Tu vai avanti lungo la strada, entri dentro ad un
portone, forse hai appena un attimo di incertezza mentre dai un’occhiata
sfuggente al nome sul campanello, probabilmente giusto per assicurarti che
niente sia cambiato dall’ultima volta che sei arrivato fino qui. Qualcuno è
evidente che ti abbia visto da una finestra e ti abbia aperto, ed è quasi certo
che sei oramai atteso con trepidazione, e che magari qualcuno sulla soglia
dell’appartamento verso dove ti stai recando ti stringerà la mano, ti
abbraccerà fraternamente mentre ti fa entrare, ti saluterà con grande
trasporto, subito prima di chiederti come te la stai passando, come ti vanno le
cose, ponendoti così le solite questioni retoriche. Mi sento invecchiato,
potrai subito dire tu, tanto per giustificare le piccole manie che continui a portare
sempre con te, quelle deboli fissazioni delle quali ormai dopo tanti anni non
riesci più a fare a meno.
Ci sono sicuramente altre persone che ti aspettano
tra quelle stanze, tutte insieme ti diranno che non sei cambiato affatto, che
sei quello di un tempo, rimasto perfettamente coerente a quell’originale che
tutti si ricordano. Tu sorridi, prendi tempo, ti siedi, poi mentre gli altri ti
guardano in faccia nell’attesa di un gesto, di una parola, un’espressione qualsiasi
che in questo momento puoi riservare loro, tu dirai quasi sottovoce che c’è un
errore di fondo: qualcosa non è proprio andato come era stato previsto. Ora smettono
di ridere e ti ascoltano immediatamente con molta attenzione, si è quasi creata
un’enorme attesa per ciò che stai per dire, e tu sai che non puoi perdere
un’occasione di questo genere, così ti guardi le mani, stringi gli occhi, fai
una pausa, poi dici: non sono più quello che credete.
Si guardano tra loro, sorridono, fingono quasi di
non aver sentito le tue parole. Si sa, tutto è proteso a ritrovare prima o dopo
le linee di congiunzione che legano le persone tra di loro, anche questa tua
uscita forse può essere compresa, digerita, trattata come una qualsiasi
variazione tra le possibilità che tutti hanno. Ma tu vai avanti, e dici: non mi
riconosco più in ciò che sono stato. E questo naturalmente è del tutto
inaccettabile, proprio perché sostanzialmente falso, non può esistere una cosa
di questo genere. Tutti stanno in silenzio perciò, tu assapori il rifiuto che
ti viene mostrato, così ti alzi, dici: scusate; come se un fatto di questo tipo
potesse mai essere perdonato, ed infine prendi la porta e te ne vai, solo, senza
un passato, e senza alcuna possibilità di tornartene indietro.
Bruno Magnolfi
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