Anna dorme nel suo letto coniugale.
Anche Francesco, suo figlio, ha spento la luce nella propria cameretta ed ha
preso sonno già da un pezzo. È tardi d’altra parte, sono quasi le due della
notte anche se Corrado non è ancora rincasato. C'è silenzio dappertutto, anche
in strada mentre lui gira la chiave nel portone condominiale. Sale lentamente
le scale, entra nell’appartamento, va diretto in cucina, apre un cassetto e
senza produrre nessun rumore impugna un grosso coltello, quello più lungo e
appuntito che si ritrova tra le mani. Quando entra nella sua camera da letto la
vertigine che lo ha preso poco prima gli ha oramai offuscato qualsiasi
pensiero. Corrado nell’oscurità non completa guarda per un istante la forma
immobile di sua moglie sotto alle coperte, poi affonda il coltello senza più
vedere niente.
Lei urla, Francesco corre e spinge
le sue mani su ogni interruttore di luce che riesce a trovare, e quando arriva
nella stanza fotografa suo padre mentre sta ancora lì, inebetito, fermo con il
coltello in mano a riguardare il sangue di sua moglie che sta inondando il
letto e tutto il mondo. Corrono i vicini, qualcuno chiama i soccorsi sanitari,
altri le forze della polizia. Corrado lascia forse il coltello nelle mani di
suo figlio, poi si lascia andare su una sedia e si piega in due come una persona disgregata. Portano via sua
moglie su di una barella, Francesco va con lei nell’autoambulanza, e Corrado
poco dopo lo portano via i carabinieri con le manette ai polsi.
Niente da dire, spiegano i vicini:
lui era malato, si sapeva ormai da diverso tempo, però sembrava una famiglia
così unita che si fa fatica adesso a comprendere un gesto di quel genere.
Restano in casa gli agenti per fare tutti i rilievi che adesso sembrano utili,
ma non c'è alcun dubbio, la vicenda si presenta con evidente ed estrema
chiarezza, ogni gesto compiuto fortunatamente sembra già scritto e
controfirmato sul rapporto finale da redigere. Una tragedia, pensa qualcuno tra
coloro che restano sul pianerottolo in pigiama o con indosso la vestaglia:
chissà mai cosa passa nella testa delle persone quando la pressione diventa
insostenibile.
In ospedale il lavoro appare lungo e
paziente, la ferita principale da suturare non è certo uno scherzo, ma la
donna, pur avendo perduto molto sangue, non è più in pericolo di vita.
Francesco, seduto in mezzo al bianco corridoio, oscilla tra un nervosismo
incontenibile e una stanchezza estrema: lo seguono due dottoresse del personale
medico, che alla fine gli fanno prendere un semplice tranquillante e lo
invitano a sdraiarsi sopra una lettiga.
La notizia corre rapida e qualcuno
sembra persino incredulo, però sicuramente dicono tutti che c’è una famiglia
ormai spaccata che nessuna volontà potrà più ricucire: indipendentemente da
cosa sia stato per loro fino a quel momento, perché adesso è totalmente diverso,
cambiato definitivamente. Qualche notiziario del mattino forse riporterà in
poche righe l’accaduto, si dice; alcuni cittadini nell’apprendere la cosa si
sentiranno quasi persi, impietriti nel cercare le motivazioni di fatti di quel
genere, ma per la maggior parte probabilmente tutto sarà quasi normale: in
fondo c’era addirittura da aspettarselo.
Bruno Magnolfi
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