lunedì 14 maggio 2018

Fine della storia.


          

            Ho perso. Forse non è stata una vera colpa la mia e neppure credo si sia trattato di un madornale errore di valutazione; difficile difatti persino comprendere qualcosa capace di causare effettivamente tutto quello che è accaduto. Magari si sono anche verificate delle situazioni singolari per cui mi sono trovato praticamente preso in mezzo ad una serie di sciocchezze a cui non avrei mai dovuto dare importanza. Però di fatto sono caduto in uno stupido trabocchetto teso nient’altro che dagli eventi. E in ogni caso proprio non c’è appello per quanto riguarda la mia condizione attuale. Le cose stanno così e bisogna soltanto farsene al più presto una ragione. Non tanto perché penso di riparare tutto in qualche modo: non ne ho neanche la voglia, e poi sinceramente non ce ne sarebbe neppure il tempo. Quanto perché in questo momento cerco soltanto la possibilità di tirare ancora avanti alla meno peggio, e dopo basta.
            Ho avuto degli abbagli quasi in tutte le cose in cui in qualche modo potevo prendere delle decisioni che si sarebbero dimostrate fondamentali. Forse perché ho sempre pensato ottimisticamente che in seguito ci sarebbe stato tutto il tempo per modificare le mie scelte del momento, una volta eventualmente trascorsi i tempi delle necessarie piccole esperienze. Invece i fatti conseguenti si sono solidificati rapidamente mostrandosi ormai come dati di fatto, ed anche soltanto la possibilità di guardarmi ancora indietro per un’altra volta giusto per verificare quanto accaduto è presto venuta meno. Adesso sono da solo, senza alcuna nuova possibilità.
Non ha importanza mi dico, devo soltanto non pensarci più ed affrontare tutto quanto mi trovo ad avere di fronte elencando le cose una per una, senza cercare più nessun disegno di massima e soprattutto senza scopi. Mi accosto al bancone del bar mentre penso questo e sorrido a Giorgio che in fretta mi serve la mia solita birra. Lo conosco da sempre, lui sa che oramai sono fuori da tutti i giri, per questo mi dice qualcosa di leggero, quasi amichevolmente, senza chiedermi alcunché delle mie cose. Forse non dovrei neanche farmi vedere ancora qui dentro penso, probabilmente dovrei cercare dei posti dove nessuno mi conosce e magari costruirmi attorno poco per volta un personaggio diverso da quello che sono e che sono stato. Ma è tutto difficile.
Ho sbagliato, questo è il punto, anche se non so farmene ancora una ragione. Se chiudo gli occhi sonnecchiando mi pare quasi di aver ancora da definire una quantità discreta di passaggi, come se tutto dovesse ancora succedere, ma poi mi guardo attorno e vedo che la realtà mi è quasi ostile, probabilmente avrebbe voluto da me delle scelte differenti, delle convinzioni diverse e così forti da non avere mai permesso di far vacillare tutto l’impianto come invece è accaduto. Lascio i soldi della birra sul bancone e me ne vado. Non resta per me che ripercorrere a ritroso e con calma le strade che conosco; girare in lungo e in largo tutti i vicoli in cui ho lasciato qualcosa delle mie speranze; e poi alla fine dimenticarmi di me stesso, sciogliendomi in qualcosa di diverso da ciò che ero, impersonando qualcuno che non guarda più all’individuo come fosse lui davanti a tutti, ma che si sente soltanto una piccola parte di quella folla di persone che tirano avanti ogni giorno nella completa indifferenza.

Bruno Magnolfi 

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