Ci sono giorni in cui
tutto mi appare distante, persino estraneo talvolta. Mi aggiro scivolando in
religioso silenzio tra il nostro salotto del piano terra e la piccola serra
curata che adoro, ricavata com’è su di un lato della spaziosa e luminosa veranda,
all’interno di questa casa edificata appena fuori mano rispetto al piccolo
paese vicino, dove la nostra famiglia però abita praticamente da sempre, ed è
così che mi perdo nel tempo allentato di alcune preziose mezz'ore sottratte ai
miei compiti, magari soltanto per osservare la costola di un libro di cui forse
non riesco neppure in questo momento a ricordare con precisione il contenuto preciso,
oppure nel muovermi con calma in mezzo a tutte queste mie piante, dove in ogni
stagione si trova quasi sempre qualche nascosto fiorellino meraviglioso che
mostra di voler ancora sbocciare. Clara in genere sta su, in camera sua, almeno
negli orari in cui non deve recarsi a dare una mano alla signora Martini, la
proprietaria del negozio di mercerie che rimane quasi sulla piazza del centro
abitato, perdendosi spesso in qualche lettura leggera e sicuramente di scarso
impegno. Forse qualche volta addirittura mi osserva con sguardo pressoché immobile
dalla sua luminosa finestra, probabilmente proprio mentre mi muovo nel nostro
giardino, dando le spalle alla casa durante le piccole attività che mi
assorbono, intenta come sono a sistemare le piante per farle crescere nel
migliore dei modi, anche se poi a me non importa che lei mi sorvegli, anzi, va
bene così.
Mi sto convincendo
sempre di più che era tutto estremamente diverso quando Ernesto era ancora qui
insieme a noi, anche se adesso non saprei proprio elencare le vere differenze
che con la memoria riesco addirittura a registrare con una certa difficoltà tra
le mie riflessioni. Mi sorprendo quasi nella ricerca di rinviare sempre a più
tardi le scoperte piacevoli e facili che potrei senz’altro fare anche troppo di
fretta, come per allungare il più possibile tutti i pensieri che ancora
trattengo quasi con gelosia dentro di me, ricordi sparsi di tutti questi anni
trascorsi con mio marito soprattutto all’interno di questa nostra casa
accogliente e piacevole. Forse le reali variazioni che in questi momenti mi sembrano
più importanti in senso assoluto, se ci rifletto per bene, stanno avvenendo
esclusivamente dentro di me, ne ho quasi certezza, pur a distanza di tutto
questo tempo che trascorre incessante, insieme al bisogno che sento sempre più
forte di non rassegnarmi troppo alla monotonia che vivo da quando lui non c'è
più, ed in questo modo riesco a sentirmi certe volte quasi a disagio,
nonostante tutto ciò che normalmente mi
passa dentro la mente non mi spinga per nulla a cambiare qualcosa di
particolarmente essenziale all'interno delle mie giornate simili e lente.
Poi Clara scende, mi
chiede magari se ci sia da occuparsi di qualche acquisto giù al market oppure
in qualche altro negozio, quindi si infila nella rimessa, e con calma mette in
moto l’automobile della nostra famiglia, che oramai, visto che io negli ultimi
tempi non mi fido a sufficienza dei miei riflessi, adopera lei quasi
esclusivamente, e dopo avermi salutato indicandomi l’ora prevista per il suo
ritorno ecco che compie la curva e poi se ne va, lasciandomi sola custode di
tutta la nostra abitazione. Non mi interessa di ciò che si dice in paese di me
o anche dei miei comportamenti. So che quando mi trovo a camminare lungo quei
marciapiedi del centro abitato, ci sono certe persone che incontrandomi mi
lanciano un saluto soltanto per un sentimento di puro dovere, e quasi nessun
sorriso che non sia di cortesia viene espresso nei miei confronti, a meno che
non stia passeggiando insieme con Clara, che immagino appaia sempre a chiunque
la parte più debole della nostra famiglia, quella da apprezzare perciò con
forza maggiore.
Bruno Magnolfi
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