<<Guarda,
Corradino>>, bisbigliava Angelica con calma qualche volta, quando ancora
erano piccoli e si ritrovavano nella casa di campagna dei nonni insieme agli
altri quattro cugini; <<il silenzio adesso è così forte in questo buio,
che volendo si potrebbe quasi toccare>>. Lui rimaneva per un attimo del
tutto immobile a guardare nella notte, senza respirare, con la bocca semiaperta
e le mani leggermente protese avanti a sé, forse per avvertire con la punta
delle proprie dita anche lui quello che sosteneva di provare sua cugina, ma dopo poco, alla fine di quell’attimo
sospeso, scoppiava sempre a ridere ogni volta,
probabilmente per rompere quel senso di imbarazzo
di cui si ritrovava subito vittima, proprio mentre lei quasi di getto se ne correva
via, lungo il grande spiazzo davanti alla rimessa degli attrezzi, tornando da
sola e divertita verso la grande abitazione di
famiglia. Dopo tutti questi anni e gli avvenimenti accaduti, Corrado comunque
non si è mai scordato di tutti quei momenti, ed è tornato qualche volta a
ripensarle con una certa calma quelle parole, come se avessero lasciato nei
suoi ricordi qualcosa ancora da scoprire.
<<Signor
Domenico>>, mi dice adesso accostandosi alla rete divisoria dei nostri
rispettivi giardinetti. <<Ci sono molte cose che non sono mai riuscito a
comprendere; non per mancanza di sensibilità, ma solo perché enigmatiche e
contorte, o al
contrario forse in quanto troppo semplici per un pensiero in fondo poco lineare
come il mio>>. Lo guardo, vedo che sorride come per prendere poco sul
serio persino ciò che afferma, ed io vorrei rispondergli con qualcosa di
appropriato, ma non trovo niente dentro di me, così mi limito ad annuire, come
fossi chiamato semplicemente ad ascoltare un suo insipido ricordo di bambino, e
poi nient’altro. Mi fa sempre riflettere ciò che mi dice in certe occasioni il
signor Corrado, è come se riuscisse a
mescolare aspetti essenziali della sua esistenza con emerite sciocchezze che
non meritano assolutamente alcun interesse. Lo immagino in mezzo ai suoi
cugini, in quegli anni di ragazzi, sempre pronti a prenderlo in giro e a ridere
delle sue maniere, come fosse il loro bersaglio preferito con cui divertirsi di
gusto subito dietro le sue spalle, senza preoccuparsi del suo orgoglio ferito o
della sua personalità scalfita. Come al solito provo dispiacere quando lo
immagino così, però immediatamente dopo provo solo rabbia nei confronti di sé e
dei suoi comportamenti. Non ne esco da questa situazione, penso che non sarò
mai capace di dimostrargli quella doverosa indifferenza che vorrei, anche se
tento in ogni occasione di mostrarmi distante dai comportamenti presenti o
passati di questo mio vicino.
Rientro in
casa adesso per occuparmi delle mie faccende, anche se forse vorrei trascorrere
più tempo ad ascoltare dalla sua stessa voce i propri ricordi di ragazzo,
quando con i genitori si recava d’estate presso quella grande casa di campagna
che a lui pareva in quell’epoca lo sfondo più appropriato ad ogni idea ed a
qualsiasi esperienza, in mezzo a quei cugini quasi tutti coetanei, così
affiatati tra di loro da apparire solidali nel pensare probabilmente che
Corrado non avrebbe mai avuto un’esistenza semplice, nonostante i loro continui
tentativi di mostrargli le difficoltà da cui riuscire a tenersi più distante.
Forse era questa veramente la prova fondamentale in cui cercavano di
indirizzare il cugino in quelle giornate difficili eppure divertenti, con l'Angelica
sempre pronta a funzionare come esca per riuscire a trascinarlo verso i più
divertenti trabocchetti, utili per ridere di gusto ed instradare quel
ragazzetto un po' lunatico, come doveva apparire a tutti Corradino, verso le
difficoltà che tutti loro reputavano ordinarie. Verificavano i suoi
comportamenti, ecco quello che facevano in quell'epoca: misuravano semplicemente
quante difese le sue reazioni fossero capaci di escogitare, e lui probabilmente
era in questo modo una predestinata vittima di tutte le loro marachelle, anche
se forse, certe rare volte, lui fingeva soltanto di esserlo davvero.
Bruno
Magnolfi
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