Vorrei
tanto scoprire d’improvviso una maggiore solidarietà tra di noi, almeno in
certi casi, come si fosse per davvero una squadra affiatata, pronti a darci una
mano l’uno con l’altro, e riuscire a sostenerci ogni volta che salta fuori un
pur piccolo problema. Invece mi rendo conto che ognuno in ufficio manda avanti in
solitudine i propri compiti, senza preoccuparsi minimamente degli altri, e
spesso, quando qualcuno sbaglia anche un semplice passaggio nel lavoro, siamo
sempre pronti a dargli addosso, come se niente del genere dovesse mai accadere.
Lorenza generalmente lavora in silenzio dietro al suo terminale, e certe volte
sembra isolarsi completamente, anche se con le parole è sempre la prima a dire
che gli impiegati delle Poste dovrebbero volersi più bene tra di loro. La signora
Vanni annuisce spesso davanti a discorsi di quel genere, però anche lei è
sempre attenta a non farsi passare mai avanti da qualcuno, e se per un attimo
si rende conto che due impiegati stanno parlando sottovoce, acuisce subito
l’udito per comprendere meglio se stiano dicendo qualcosa di critico o di malizioso
su di lei, o anche su quello di cui deve occuparsi in qualità di direttrice di
quell’agenzia. Inutile dire che Lorenza non è troppo contenta del suo posto di lavoro,
specialmente in questo ultimo periodo. Naturalmente manda avanti tutte le cose che
per ruolo le competono come ha sempre fatto da quando è stata assunta, ma non
riesce più a trovare le più piccole soddisfazioni di una volta in ciò che
svolge, almeno non come suo marito che fa il sindacalista ed è sempre in giro a
parlare e a conoscere della gente nuova. Quando lei rientra a casa difatti, ormai
non gli parla neppure più della sua giornata di lavoro, tanto le pare monotona
e persino triste nel confronto.
Sembra come
un mondo separato da tutto il resto, stare dentro ai locali di quell’ufficio; e
se ogni tanto a qualche utente allo sportello viene voglia di dire con voce più
alta qualcosa di spiritoso, pare quasi che dietro a quelle parole ci stia subito
un comportamento ironico nei confronti di quel piccolo gruppo di impiegati
postali quali sono tutti loro, sempre così seri e silenziosi. Adesso che le
voci dentro al paese si rincorrono nel dare quasi per imminente la chiusura di
quella sede postale, a vantaggio di una più grande a pochi chilometri di
distanza dall’abitato di Calci, le cose si sono fatte anche più antipatiche, e
le ore di lavoro là dentro quasi senza fine. Nessuno tra i colleghi di Lorenza
parla già più di quell’argomento, dopo che ormai si sono sentiti tutti i pareri
possibili e immaginabili; e in ogni caso tutti sembrano attendere la sentenza
che verrà emessa dai dirigenti di Poste e Telegrafi come un inevitabile
sconquasso nei confronti dell’andamento ordinario di ogni attività svolta fino
ad oggi. L’unico, rimane Alberto, che apparentemente sembra quasi del tutto disinteressato
di quell’argomento, anche se con una mossa, per i più praticamente incomprensibile,
si è iscritto all’organizzazione sindacale proprio del marito di Lorenza, quasi
a cercare una strenua difesa del suo posto di lavoro, uno come lui che tutti
sanno essere entrato in quel settore soltanto perché rampollo di una famiglia piuttosto
in vista nella zona, e nipote del vicesindaco di Calci.
Ma anche su
questo argomento oramai nessuno in ufficio sembra abbia alcuna voglia di
parlare, ed il lavoro là dentro, anche se naturalmente viene portato avanti
come sempre, manca completamente di ogni commento possibile, persino sui
particolari che riguardano proprio il futuro della sede. Certe volte viene
atteso quasi con una certa trepidazione, senza che ognuno di loro tradisca mai la
presenza in sé stesso di questo sentimento, il ritorno di Gino dal suo giro in
bicicletta per la consegna della corrispondenza nel paese, come se lui,
incontrando tante persone durante la sua gita, potesse avere delle notizie
fresche che riguardano addirittura gli impiegati delle Poste. Anche Laura
ultimamente appare sempre più assente, ed anche se porta avanti come ha sempre
fatto il compito di servire l’utenza che si presenta allo sportello, negli
ultimi giorni sembra più svagata, meno attenta a mostrarsi accogliente e
disponibile come pareva essere sempre stata fino a poco fa. Lorenza, comunque
sia, prosegue ogni giorno dentro di sé la rassegna di qualsiasi dettaglio anche
minore le possa far nascere dei dubbi sul comportamento di qualcuno di questi suoi
colleghi, come a cercare di comprendere il più possibile, anche soltanto da un piccolo
gesto insolito, oppure da una parola pronunciata in modo differente, che
qualcosa stia per accadere, quasi che, piuttosto che accettare passivamente la
piatta realtà che sembra dominare l’orario di lavoro, per qualcuno possa essere
possibile improvvisamente farsi saltare i nervi, mostrando agli altri l’inquietudine
che probabilmente per tutti sta regnando dentro l’ufficio, anche oltre ogni
immaginazione.
Non è
un’aria leggera, insomma, quella che viene respirata dentro l’Ufficio Postale
di Calci; ed anche se non viene detto, tutti pensano che qualcosa presto dovrà
cambiare, inevitabilmente.
Bruno
Magnolfi