venerdì 13 aprile 2018

Uffici consolari.


            

            Non ho voglia di niente. Inutile che qualcuno prosegua a dire che devo sforzarmi di sollevare il mio morale, non posso farcela, questo è il punto, e non vedo proprio alcun motivo per compiere uno sforzo di questo genere. Ci sono degli sprazzi di memoria che a volte mi aiutano a tirare avanti, perciò mi trovo ancora a sorridere di qualcosa accaduto anche parecchio tempo addietro se solo ci penso, ma oltre questo non trovo niente di buono nel mio presente.
C'è stata una volta in cui ho incontrato una persona, una ragazza straniera, che mi ha detto fermandomi per strada di conoscermi, ed io naturalmente ci ho subito creduto, anche se per essere sincero al momento non ricordavo niente di lei. Dopo un po’ mi ha detto di provare un certo disagio, e che non stava bene in quel periodo, per questo mi sono offerto di accompagnarla lungo la strada, per parlarne un po’ e magari instaurare meglio la nostra amicizia.
Le ho spiegato che avevo un lavoro precario, ma che soprattutto stavo cercando una nuova sistemazione perché al momento c’erano dei dissidi con i miei coabitanti di un piccolo appartamento del centro. Lei ha detto che potevo tranquillamente trasferirmi nella casa sua, che era molto spaziosa e dove al momento abitava da sola, anche se soltanto per un periodo di qualche mese. Va bene, ho detto subito quasi d’istinto, senza però informarmi su altri particolari, e ci siamo salutati dandoci appuntamento alla sua abitazione per quella sera stessa.
La casa era davvero favolosa, sistemata lungo la strada praticamente più significativa di tutta quanta la città; lei mi ha fatto vedere una stanza enorme della quale potevo prendere possesso anche immediatamente, poi mi ha comunicato senza dettagliarle troppo le sue attività ed anche i suoi orari, ed alla fine mi ha spiegato che utilizzava una camera-studio anch’essa molto vasta sistemata dall’altro lato del corridoio. Così mi ha consegnato le chiavi per entrare quando volevo nell’appartamento, e mi ha consigliato di portare subito la mia roba, senza soffermarsi sulle mie decisioni che naturalmente erano quelle da lei previste.
Nella serata ho caricato tutto sulla mia vecchia macchina, ho parcheggiato con due ruote sopra al marciapiede, ed ho iniziato a scaricare i miei bagagli. In casa lei non c’era, e tutto sommato me la sono cavata abbastanza in fretta a sistemare le mie cose. Poi sono andato a parcheggiare la mia auto poco lontano e quindi sono tornato. Ho visto che alcune stanze erano chiuse a chiave, ed ho immaginato fossero anche le più belle dell’immenso appartamento. Poi mi sono sdraiato sopra al letto, ho ringraziato il cielo della mia buona fortuna ed ho respirato a pieni polmoni l’aria dolce che passava dal finestrone socchiuso di quella stanza. Quindi sono uscito.
Quando sono tornato ormai era tardi ed ho immaginato che la ragazza fosse dentro la sua stanza. Difatti è uscita dopo un po’, mi ha salutato pur senza enfasi, mostrando dei buffi occhiali sopra al naso, e mi spiegato che quella sera aveva semplicemente da lavorare su un progetto. Io ho preso pieno possesso con calma della mia stanza, sistemando le cose poco per volta e studiando caso per caso le migliori soluzioni. Poi sono andato a letto, ho scorso qualche articolo di una rivista che avevo con me acclimatandomi lentamente con ogni novità della mia sistemazione, ed infine ho dormito magnificamente fino a metà della mattina. Quando sono andato in cucina per la colazione lei era già uscita di casa. Tutto è durato qualche mese, così come previsto. Adesso in quell’appartamento, passati tanti anni, ci sono gli uffici consolari di una importante nazione straniera, anche se a me pare impossibile.

Bruno Magnolfi 

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