Al termine
di una giornata intensa di lavoro, mentre già ero rimasto da solo, giunge in
ufficio una telefonata di Fernando. Non perde tempo, e dice freddamente, come
già d’accordo, di avere sempre ricevuto e controllato, in questo lungo periodo,
tutti gli aggiornamenti sullo stato finanziario della nostra agenzia
immobiliare, ma in ogni caso vorrebbe vedermi al più presto per parlarne di
persona; così ci accordiamo per il giorno seguente a quel medesimo orario. Si
presenta con un commercialista, si siedono, scartabellano le documentazioni che
presento subito sopra al piano della scrivania, poi lui dice che, vista la
buona situazione in cui sta versando l’impresa, per la propria uscita dalla nostra
società avrebbe stabilito di necessitare del doppio esatto di quanto pattuito
inizialmente. Accuso il colpo, abbasso gli occhi, resto in silenzio. Poi, come
ho imparato ormai da tempo, rispondo che devo pensarci, senza portare avanti
delle obiezioni che apparirebbero ridicole, nonostante la cifra mi appaia
spropositata e tale da non permettermi di sostenerla. Chiarisco comunque che
gli darò una risposta tra un giorno o due al massimo, così Fernando si alza
dalla sedia, dà un’occhiata in giro, e poi se ne va, seguito dal suo uomo,
senza chiedere altro. Due giorni dopo, a seguito di attenta riflessione, gli
rispondo secco per posta elettronica che la sua proposta è irricevibile, e per
come stanno le cose, per me può anche rimanere titolare della sua percentuale
di società. Anche lui prende del tempo, infine dice per tutta risposta che in
questo momento ha bisogno di liquidi, e quindi si accontenterà di un semplice
trenta per cento in più sugli accordi iniziali. <<Devo sentire cosa mi propongono
alla mia banca>>, gli rispondo per telefono; poi lascio trascorrere
ancora qualche giorno. Infine, Fernando torna ad insistere, dicendo al telefono
che, se mi va bene, <<ci possiamo vedere direttamente dal notaio per la
cessione di tutto quanto dietro un semplice aumento del venti>>.
Accetto;
l’istituto bancario non crea problemi nel versarmi tutta la cifra, ed il
prestito è restituibile addirittura in cinque anni. Ci vediamo un paio di
settimane più tardi per la firma del contratto di cessione delle quote, e
l’ufficio notarile, dietro al mio bonifico, avvalora e certifica quanto abbiamo
stabilito. Stringo la mano a tutti quanti ed alla fine esco leggero e piuttosto
soddisfatto da quegli uffici: per me è come se finalmente chiudessi
definitivamente con il mio passato, e ritrovarmi indebitato, ma finalmente
libero, mi fa sentire benissimo. Fernando durante tutta questa trattativa non
mi ha detto niente di sua sorella, ed io naturalmente non gli ho chiesto nulla
di lei, anche se resta la mia ex-moglie. Adesso però è come se concretamente tutta
la loro famiglia uscisse dalla mia vita, ed io ho la speranza di non sentirne
più parlare, almeno per un lungo tempo. La banca mi ha dato fiducia, e
soprattutto ha accettato i conti positivi che ho portato in visione sulla
scrivania del direttore. Le cose vanno bene, ed io devo proseguire così, senza
distrazioni. Vorrei parlarne con qualcuno, ma è difficile. Alla fine, mi vedo
con Luciana: lei tra qualche giorno inaugurerà la sua nuova “Trattoria da
Mauro”, ed è felice di questo. Per i primi tempi terrà aperto il locale
soltanto per la cena, mi spiega, ma in seguito, se le cose sono positive, inizierà
a tenere aperto anche per l’ora di pranzo.
Facciamo un
giro in macchina, io e lei, tanto per parlare, così le spiego qualcosa del mio
momento lavorativo; poi saliamo fino al mio appartamento. Lei ha già trascorso
la notte con me qualche volta, ed io le ho sempre lasciato comunque completa
libertà di scelta. <<Ho pensato di portare qui da te qualche mio vestito,
Adriano, se non ti dispiace>>, ha detto poi con semplicità. So cosa
significa, ma ho cercato di dare comunque poco peso alla faccenda, sottolineando
solo la giusta praticità di fare in questo modo. Luciana mi ha abbracciato, ha
detto che stava bene con me, che tutto secondo lei stava procedendo a gonfie
vele. Ho annuito, e le ho promesso che non avrei mai avuto segreti nei suoi
confronti, perché secondo me anche delle piccole incomprensioni senza apparente
importanza, possono portare facilmente a distanze poi incolmabili. <<Inizialmente
starò io in cucina insieme a due assistenti>>, mi spiega; <<ma in
seguito, se le cose procedono come spero, assumerò del personale all’altezza,
in maniera da allargare l’offerta dei piatti e delle portate>>. Annuisco,
sono molto contento del suo entusiasmo, e sono sicuro che le cose andranno bene,
anzi, benissimo. <<Il locale non è grande, per cui più che sull’afflusso
dei clienti, devo puntare tutto sulla qualità>>. Sono d’accordo, però il
prossimo lungo periodo sarà caratterizzato per ambedue da lavoro molto intenso
e da un notevole impegno. Va da sé, comunque sia, che purtroppo avremo sempre
meno tempo per noi due: ma stiamo costruendo un futuro fatto tutto e solo per
noi stessi, e questo resta il dato più fondante; come un’esistenza avviata e in
divenire.
Bruno
Magnolfi