Se
ci penso attentamente, mi pare persino impossibile essermi ritrovato in una
situazione di questo genere, soprattutto perché sono consapevole di come in
tutto questo si sia verificata solamente una serie quasi infinita di ordinarie
incomprensioni. Se rifletto che ho potuto lavorare per anni al fianco di una
persona che mi era sempre apparsa scostante nei miei confronti, chiusa al
massimo verso di me, quasi fossi uno di cui sopportare a malapena la presenza,
laddove scopro soltanto adesso che invece per lei era vero tutto il contrario,
e che semplicemente non siamo mai riusciti ad attivare fra di noi una adeguata
comunicazione, ancora rimango basito. Così come non ho ancora compreso
esattamente i veri e fondati motivi che in precedenza hanno portato il mio
matrimonio poco per volta verso l'inevitabile divorzio. Non so, semplicemente
non sono stato in grado di comprendere parecchie cose, lo riconosco, ma non
tutti possono essere così attenti e perspicaci.
No, devo
ammetterlo, con le donne non sono mai riuscito a capirci niente, ma a questo
punto a cosa servirebbe continuare ad analizzare tutto quanto per cercare
qualche spiegazione che assopisca ogni mio moto di nervosismo? A niente; tanto
vale per me dichiararmi preso nel gorgo delle cose, e andare avanti magari
evitando di nuovo quello sbirciare curioso verso gli elementi del passato,
sempre con la pretesa di poterli finalmente spiegare in modo esaustivo, una
volta per tutte. Se poi ascolto gli altri quando mi parlano, a me sembra che
tutte quante le parole che giungono alle mie orecchie fluttuino per conto
proprio nella mia testa senza trovare una reale conclusione. Ascolto, seguo
ogni argomento, ma spesso mi pare che tutto sia scucito dal contesto, e allora
per me rimangono in aria parecchie cose irrisolte, e di tutto il resto afferro
quasi soltanto la costruzione delle frasi, senza il loro più concreto
significato. È persino una sensazione strana da definire, tanto che non ne ho
mai parlato con nessuno, anche se ritengo che succeda la stessa esatta cosa
anche a molte altre persone che conosco, particolare che ognuno per ovvietà
tende con sicurezza a trattenere per sé gelosamente. Quando parlo con un
conoscente, non credo che quello comprenda davvero ciò che sto dicendo,
limitandosi probabilmente ad annuire solo a certi aspetti scontati e
maggiormente superficiali. Tutto il resto si perde, ne sono più che sicuro,
tanto da comprendere, alla fine dei miei discorsi, soltanto qualcosa che poi
non serve a niente, e che nei casi peggiori riesce ad essere tranquillamente
travisato.
Entro nella
birreria di Lorenzo, anche stasera, tanto per trovarmi davanti una persona a
cui ancora concedo una grande fiducia nelle proprie capacità di afferrare al
volo quanto mi passa per la testa. Non mi guarda direttamente, però fa una
piccola smorfia simpatica mentre spilla per me una rossa piccola alla spina.
<<Ho visto Elisabetta>>, mi dice poi sottovoce, con lo stesso tono
di quando chiede se desidero più o meno schiuma nella birra. <<Mi ha
detto che tu non hai capito nulla di lei, e che forse è oramai anche troppo
tardi per tentare una vera spiegazione>>. Non mi meraviglia affatto
questa cosa, così gli sorrido abbassando lo sguardo, tanto per sottolineare che
tutto ciò mostra soltanto il lato ironico delle mie giornate, quello che mi
porta sempre più distante da chi sembra starmi più vicino. Lorenzo poi serve
altri clienti, e a me non viene nulla da aggiungere a quanto ho appena
ascoltato, tanto che quando lui torna verso di me, gli dico solamente che mi
dispiace, ma in tutto ciò non posso assolutamente farci niente. Lui
probabilmente non è d’accordo, ma non replica affatto, ed io alla fine scolo la
mia birra, lascio qualche moneta sul bancone, e quindi me ne vado.
Non so di che
cosa io senta la necessità, però al momento mi pare che potrei decidere
addirittura di cambiare quasi tutto delle mie giornate: avviare nuove
abitudini, nuove conoscenze, darmi un nuovo tono, gettando alle ortiche il mio
solito comportamento melenso e da perdente. Alcune cose in fondo non stanno affatto
andando male, e probabilmente devo puntare proprio su quelle per ritrovare lo
spirito giusto, quello di chi non sta troppo a preoccuparsi delle sfumature.
Passo dal mio ufficio, anche se a quest’ora non c’è più nessuno. Entro, mi
siedo, e dalla scrivania telefono a Luciana, chiedendole senza giri di parole
di vederci. Lei ci pensa un attimo, poi accetta. <<Passo a prenderti con
la mia macchina tra una mezz’ora>>, le dico, e lei risponde che va bene. Forse
è Luciana il mio futuro, penso deciso mentre avvio il motore dell’auto nuova
che ho appena acquistato, dando indietro la vecchia utilitaria. Devo essere
sereno, mi ripeto mentre guido senza meta lungo alcune strade che conosco,
giusto per perdere del tempo. Ho bisogno di credere maggiormente nel futuro,
sentirmi positivo, adeguato ai tempi, ed accettare tutto il resto con una certa
indifferenza, come se non mi riguardasse troppo a fondo, lasciandomi alle
spalle, insomma, ciò che non mi serve.
Bruno
Magnolfi
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