<<Signora Vanni>>, dice
alle sue spalle un conoscente mentre lei sta aprendo come ogni mattina
l'ingresso principale dell'ufficio Postale di Calci. <<Oggigiorno
accadono cose talmente incredibili che oramai è diventato difficile persino
scambiarsi un saluto>>. Lei però fa una smorfia leggera, come volesse
sorvolare su qualsiasi argomento negativo, ma forse anche per cercare di
mostrare una leggera amarezza dentro di sé, addirittura un semplice inizio di
depressione. Quindi rientra subito all'interno, quasi non lo avesse ascoltato,
mentre l'altro se ne va un po' perplesso, visto che generalmente la Direttrice
delle Poste del suo paese è sempre stata pronta, almeno da quando lui la
conosce, a scambiare volentieri due parole o almeno un semplice sorriso. L'aria
in ufficio oggi invece appare pesante per tutti: nessuno sembra abbia voglia di
dire qualcosa, i dipendenti svolgono le loro mansioni ad occhi bassi, mentre
già i primi utenti, aperto l’ufficio anche al pubblico, si avvicinano quasi
esitanti allo sportello. La consegna principale, per chi lavora là dentro,
resta quella di non dire nulla su ciò che è accaduto, e soprattutto non fare
alcun cenno alla telefonata minatoria che indicava la presenza di una bomba
nell'ufficio postale, per nessuna ragione plausibile, e poi rispondere in
maniera evasiva anche a chi pone delle domande insistenti proprio intorno a
quel tema. La Vanni, che fino ad oggi è sempre stata orgogliosa del ruolo che
ricopre da parecchio tempo, adesso sembra quasi mostrare stanchezza, insofferenza,
fastidio, come se quella telefonata, forse per qualcuno poco più di uno
scherzo, mirasse con precisione a toglierle il desiderio di portare avanti,
come invece ha sempre svolto con grande entusiasmo, il proprio stesso lavoro.
Anche Laura oggi non sembra la
solita: naturalmente compie le operazioni di sempre allo sportello, ma quasi
senza scambiare parola con i clienti, e probabilmente si immagina, nei momenti
di calma maggiore, che in mezzo a coloro che le stanno passando di fronte, ci
possa essere persino colui che ha effettuato di persona proprio quella
telefonata. Ha cercato addirittura di immaginarlo, mentre stava da sola, di
dargli un volto vero e proprio con la sua fantasia, e le è parso per un attimo
di riconoscerne in qualcuno quei lineamenti da squilibrato, come fosse un uomo
semplice di mezza età che si serve regolarmente dell'ufficio postale, e con il
quale magari lei ha intrattenuto anche nei giorni precedenti qualche
conversazione, come fa sempre con tutti. Una persona qualsiasi, quindi, che magari
conserva dentro di sé un’avversione profonda contro un impiegato che lavora in
ufficio, o che forse prova odio per tutte le Poste, forse in relazione ad uno
sgarbo di cui è stato vittima: una raccomandata perduta, un pacco fragile
trattato senza le dovute cautele, oppure chissà cos’altro. In ogni caso un
paesano di Calci, senza alcun dubbio, qualcuno che in questo stesso momento
forse si sta lamentando in piazza con altri per quanto accaduto, al fine di non
destare sospetti sui suoi comportamenti. Non è accaduto niente, e i Carabinieri
comunque stanno indagando, però intanto quel senso profondo di servizio
essenziale, fino a ieri amato da tutti, all’improvviso non è più così, e sembra
quasi caduta quella trasparenza e quella solidarietà tra chi lavora nell’Ufficio
Postale, e chi semplicemente si serve con regolarità dei servizi che in
quell’edificio si riesce a erogare.
A Gino pare impossibile che possa
essere accaduta una cosa del genere, e la sua opinione proprio per questo tende
a sminuire al massimo quel gesto telefonico, quasi una ragazzata, nei suoi
pensieri, uno scherzo tra amici, forse una vera e propria scommessa perduta da
qualcuno, come si è ritrovato addirittura ad immaginare. Renza invece è
impaurita: è lei che ha risposto alla chiamata; è lei che ha sentito quella
voce gracchiante, sicuramente camuffata, che avvertiva del pericolo imminente,
che c’era la bomba, che tutti dovevano uscire al più presto dall’Ufficio
Postale. Agli inquirenti lo ha ripetuto ormai fino alla nausea, ma non è sicura
in nessun caso di poter riconoscere facilmente quella voce, anche se le pare di
sentirla ancora parlarle con insistenza assassina dentro alle orecchie. Ha
subito pensato, anche se fino a questo momento non lo ha detto a nessuno, che
quel gesto malsano avesse qualcosa a che fare con l’attività sindacale di suo
marito, ed anche se lui praticamente ha escluso subito qualcosa del genere, lei
adesso non è più tranquilla, e le pare di essere diventata il facile bersaglio
di qualche vertenza in corso, arma di ricatto per qualcuno, e che venga usata
per ottenere qualcosa da lui e dalla sua organizzazione per il sociale.
Il lavoro in ufficio, in ogni caso,
ha ripreso con regolarità, ma anche in paese in molti hanno perso quella
fiducia che avevano fino a ieri nei propri concittadini. C’è aria di sospetto,
nelle strade e dentro ai negozi di tutto il paese. Perché qualcuno è riuscito,
con un semplice gesto, a rendere un centro abitato come quello in cui tutti
hanno sempre vissuto in piena tranquillità, un luogo dove circola con
indifferenza una persona poco raccomandabile, chiunque essa sia.
Bruno Magnolfi
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