Il primo appare stanco,
forse svogliato, e trascina leggermente una gamba quasi come se quella
autonomamente si rifiutasse di muoversi. Guardandolo con attenzione si vede che il suo è
un atteggiamento annoiato, di chi forse farebbe qualsiasi cosa pur di ritrovare
un briciolo di quell’entusiasmo che ha di fatto perduto, ma in mancanza di
questo non è proprio disposto a preoccuparsi di nulla. Gli altri, chi più chi meno, somigliano a lui in questi
suoi atteggiamenti, anche se a
ben guardare si notano delle sottili differenze. Tutto il gruppo nel suo
insieme sembra composto da individui tranquilli, soggetti che forse non
farebbero del male a una mosca, ma si tratta di trovare come sempre la giusta
occasione per vedere come in realtà potrebbero davvero comportarsi.
La prima avvisaglia di una
situazione sfuggente si ha quando tutti si fermano in una stradina come per
scambiarsi delle opinioni su qualcosa. Qualcuno di loro alza la voce, ma soltanto
per dare maggiore importanza a quanto vuol dire, e dopo pochi secondi si apre
qualche finestra dai silenziosi caseggiati vicini. Alcuni condomini si limitano
semplicemente ad osservarli, invece qualcuno tra questi dice qualcosa per farsi
sentire da quel gruppo di perdigiorno, ed altri due o tre si danno appuntamento
al portone, tanto per farsi riconoscere come gente che non ha certo paura di
qualche stupido vagabondo.
Il gruppo in strada si muove con
indolenza, percorre la piccola via normalmente deserta con la medesima lentezza
di prima, e quando arriva all’incrocio avverte il richiamo di qualche soggetto
che si è spinto fino ad arrivare alle loro spalle, ed adesso senza problemi
osserva gli altri quasi con espressione di sfida. Il primo fa cenno a tutti di
proseguire senza fermarsi, conservando il suo atteggiamento distaccato e
menefreghista, ma qualcuno del gruppo si volta quasi per fronteggiare il gruppo
dei nuovi arrivati.
I primi cazzotti arrivano subito,
qualcuno tira anche qualche pedata, ma in tutto questo non sembra ci sia la
volontà da parte di nessuno di farsi del male. Uno cade a terra ma soltanto
perché è scivolato, ed un altro si mette a correre per distogliere l’attenzione
di tutti, ma infine si sente nell’aria un po’ chiusa dalle facciate di quelle
case, un colpo secco di arma da fuoco.
Ognuno si immobilizza, si osservano
reciprocamente le mani di tutti, ma nessuno sembra abbia niente a che fare con
quello sparo inquietante, sempre che invece non sia stato un semplice petardo
lanciato da una finestra per l’iniziativa di un buontempone. Ognuno riprende
lentamente ad occuparsi dei propri interessi, quello che era malamente caduto
si rialza in fretta e riguadagna l’appartenenza al suo gruppo, i residenti di
quella via tornano verso le proprie abitazioni. Ma proprio in questo momento un
nuovo sparo sembra trafiggere l’aria, ed uno del gruppo lancia un urlo
reggendosi un braccio. E’ stato colpito, dicono gli altri, così in un momento
si disperdono tutti andandosi a rannicchiare nei luoghi più nascosti che
trovano attorno. Frettolosamente si nascondono ognuno in un luogo diverso, e
sentendosi ancora un po’ sotto tiro ciascuno di loro cerca soltanto di salvare
la propria pelle, fino a quando il ferito semplicemente chiarisce che nel
brusco movimento fatto per la paura del colpo un muscolo gli ha provocato un
crampo ad un braccio, dolorosissimo. Si scopre in questo modo che gli spari
erano davvero petardi, e quando qualcuno inizia a ridere di tutta questa
situazione creatasi, gli altri subito lo seguono, iniziando ad andarsene con una
certa cautela e poco alla volta, ognuno comunque
per la sua strada.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento