Mi
sono reso conto che Fernando è soltanto un faccendiere, un affarista
spregiudicato, un individuo senza tanti scrupoli, capace quasi di tutto, se
appena la situazione lo richiede; una persona che è riuscita con facilità, ed
anche in poco tempo, ad aggirare il mio comportamento ingenuo con dei semplici
stratagemmi in cui sono caduto come uno sciocco, lasciandomi poi da solo ad
impegnarmi nel portare avanti una società che lui ha creato grazie a me e alle
mie spalle, pronto però a rastrellare la maggior parte degli utili frutto del
lavoro mio e dei miei collaboratori, ed a parte aver impiegato il capitale di
partenza, senza neppure muovere un solo dito per meritarsi i proventi della
nostra ormai già ben avviata agenzia immobiliare. Certo, io non avrei potuto
fare altro, anche se avessi compreso tutto il suo raggiro, se non mandare
avanti le cose che la mia esperienza nel settore mi ha reso in grado di fare, e
poi va da sé che mi sono stupidamente bevuto, senza provare proprio nessun
dubbio, la storiella della mia ex-moglie improvvisamente piena di quattrini che
ad un certo punto metteva di mezzo il proprio fratello per ripagare in qualche
modo il suo ex-marito fesso dalla fregatura incassata col divorzio. Essere
cascato in questa trappola mi fa sentire adesso soltanto un povero sciocco,
anche se alla fine comprendo che sia convenuto anche a me lo stare al gioco e
mandare avanti le cose esattamente come loro le avevano previste.
Non capisco però
come sia possibile per certi individui mostrare una completa indifferenza nei
confronti dei sentimenti di tutti gli altri, e Fernando adesso sa perfettamente
quanto io mi senta profondamente ferito nell'orgoglio, e così se n'è tornato
tranquillamente nella sua Nuova Zelanda, senz'altro anche per stare dietro a
qualche altra faccenda poco chiara delle sue, ma soprattutto per evitare ancora
di incontrarmi e di dover concedere a me qualche spiegazione. Qui in città in
fondo nessuno lo conosce, così tutti coloro che vedono lungo la strada
principale l'insegna luminosa dell'agenzia di immobili "F. & A.",
non pensano certo a quel socio fantasma, a chi non appare mai insomma, a
qualcuno che neppure si conosce e che non si è mai visto, ma soltanto a me, a
colui che ci ha messo la faccia in questa impresa, e che passa sicuramente come
l'arrivista pronto a calpestare tutto per i soldi e per gli affari. Passerà
anche questo momento, mi dico certe sere nel momento in cui mi sdraio nel mio
letto, e smetterò di provare questa sensazione quasi da opportunista quando
incontro per strada qualcuno che conosco e che mi riconosce. Sono peraltro
convinto, anche se ancora non ne ho parlato con Luciana, che lei sappia
benissimo cosa io abbia fatto in questo frangente, anche se sono certo che non
conosca affatto i retroscena di tutta la vicenda. È stata forse fredda con me
quando ci siamo visti. Probabilmente ha già compreso tutto, ho subito pensato.
Oppure niente.
Potrei
addirittura non cercarla più, in fondo ci vuole niente a perdersi. Nessuna
spiegazione, nulla di quante possibili parole si possono sprecare per chiarire
qualcosa di inspiegabile. In fondo non ho bisogno di niente: né di amicizia, né
di carezze ambigue; l'incapacità che sento nello scambiare una normale
comunicazione con tutti gli altri, sembra adesso proprio la cifra che
contraddistingue ogni mio passo. Tanto vale prenderne coscienza e farne a meno.
I ragazzi che prestano lavoro a tempo determinato presso l’agenzia ovviamente
mi salutano ogni giorno con rispetto, come fossi io il proprietario ed il
padrone di tutta la baracca. Ma io non mi sento così, e nello stesso momento in
cui cerco di essere umile per smorzare quella idea di fondo che quasi
sicuramente gira in modo costante nelle loro teste, forse mi rendo
immediatamente quasi ridicolo ai loro sguardi inconsapevoli. Sono diventato un
personaggio strano, mi rendo conto, una figura poco chiara, un individuo
ambiguo, e mi sarà probabilmente impossibile, nei tempi a venire, riuscire a
impossessarmi di un profilo maggiormente definito e più solare.
Poi incontro il
solito vicino di casa mentre sto rientrando. Lui mi saluta, forse senza trovare
al momento dentro di sé niente da chiedermi, o qualcosa magari di cui parlare
senza impegno, come fa sempre, ma io mi fermo immediatamente di fronte a lui,
lo guardo in faccia come per chiedergli qualcosa di importante, e invece gli
comunico tutto d'un fiato: <<Cambio casa, vado via da questo condominio;
in fondo, a parte con lei, non ho mai avuto veri rapporti con i miei vicini,
neppure con la famiglia con cui condivido lo stesso pianerottolo>>. Lui
resta senza parole, mi guarda perplesso, poi sillaba, a bassa voce: <<Mi
dispiace; e dove va ad abitare?>>. Questa domanda mi coglie impreparato,
ma non ha alcuna importanza, ho la risposta giusta: <<Ancora non lo so,
devo valutare in questi giorni alcune possibilità>>. Poi lo saluto e
salgo le scale fino al mio appartamento. Ho compiuto il passo, rifletto; non
tornerò più indietro.
Bruno Magnolfi
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