Non so, ma
se qualche volta penso a tutto quanto, a tutto ciò che ho fatto intendo, o che
mi è accaduto, mi rendo conto che non sono riuscito a comprendere quasi niente
delle persone che mi sono girate attorno fino ad oggi. Forse ho solamente
tentato con svogliatezza di decifrare quei messaggi che mi sono giunti, ed ho
cercato in malo modo di capire il senso che avevano quei gesti, quelle
espressioni, le stesse parole che mi arrivavano, tanto che il risultato è sempre
apparso negativo, incompleto, inutile, come se il linguaggio che mi sono
ritrovato quasi sempre a dover decifrare, fosse del tutto diverso dal mio: di
un’altra natura, scollegato, differente. Ho provato a parlarne con Lorenzo,
all'ora di pranzo, mentre consumavo uno dei suoi soliti panini, in un momento
in cui non c'erano troppi clienti dentro al locale che gestisce; e lui dapprima
mi ha sorriso, poi però si è fatto più serio, ed allungandosi sul bancone
davanti a cui ero seduto, anche per abbassare il tono della voce e dare alle
sue parole un senso confidenziale, mi ha spiegato che secondo lui è un problema
che riguarda ogni individuo, in grado maggiore o minore a seconda dei casi, ma
che probabilmente è destinato a diffondersi ancora di più, e che dovremo farci
i conti sempre più spesso negli anni a venire. <<L'incomunicabilità, è il
sintomo del nostro generale malessere; ognuno di noi tende a chiudersi in sé
stesso, incapace di spiegare agli altri i propri pensieri>>, ha aggiunto
in modo secco. Sono rimasto in silenzio, mentre serviva in giro qualche birra,
ed ho capito che, secondo lui, oramai parliamo tutti tra di noi in termini
estremamente superficiali, e così non riusciamo ad affrontare gli argomenti più
complessi e personali. Forse io stesso sono sempre stato troppo silenzioso con
gli altri, ho pensato, e così gli altri non si sono mai sentiti incoraggiati a
parlare con me delle loro cose.
Quando sono uscito dal locale di
Lorenzo mi è parso comunque di avere una consapevolezza in più, e dopo poco
comunque è giunta anche per me l'ora di tornare in agenzia e riprendere la mia
attività. Ho pensato però che persino il lavoro che sto portando avanti,
dirigendo questi uffici, pare che mi allontani da tutti, lasciandomi da solo a
prendere decisioni e a stabilire priorità; ed anche se la mia esperienza mi fa mandare
avanti questo mestiere ormai quasi per istinto, in ogni caso mi manca a volte
quel potermi rapportare con qualcuno, certe volte magari discutendo e decidendo
le soluzioni migliori, in condivisione o meno con altri. I ragazzi che
raccolgono tutte le informazioni immobiliari possibili sul territorio
cittadino, anche se sono simpatici e abbastanza volenterosi, non possono certo
essere trattati da me allo stesso pari: perderei subito verso di loro quell'autorità
necessaria per fargli portare avanti al meglio le proprie attività; e la
segretaria, che presiede ai nostri uffici e alle linee telefoniche, oltre ad
essere in fondo soltanto una ragazzina, so che non deve mai perdere di vista la
profonda serietà della sua figura professionale, e quindi del suo posto di
lavoro.
Quindi, è come se la mia
solitudine si fosse fatta più intensa, almeno da un po' di tempo a questa
parte, e la mancanza di contatti sinceri con qualcuno, poco per volta, si fa
sentire sempre di più. Sicuramente una parte di colpa è anche mia, che non ho
mai cercato, fin da quando ero piccolo, di ascoltare attentamente chi mi
parlava, ma nello stesso tempo non sono mai riuscito a spiegare nel profondo il
mio pensiero, o forse, addirittura, non ho mai cercato neppure di appurare la
possibilità di farlo. Quindi, proprio per tutto questo, provo adesso una grande
necessità di avere qualcuno al mio fianco, e l'unica persona con la quale posso
condividere sia dei pensieri piacevoli, sia qualche preoccupazione,
indubbiamente è Luciana, la stessa ragazza che indubbiamente trattiene dentro
di sé delle piccole e grandi sofferenze che forse non è riuscita mai neppure ad
esplicare. Il pomeriggio così scivola via veloce, senza che il mio daffare in
ufficio mi lasci avere ancora delle riflessioni su tutti questi temi, e quando
mi trovo all'ora di chiusura, nel serrare la porta di accesso e ad inserire
l'allarme, il primo pensiero che mi passa per la mente è quello di telefonarle,
se non altro per sapere come stiano andando le cose nella trattoria, che in
linea con i suoi desideri, sta rapidamente prendendo vita.
<<Ciao, stavo proprio
pensando a te>>, risponde subito Luciana; <<se volessi passare da
queste parti, vorrei mostrarti i lavori così come stanno procedendo>>. Naturalmente
accetto subito, poi salgo sulla mia macchina e volo da lei. Mentre parcheggio
poi, proprio al momento di spegnere il motore, mi interrogo ancora per un
attimo su tutto quello che mi passa per la mente. Mi sento sereno quando sono
con Luciana; mi piace tutto di lei; e se la strada per giungere proprio dalle
sue parti, alla fine si è mostrata per me oltremodo lunga e faticosa, forse ne
valeva comunque tutta la pena.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento