La sua telefonata giunge
di mattina, quando ancora mi trovo in casa senza aver del tutto deciso, con la
mia solita scrupolosità, cosa sia meglio fare durante questa giornata, una volta
espletate le mie modeste attività ordinarie, commisurate ad un uomo pensionato che
vive da solo come me. Mi meraviglio subito dello squillo, poi comunque alzo il
ricevitore con calma, e chiedo cortesemente chi ci sia all'altro apparecchio.
Silenzio. Trascorre un attimo, avverto un leggero rumore elettrico, quasi una
sottile frequenza che cerchi la sua giusta collocazione, e subito dopo la nota
voce di Angelica che chiede di me in forma indiretta, come parlasse ad altri,
mentre controlla con garbo un piccolo moto divertito, quasi una debole risata. Rispondo immediatamente con un certo entusiasmo, e
lei forse apprezza questo mio comportamento, anche se getta lì un generico
"come va", senza approfondire affatto, almeno per il momento, la
motivazione che l'ha portata a chiamarmi. Stiamo in questo modo per qualche
minuto cercando di portare avanti una conversazione un po' stentata, ed infine,
quando oramai sembra non ci sia proprio più niente da dire, Angelica se ne esce
con un "dobbiamo vederci", che mostra bene il suo carattere forte e
deciso. <<Certamente>>, le rispondo subito, nonostante mi renda
conto che la mia opinione non sia stata richiesta, e poi subito aggiungo:
<<quando vuoi>>, per mostrare la mia disponibilità nei suoi
confronti. Un’altra leggerissima pausa, poi: <<Domani>>, fa lei
senza alcuna mezza misura, lasciando a me il compito di proporre l’appuntamento
presso una nota pasticceria del centro, con la sala da tè ampia ed elegante.
Lei accetta con neutralità, poi chiude in
fretta la conversazione.
Dagli scaffali della mia
libreria estraggo subito un vecchio e piccolo volume di poesie a cui mi
sento particolarmente legato, e con una certa iniziale titubanza decido dopo un
attimo che può essere proprio quello il regalo giusto da portare domani ad
Angelica, nella speranza che una cosa del genere sia di gradimento per una
personalità come la sua. E’ soltanto la cugina del mio vicino di casa, ripeto
tra me per tornare appena un attimo dopo con i piedi sulla terra, e l’unico
motivo per cui abbiamo deciso di vederci, io e lei, è la leggera preoccupazione
che mostriamo per i comportamenti di Corrado, anche se personalmente ho deciso
di adottare una maggiore indifferenza nei confronti delle cose che lo riguardano direttamente. Appoggio questo libretto sopra la mia scrivania, poi
tento rapidamente di trovare qualcosa di cui occuparmi. Decido di uscire per
una passeggiata a piedi in abbinamento alla bella giornata, e mi ritrovo
rapidamente in strada con la mente leggera ed i muscoli del corpo desiderosi di
fare un po’ di movimento. Dall’appartamento di Corrado, dirimpetto alle mie
stanze, nessun segno che attiri in qualche modo la mia curiosità, anche se l'apprensione che lui ha dimostrato ultimamente, adesso mi tiene leggermente in
ansia.
Percorro in lunghezza un
paio di strade di questo mio quartiere, andando infine a sedermi sopra una
panchina di un giardino pubblico poco lontano dalla mia abitazione. Decido dopo
un attimo di salire sopra un mezzo pubblico la cui fermata mi rimane quasi di
fronte, ed arrivare così fino al museo d’arte moderna, dove da molto tempo ho
deciso di recarmi senza mai trovare la giornata giusta per farlo veramente. Mi
rivitalizza questo impegno con me stesso, e mentre sono dentro al tram mi perdo
nell’osservare alcune espressioni di queste persone che come me si fanno
trasportare in mezzo al traffico, immaginando, per un gioco mio personale, i
loro impegni e tutte le faccende di cui si debbono far carico muovendosi
continuamente in lungo e in largo dentro la città. Infine scendo alla mia
fermata, attraverso la grande piazza che mi trovo di fronte, ed infine mi
decido ad entrare nell’ingresso di un edificio antico ed imponente. Mi
guardo attorno, mi pare che tutto adesso stia girando per il verso giusto, e di
questo sono felice, almeno per un attimo, senza
neppure sapere esattamente quale ne sia il motivo principale.
Bruno Magnolfi
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