Lui
è là, bello e immobile sul marciapiede mentre continua a guardarmi, ed io che
dentro di me vorrei tanto muovere subito questi miei passi incatenati ed
andargli proprio incontro, mostrargli il mio entusiasmo, la mia assoluta voglia
di stare assieme a lui, mentre però al contempo sono così sicura di essere
sotto osservazione da parte di certa gente a cui non mi va per niente di far
sapere le mie cose, in questa piccola piazza di paese dove nessuno pensa mai
solo agli affari propri, che tutto questo mi appare adesso già più che
sufficiente per togliermi qualsiasi volontà di muovermi da questo opposto
angolo della piazza. Mi volto di tre
quarti allora, mi rivolgo ad una persona che conosco e lascio che mi ponga una
domanda qualsiasi, senza nessuna importanza, giusto per farmi trascinare a
parlare di qualcosa e togliermi così da questa situazione ambigua. Giro la
testa per un attimo però, prima di rispondere, e lo guardo ancora mentre rido
di qualcosa come per conto mio, perché lui sta ancora là, immobile, con le sue
mani sprofondate nelle tasche.
Non c'è stato molto tra di noi
sinceramente, o almeno niente di così importante da ricordare adesso, eppure
ognuna di quelle piccole cose che sono successe sembrano come rimaste tutte in
aria, praticamente non risolte, tutte cose che a me sono sembrate da subito
piuttosto forti, faccende che ancora devono essere affrontate nel dettaglio, e che
prima o dopo dovremo prendere in considerazione insomma, naturalmente nel caso
in cui a nessuno venga a mente di interporsi tra di noi. Potrebbe essere
considerata la nostra come una smania che ci prende ad ambedue in certe
occasioni, oppure anche un improvviso colpo di testa che non si riesce proprio
a controllare, ma in ogni caso sappiamo sia io sia lui che tutto o quasi potrebbe
accadere sempre, anche in questo preciso momento, senza che nessuno tra coloro
che provano a tenerci sempre distanti possa riuscire ad influenzare i nostri
rispettivi comportamenti.
Mi muovo di qualche passo di lato
assieme alla mia amica che prosegue a dirmi delle sciocchezze che neppure mi
interessano per nulla. Lei vorrebbe sicuramente chiedermi qualcosa di noi due,
sapere come si stiano evolvendo le nostre cose, conoscere magari qualche
particolare, ma si trattiene al massimo perché sa come io sia una ragazza che
se viene punta nel vivo può anche reagire molto male. Lui adesso mi guarda con
minore intensità, mi rendo conto, parla con qualcuno che gli è accanto, sembra
quasi che questo tardo pomeriggio gli serva soltanto per mostrare a tutti
quanti che può fare a meno anche di me, nonostante io sappia bene che è
soltanto una sua spudorata strategia. Non farà mai il primo passo verso la mia
persona, ne sono certa, eppure eccolo lì, con le sue occhiate fiammeggianti
nella mia direzione, bello come nessuno e soprattutto inavvicinabile.
Potrei fingere uno svenimento
penso, tanto per farlo muovere verso di me; ma verrebbero anche gli altri,
curiosi come sono. Potrei allora entrare nel caffè della piazza insieme alla
mia amica, ma potrebbe essere preso come un invito a seguirmi, e questo non
deve mai accadere. Resto ferma perciò, ed attendo che qualcosa accada, anche se
non sembra proprio possa succedere stasera. Poi lui invece scende dal
marciapiede, flemmatico attraversa la strada con il suo passo lento, si
avvicina a noi due senza guardarmi, ed alla fine si rivolge alla mia amica,
giusto per chiederle se sa dove possa trovarsi suo fratello. Mi sento
struggere, mi volto da ogni parte, sono sicura che la mia faccia abbia assunto
già colori accesi, ma resisto e non lo guardo, anche se lui sembra tranquillo.
Poi se ne va, lasciando in aria
giusto un cenno di saluto, ed a quel punto anch’io con la mia amica ci muoviamo
per andarcene lungo qualche altro marciapiede. Mi sento svenire, non vorrei neppure
andare via, ma adesso devo, non posso fare altro. Mi allontano dalla piazza,
resto in silenzio, non so cosa pensare: poi mi rendo conto all’improvviso che
nelle sere prossime non ci devo andare più a passare il tempo in quella piazza.
Bruno Magnolfi
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