Giusto ieri mi sono affacciato un
momento sul retro, uscendo poi nel giardinetto di casa mia, tanto per prendere
una boccata d’aria e magari osservare quel triste pezzo di cielo sopra alle
case proprio di fronte al nostro palazzo alto tre piani, e naturalmente Corrado
era lì, oltre la rete della mia recinzione, ad occuparsi come sempre dei fiori
e delle sue amate piante. Ho fatto un po’ di rumore aprendo il finestrone della
cucina, anche per mostrare così le mie intenzioni, e lui effettivamente si è
accorto immediatamente della mia presenza, perciò si è voltato verso di me, e poi
mi ha subito sorriso salutandomi. Così ho disceso i tre gradini del piano
rialzato e sono andato verso di lui, inizialmente con un leggero senso di
fastidio dato dal fatto di dovermi mostrare addirittura indulgente nei suoi
confronti, considerate naturalmente le sue condizioni di salute; subito però ho
sostituito questa debole uggia con una vaga sensazione di colpevolezza, a
dimostrazione del periodo confuso e di passaggio che sto vivendo. Lui comunque mi
è parso pallido, ma non ho voluto indagare troppo sulla situazione sanitaria
che lo affligge, e lui comunque ha tirato fuori a malapena due parole generiche
sui suoi malanni, parlando subito d'altro. Poi mi sono girato di fianco, e
mentre Corrado a poca distanza da me continuava a parlare di tutte le piccole
cose che accompagnano in questo periodo la sua giornata, io mi sono soffermato
a pensare che difficilmente in altri periodi mi sono ritrovato a sostenere con
qualcuno una conversazione che non avesse in qualche modo uno scopo
maggiormente preciso, qualcosa che insomma valesse almeno la pena per
affrontare delle chiacchiere infruttuose ed insulse in questa esatta maniera.
Così ho annuito quasi senza espressione a ciò che stavo ascoltando, e poi mi
sono abbassato per raccogliere qualcosa da terra, come ad evidenziare il fatto
di non essere per nulla abituato ad ascoltare discorsi del genere.
Quando sono tornato a guardarlo
però, mi sono accorto, o forse l’ho soltanto pensato - questo adesso non saprei
dirlo -, che Corrado, improvvisamente attraversato da una preoccupazione
profonda, avesse da rivelarmi qualcosa come di particolarmente importante, e
nella stessa maniera in cui è suo solito comportarsi, stesse semplicemente
intrattenendomi per cercare dentro di sé le parole migliori adatte a spiegarmi
quanto più desiderava. Rispolverando i miei metodi che riconosco un po’ bruschi,
ho interrotto i suoi farfugliamenti generici, e di getto gli ho chiesto se non mi
nascondesse delle novità di una certa importanza che dovessi sapere; ma lui si
è schernito, ha guardato qualcosa tra le foglie di una pianta vicina, e poi ha
detto soltanto che era molto contento di avere un vicino di casa proprio come
me. Certo, ho pensato: meglio di una famiglia con tanti piccoli bambini
scorrazzanti e confusionari, avere un signore già pensionato, tranquillo in
ogni sua manifestazione, e su cui si può anche contare per eventuali problemi
logistici, è quanto di più fortunato si possa desiderare, ma dopo un momento mi
sono reso conto che non era proprio questo ciò che lui aveva desiderio di farmi
sapere, e che le parole pronunciate erano soltanto un preambolo. Così ho
lasciato che si trovasse ancora di più a suo agio, lasciandolo parlare
esattamente di ciò che voleva, ma l’impressione avuta dentro di me non se n’è
andata, e lui non mi ha risolto il quesito.
Quindi, dopo qualche altro momento,
in una pausa tra le affermazioni salienti sui tipi di rose coltivabili, l’ho
salutato senza tentennamenti, per poi rientrare in casa mia e finalmente
occuparmi con decisione delle mie faccende; ma quando mi sono trovato sugli
scalini che immettono al finestrone, Corrado mi ha chiamato da dietro, e dopo
una pausa durante la quale mi sono lentamente girato verso di lui, mi ha solo
detto che sua cugina Angelica aveva chiesto di me. Non ho voluto dare alcuna
importanza alla cosa, ma immediatamente ho riflettuto che era proprio questa la
faccenda che tardava a venire fuori e che mi aveva tenuto fino adesso in una
posizione di incertezza e di curiosità. Sono tornato così nelle mie stanze
senza dire nient’altro, ma forse senza neppure lasciare l’impressione a Corrado
di avermi rivelato la notizia più importante che desideravo sapere da lui.
“Magari sa tutto”, ho pensato con un certo terrore infantile, ma in seguito mi
sono confortato con la notizia che lei avesse comunque pensato un po’ a me, e
che forse, per suo desiderio, ci sarebbe stato un qualche chiarimento tra noi,
magari anche in tempi decisamente ravvicinati.
Bruno Magnolfi
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