Marisa gira per casa
come sempre. Sua figlia è rientrata dal negozio della signora Martini da circa
una mezz’ora, e quando è passata lungo il corridoio loro due si sono salutate
appena, subito prima che Clara salisse come sempre al piano di sopra per
infilarsi svelta in camera sua. Tra poco dovrà comunque scendere in cucina,
chiedere a sua madre che cosa abbia previsto per la cena, e poi dare una mano
alla preparazione del cibo e nella sistemazione della tavola. Non è facile
passare sopra tutto e dirsi che le cose stiano andando proprio bene, forse ci
vorrebbero dei caratteri diversi per farlo, e magari aver sviluppato negli anni
dei comportamenti meno spigolosi e maggiormente comprensivi l’una verso
l’altra. Però Marisa prende l’iniziativa, e mentre lava le verdure chiede quasi
distrattamente chi siano quei ragazzi che da un po’ di tempo vanno a scrutare
Clara dalla vetrina del negozio proprio mentre lei sta lavorando.
Non lo so, risponde la figlia registrando con
sorpresa un evidente scambio di informazioni tra sua mamma e la Martini; sono
ragazzi del paese, io non ho dato mai confidenza a nessuno, ma loro ogni tanto
passano da lì e allora mi salutano. E’ tutto qua. La mamma non commenta, in
fondo sono cose più che normali, Clara è una bella ragazza, a qualcuno prima o
dopo farà senz’altro girare un po’ la testa. Tra un paio di giorni comunque
potresti uscire prima dal tuo lavoro, le fa, visto che hai allungato l’orario
ormai diverse volte in questi ultimi tempi; vorrei arrivare fino in città per
acquistare delle cose. Se puoi farlo ci andiamo insieme in macchina, altrimenti
prendo da sola la corriera. Clara rimane in silenzio, il problema posto è
semplice, ma porta con sé una serie di altri quesiti. Innanzitutto la signora
Martini che sembra ormai sempre più praticamente assente nel negozio, e lascia
servire la clientela esclusivamente a lei. E poi visto che tra due giorni è
sabato, avrebbe proprio voluto fare un salto davanti al bar Soldini prima di
rientrare a casa, e magari fermarsi a scherzare con quei ragazzi che la stanno
invitando già da qualche tempo.
Non so se la signora Martini me lo permetterà, dice
sottovoce; lo posso chiedere domani. Magari lei ha in mente un programma ben
diverso, visto che in questi giorni dovrebbe anche arrivare un rappresentante
con il suo nuovo campionario da farci scegliere. D’accordo, tronca l’argomento
sua madre; sabato andrò con la corriera, così sarai libera di occuparti di
tutte le tue cose. Mi dispiace, dice Clara dopo una lunga pausa in cui ha
accomodato le posate e i tovaglioli sopra il tavolo. Mi sento quasi costretta a
fare così, però sarei stata contenta di venire in città insieme con te, magari
per girare in qualche negozio dove nessuno ci conosce, e guardare bene quali
siano le novità di questo periodo. Poi le cade una forchetta, si china per
raccoglierla, la porta sotto l’acqua per lavarla e sua madre le va vicino, come
per sostenerla.
Sei grande ormai, le dice. Sai decidere da te che
cosa ti interessa maggiormente tra le cose che hai attorno. C’è sempre un
momento in cui avvengono dei piccoli distacchi, per un motivo oppure per
l’altro. Lo so che prima o dopo resterò più
da sola, magari per delle intere serate in questa grande casa, ma non voglio
certo ostacolarti, ora che le cose sembrano proprio mettersi bene nei tuoi
confronti. Poi si morde la lingua, la figlia la guarda, mette al suo posto la
forchetta, e poi resta in silenzio. Ci sarà tempo pensa, per comprendere meglio
queste parole.
Bruno Magnolfi